mercoledì 30 gennaio 2008

Adelaide Ristori

Bearsdley(Cividale del Friuli, 30 gennaio 1822Roma, 9 ottobre 1906). Nel 1902, quando compì 80 anni, Adelaide Ristori ricevette la visita di Vittorio Emanuele III, terzo Re d'Italia, onore mai ricevuto prima, né dopo, da alcun rappresentante dello spettacolo. Il Governo francese le conferì le palme di ufficiale dell'Istruzione pubblica in brillanti, il Kaiser Guglielmo incaricò l'ambasciatore tedesco a Roma di portarle a suo nome un cesto di fiori e personalità di tutto il mondo le inviarono telegrammi d'auguri. Le Compagnie teatrali diedero in tutta l'Italia recite straordinarie in suo onore. Alla sua nascita, avvenuta nel 1822 a Cividale, piccola cittadina del Friuli sotto il dominio austriaco, gli attori erano considerati socialmente meno che zero. Essi formavano un mondo a parte e si spostavano in gruppi familiari da una Compagnia all'altra in un'Italia ancora divisa in tanti piccoli Stati. In quegli stessi anni alcuni regnanti diedero vita a formazioni stabili. Nella più famosa di queste, la Compagnia Reale Sarda di Torino, entrò a quindici anni la Ristori, grazie alla lungimiranza del padre Antonio, che, attore di scarso merito, aveva intuito le doti della figlia. Essa divenne l'anno dopo prima attrice giovane e nel 1840 prima attrice a vicenda con Amalia Bettini. Dalla Reale Sarda si staccò l'anno successivo per tornarvi, ormai prima attrice assoluta e una scrittura favolosa, nel 1853. A quell'epoca era ormai diventata moglie del marchese Giuliano Capranica del Grillo, imparentato da parte di madre con i principi Odescalchi. Quell'incontro fu determinante anche per la sua carriera artistica. Giuliano portava non solo un blasone, ma uno spirito imprenditoriale estraneo alla conduzione familiare del teatro. Nacque così la trionfante tournée a Parigi nel 1855, all'epoca dell' Esposizione Internazionale. La capitale francese, abitata allora da molti fuoriusciti politici italiani, la acclamò grande tragica. Morta Rachel, Napoleone III offerse alla Ristori il suo posto alla Comédie Française, ma questa rifiutò perchè voleva rimanere italiana. Con la sua arte portò un messaggio di italianità nel mondo. La Ristori fu l'attrice viaggiatrice per eccellenza. Essa recitò in 334 città, 33 stati, 5 continenti. Aprì la strada agli altri attori italiani a cominciare dai grandi Tommaso Salvini ed Ernesto Rossi. Nessuno, però, godette come lei della familiarità di regnanti e uomini di Stato, a cominciare dall' amico carissimo Pedro Imperatore del Brasile per finire con il pittoresco re Kaméhaméla di Honolulu, che amava chiamarsi il Napoleone del Pacifico. Essa non recitò solo in italiano. Nel 1861 rappresentò all'Odéon di Parigi in lingua originale e con attori francesi "Beatrix", che Legouvé aveva scritto appositamente per lei. Nel 1882 cominciò a Londra una serie di rappresentazioni in lingua inglese con il "Macbeth", che la vide, nel 1885, al fianco del più celebre attore americano, Edwin Booth. Quell'anno, ormai sessantatreenne, lasciò definitivamente le scene.Cosa aveva reso la Ristori così famosa? Un insieme di tanti ingredienti. La sua Compagnia si distingueva dalle altre per la cura prestata alla messinscena. Il celebre sarto delle regine, Worth, aveva creato per la Ristori i costumi di alcuni spettacoli. Scenografi dei maggiori teatri lirici italiani dipinsero le sue scene. L'organizzazione creata da Giuliano metteva in primo piano l'aspetto pubblicitario. Tutto questo, però, non è sufficiente a giustificare il fascino, talvolta il fanatismo, ch'essa seppe suscitare nel pubblico. Attrice romantica, i suoi personaggi diventavano reali, ma di una realtà appassionata, che solo lei conosceva e morivano delle tante morti nelle quali lei era creatrice sovrana. La potenza e la ricchezza del gesto avevano del prodigioso, molti la paragonarono ad una statua greca vivente. La mutevolezza del suo sguardo seguiva tutte le gradazioni del sentimento. La voce, che anche Verdi ammirò, si adattava anch'essa al personaggio e, chiara nella dizione, sapeva farsi ora più acuta ora più profonda. La Ristori morì a Roma nel 1906 e, benché le generazioni che la videro recitare fossero in parte scomparse, la notizia girò mezzo mondo. Giuliano era morto quattordici anni prima. Rimanevano due figli, Bianca e Giorgio, che l'avevano seguita sempre, e tre nipoti. Fonte:http://www.museoattore.it/ade_descr.asp

1 commento:

teresa v. ha detto...

il testo è mio, Teresa Viziano, preso dal vecchio sito del "Museo Biblioteca dell'Attore"