venerdì 13 aprile 2007

Never forget: Massacro di Katyn

Il Massacro della foresta di Katyń, noto anche più semplicemente come Massacro di Katyń, avvenne durante la seconda guerra mondiale e comportò l'esecuzione di massa, da parte dell'Unione Sovietica, di soldati e civili polacchi. L'espressione si riferì inizialmente al massacro dei soli ufficiali polacchi detenuti del campo di prigionia di Kozielsk, che avvenne appunto nella foresta di Katyn, vicino al villaggio di Gnezdovo, a breve distanza da Smolensk. Attualmente l'espressione denota invece l'uccisione di circa 22.000 cittadini polacchi: i prigionieri di guerra dei campi di Kozielsk, Starobielsk e Ostashkov e i detenuti delle prigioni della Bielorussia e Ucraina occidentali, fatti uccidere su ordine di Stalin nella foresta di Katyn e nelle prigioni di Kalinin (Tver), Kharkov e di altre città sovietiche.
Molti polacchi erano stati fatti prigionieri a seguito dell'invasione e sconfitta della
Polonia da parte di tedeschi e sovietici nel settembre 1939. Vennero internati in diversi campi di detenzione, tra cui i più noti sono Ostashkov, Kozielsk e Starobielsk. Kozielsk e Starobielsk vennero usati principalmente per gli ufficiali, mentre Ostashkov conteneva principalmente, guide, gendarmi, poliziotti e secondini. Contrariamente ad una credenza diffusa, solo 8.000 dei circa 15.000 prigionieri di guerra di questi campi erano ufficiali.
L'eccidio di Katyn fa riflettere perché da esso emerge un carattere della dittatura staliniana che è stato a lungo imbarazzante riconoscere, vale a dire la sua affinità con il
nazismo. Infatti, poiché il sistema di coscrizione polacco prevedeva che ogni laureato divenisse un ufficiale della riserva, il massacro doveva servire ad eliminare una parte cospicua della classe dirigente nazionale. Tutto ciò nel quadro di una spartizione della Polonia tra Germania ed URSS, due potenze che rappresentano due sistemi culturali ed ideologici opposti ed antitetici, ma che, fino al giugno 1941, furono legate da un patto di alleanza. Il 5 marzo 1940, secondo un'informativa preparata da Lavrentij Beria (capo della polizia segreta sovietica) direttamente per Stalin, alcuni membri del politburo dei SovietStalin, Vyacheslav Molotov, Lazar Kaganovich, Mikhail Kalinin, Kliment Vorošilov, e Beria stesso – firmarono un ordine di esecuzione degli attivisti "nazionalisti e controrivoluzionari" detenuti nei campi e nelle prigioni delle parti occupate di Ucraina e Bielorussia. L'ampia definizione del capo d'accusa comportò la condanna a morte di una parte importante dell'intellighentia polacca, oltre a poliziotti, riservisti e ufficiali in servizio attivo. Morirono oltre 22.000 uomini, compresi circa 15.000 prigionieri di guerra.
La scoperta del massacro nel
1943 causò l'immediata rottura delle relazioni diplomatiche tra il governo polacco in esilio a Londra e l'Unione Sovietica. L'URSS negò le accuse fino al 1990, quando riconobbe nell'NKVD la responsabile del massacro e della sua copertura.
Appena due giorni dopo l'invasione della Polonia, il
19 settembre 1939, il Commissario di Primo Grado della Sicurezza di Stato (il Ministro per gli Affari Interni), Lavrentij Beria riunì il Consiglio dell'NKVD per i prigionieri di guerra e gli internati (presieduto dal Capitano della Sicurezza dello Stato, Pyotr K. Soprunenko) ordinando l'apertura dei campi di detenzione per i prigionieri polacchi. Questi erano i campi di: Jukhnovo (stazione ferroviaria di Babynino), Yuzhe (Talitsy), Kozielsk, Kozelshchyna, Oranki, Ostashkov (Isola Stolbnyi, sul Lago Seliger, vicino a Ostashkov), Putyvli (stazione ferroviaria di Tetkino), Starobielsk, Vologod (stazione ferroviaria di Zaenikevo) e Gryazovets.
L'esumazione del 1943.
Nel periodo dal
3 aprile al 19 maggio 1940 oltre 22.000 prigionieri di guerra vennero assassinati: circa 6.000 provenivano dal campo di Ostaszków, circa 4.000 da Starobielsk, circa 4.500 da Kozielsk e circa 7.000 dalle parti occidentali di Ucraina e Bielorussia.
Solo 395 prigionieri vennero salvati dal massacro. Furono portati al campo di Yukhnov e quindi a Gryazovets. Furono gli unici a sfuggire alla morte. I prigionieri di Kozielsk vennero eliminati in un luogo prescelto appositamente per le uccisioni di massa situato nella contea di Smolensk, chiamato foresta di Katyn, che diede poi il nome all'intero massacro; quelli provenienti da Starobielsk vennero uccisi nella prigione dell'NKVD di Kharkov e i loro resti vennero sepolti nei pressi di Pyatikhatki; gli ufficiali di polizia di Ostashkov vennero uccisi nella prigione dell'NKVD di Kalinin (Tver) e sepolti a
Miednoje.
Informazioni dettagliate sulle esecuzioni di Kalinin vennero fornite da Dmitrii S. Tokarev, ex capo del consiglio del distretto dell'NKVD di Kalinin. Secondo Tokarev le uccisioni iniziarono la sera e finirono all'alba. Il primo trasporto, il 4 aprile, contava ben 390 persone e i giustizieri ebbero difficoltà ad eseguire il loro compito nell'arco di una sola notte. Il trasporto successivo non superava invece le 250 persone. Le esecuzioni vennero compiute con pistole tipo Walther PPK fornite da Mosca. Il metodo con cui vennero eseguite era stato studiato nel dettaglio. Inizialmente venivano verificati i dati anagrafici del condannato, poi questi veniva ammanettato e portato in una cella isolata. Dopo essere stato fatto entrare nella cella, veniva immediatamente ucciso con un colpo alla nuca. Il colpo di pistola veniva mascherato tramite l'azionamento di macchine rumorose (probabilmente ventilatori). Il corpo veniva quindi trasferito all'aperto passando da una porta posteriore e poi veniva caricato su uno dei sei camion appositamente predisposti per il trasporto. A questo punto toccava alla vittima seguente. Questa procedura venne ripetuta ogni notte, ad eccezione della festa del primo maggio. Nei pressi di Smolensk la procedura era diversa: i prigionieri venivano portati alle fosse con le mani legate dietro la schiena e uccisi con un colpo di pistola alla nuca.
La scoperta
Il destino dei prigionieri di guerra polacchi venne svelato per la prima volta poco dopo l'
invasione tedesca dell'Unione Sovietica del giugno 1941, quando il governo polacco (in esilio a Londra) e il governo sovietico concordarono di cooperare contro la Germania e decisero di formare un'armata polacca in territorio sovietico. Quando il generale polacco Wladyslaw Anders iniziò ad organizzare questa armata, egli richiese informazioni sugli ufficiali polacchi ancora prigionieri in territorio sovietico. Stalin rassicurò lui e Sikorski, durante un incontro personale, che tutti i polacchi erano stati liberati, anche se alcuni di loro potevano essere fuggiti (riparando ad esempio, in Manciuria). Il vero destino dei prigionieri scomparsi rimase un mistero fino all'aprile del 1943, quando la Wehrmacht scoprì le fosse comuni di oltre 4.000 ufficiali polacchi nella foresta nei pressi di Katyn. Joseph Goebbels, ministro della Propaganda del Reich, vide in questa scoperta un eccellente strumento per inserire un cuneo tra Polonia, Alleati occidentali ed Unione Sovietica. Il 13 aprile Radio Berlino annunciò al mondo il ritrovamento: «È stata trovata una grossa fossa, lunga 28 metri e ampia 16, riempita con dodici strati di corpi di ufficiali polacchi, per un totale di circa 3.000. Essi indossavano l'uniforme militare completa, e mentre molti di loro avevano le mani legate, tutti avevano ferite sulla parte posteriore del collo causata da colpi di pistola. L'identificazione dei corpi non comporterà grandi difficoltà grazie alle proprietà mummificanti del terreno e al fatto che i Bolscevichi hanno lasciato sui corpi i documenti di identità delle vittime. È già stato accertato che tra gli uccisi c'è il generale Smorawinski di Lublino.»
Gli Alleati sapevano già che i nazisti avevano trovato le fosse comuni, avendo captato le loro trasmissioni radio, decifrate nella base inglese di
Bletchley Park. Il governo sovietico negò le accuse tedesche e sostenne che i polacchi, prigionieri di guerra, erano stati impiegati in opere di costruzione ad ovest di Smolensk e successivamente catturati e giustiziati dalle unità tedesche nell'agosto 1941. Sia le investigazioni tedesche che quelle successive della Croce Rossa sui cadaveri di Katyn produssero prove evidenti che il massacro si era verificato all'inizio del 1940, in un periodo in cui l'area era ancora sotto il controllo sovietico.
Nell'aprile del
1943, all'investigazione della Croce Rossa Internazionale si aggiunse la pressione del governo polacco in esilio guidato dal Generale Wladyslaw Sikorski, volta a portare la questione ai tavoli di negoziato con i sovietici. Stalin rispose presentando le «Prove infondate del massacro di Katyn», usandole poi come pretesto per ritirare il riconoscimento al governo Sikorski (26 aprile), accusarlo di collaborare con la Germania nazista e avviare una campagna per far riconoscere agli Alleati occidentali il governo fantoccio guidato da Wanda Wasilewska.
Tentativi d'insabbiare il massacro
La
Germania nazista utilizzò il massacro di Katyn come argomento di propaganda contro l'Unione Sovietica. Joseph Goebbels scrisse nel suo diario: «I commentatori esteri si meravigliano della straordinaria astuzia con la quale siamo stati in grado di convertire l'incidente di Katyn in una questione altamente politica». I tedeschi riuscirono a screditare il governo sovietico agli occhi del mondo e per breve tempo sollevarono lo spettro del «mostro comunista» che porta la distruzione nei territori della civiltà occidentale; inoltre avevano forgiato contro il suo volere il generale Sikorski, in uno strumento che poteva minacciare di sfaldare l'alleanza tra gli Alleati occidentali e l'Unione Sovietica.
Per gli Alleati occidentali il massacro di Katyn minacciò, e la crisi polacco-sovietica iniziava a minacciare l'alleanza strategica con l'URSS in un momento in cui l'importanza dei polacchi per gli Alleati, essenziale nei primi anni di guerra, iniziava a svanire con l'entrata nel conflitto dei colossi militari e industriali di USA e URSS. Il primo ministro britannico
Winston Churchill ed il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt erano sempre più divisi tra i loro impegni verso l'alleato polacco, la ferma posizione di Sikorski e le domande (spesso rasentanti il ricatto politico) di Stalin e dei suoi diplomatici, la cui politica era chiara nei commenti dell'ambasciatore sovietico a Londra, Ivan Maisky, che disse a Churchill che il destino della Polonia era segnato dall'essere «una nazione di 20 milioni di persone confinante con una di 200 milioni». L'improvvisa scomparsa del generale Sikorski, l'unico che aveva mantenuto una presa di posizione senza compromessi sulla questione, evitò la minaccia di una spaccatura tra gli Alleati occidentali. Nel gennaio 1944, avendo riconquistato la zona di Katyn, i sovietici istituirono una compiacente "Commissione speciale per la determinazione e investigazione dell'uccisione di prigionieri di guerra polacchi da parte degli invasori fascisti tedeschi nella foresta di Katyn", guidata dal Presidente dell'Accademia di Scienza Medica dell'URSS Nikolai Burdenko, che riesumò nuovamente i corpi e giunse alla «conclusione» che le uccisioni erano state eseguite dagli occupanti tedeschi.
In privato il primo ministro britannico Winston Churchill espresse l'opinione che le atrocità erano state probabilmente compiute dai sovietici. Secondo una nota del Conte Raczynski, Churchill ammise il
15 aprile, durante una conversazione con il Generale Sikorski: «Ahimè, le rivelazioni tedesche sono probabilmente vere. I bolscevichi possono essere molto crudeli.» Comunque allo stesso tempo, il 24 aprile, Churchill rassicurò i russi: «Dobbiamo sicuramente opporci vigorosamente a qualsiasi "investigazione" da parte della Croce Rossa Internazionale o di qualsiasi altro organo in qualsiasi territorio durante l'occupazione tedesca. Tali investigazioni sarebbero una frode e le loro conclusioni ottenute per mezzo del terrorismo.»
Nel 1944 il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt incaricò il capitano
George Earle, suo emissario speciale nei Balcani, di raccogliere informazioni su Katyn. Earle svolse l'incarico usando contatti in Bulgaria e in Romania. Anche Earle concluse che l'Unione Sovietica era colpevole. Dopo consultazioni con Elmer Davis, il direttore dell' Ufficio di informazione di guerra", Roosevelt rigettò tali conclusioni, dicendosi convinto della responsabilità nazista, e ordinò la soppressione del rapporto di Earle. Quando Earle richiese formalmente il permesso di pubblicare le sue scoperte, il presidente gli diede ordine scritto di desistere dal suo intento. Earle venne riassegnato e spese il resto della guerra nelle Samoa Americane.
Nel
1946, il pubblico ministero capo sovietico al processo di Norimberga cercò di accusare la Germania per le uccisioni di Katyn, dichiarando che: «Uno dei più importanti atti criminali del quale i principali criminali di guerra sono responsabili erano le esecuzioni di massa di prigionieri di guerra polacchi uccisi nella foresta di Katyn, nei pressi di Smolensk da parte degli invasori tedeschi», ma fece cadere la questione dopo che Stati Uniti e Regno Unito si rifiutarono di appoggiarlo e gli avvocati tedeschi misero in piedi una difesa imbarazzante. Katyn non è menzionata in nessuna delle sentenze di Norimberga. Nel 1951-1952, una investigazione del Congresso statunitense concluse che i polacchi erano stati uccisi dai sovietici.
Durante gli anni della
guerra fredda, le autorità comuniste polacche occultarono la questione in accordo con la propaganda sovietica, censurando deliberatamente qualsiasi fonte che potesse fare qualche luce sul crimine sovietico. La verità non fu nota pubblicamente fino alla caduta del comunismo nel 1989.
Per coprire il massacro di
Katyn, il Cremlino costruì la storia dell'eccidio di Hatyn, una località bielorussa 60 km a nord di Minsk, dove nel 1943 venne compiuta una strage di militari russi. Sui manuali di storia sovietici venne raccontato solo l'eccidio di Hatyn, la cui colpa veniva attribuita all'esercito nazista occupante. Per decenni le autorità, le scolaresche, gli stranieri in visita furono condotti a Hatyn per apprendere tutti i particolari della barbarie germanica.
Il depistaggio andò avanti per decenni, fino a quando nel
1993 il grande scrittore bielorusso Vasil Bychau denunciò pubblicamente alla radio l'uso strumentale di Hatyn. Tanto più - aggiunse - che con ogni probabilità la strage fu compiuta non dai nazisti tedeschi, ma dagli ucraini, loro alleati.
La questione della responsabilità rimase controversa ad ovest così come oltre la
cortina di ferro. Ad esempio, nel Regno Unito alla fine degli anni settanta, progetti per un memoriale delle vittime che recava come data il 1940 (piuttosto che il 1941) vennero condannati come provocatori nel clima politico della guerra fredda.
La verità viene a galla
Nel
1989 studiosi sovietici rivelarono che Stalin aveva effettivamente ordinato il massacro, e nell'ottobre 1990 Mikhail Gorbachev porse le scuse ufficiali del suo paese alla Polonia, confermando che la NKVD aveva giustiziato i prigionieri e aggiungendo l'esistenza di altri due luoghi di sepoltura simili a quello di Katyn: Mednoje e Pyatikhatki. Il leader sovietico, però, sostenne che i documenti cruciali, tra cui l'ordine di fucilare 25 mila polacchi senza neppure avanzare contro di loro un capo di imputazione, non si sapeva dove fossero. Invece era una delle tre persone che ne conoscevano l'esistenza. Si può affermare che la vicenda può dirsi conclusa solo con la presidenza di Boris Eltsin. Nel 1992 alcuni funzionari russi rilasciarono documenti top secret del «Plico sigillato n. 1». Tra questi vi era la proposta del marzo 1940 di Lavrentij Beria, di passare per le armi 25.700 polacchi dei campi di Kozelsk, Ostashkov e Starobels e di alcune prigioni della Bielorussia e dell'Ucraina occidentali, con la firma (tra gli altri) di Stalin; estratti dell'ordine del Politburo del 5 marzo 1940; e una nota di Aleksandr Shelepin a Nikita Khrushchev del 3 marzo 1959, con informazioni sull'esecuzione di 21.857 polacchi e con la proposta di distruggere i loro archivi personali.
Le investigazioni che accusano delle uccisioni lo stato tedesco piuttosto che quello sovietico, sono state usate per screditare il
Processo di Norimberga nel suo complesso, spesso in supporto alla negazione dell'olocausto, o per mettere in discussione la legittimità e/o la saggezza di usare la legge penale per proibire la negazione dell'olocausto. Si deve notare che esistono alcuni studiosi che negano la colpevolezza sovietica, dichiarano falsi i documenti declassificati e cercano di dimostrare che i polacchi vennero uccisi dai tedeschi nel 1941.
Durante la visita in Russia di
Aleksander Kwasniewski, nel settembre del 2004, funzionari russi annunciarono la volontà di trasferire tutte le informazioni sul massacro di Katyn alle autorità polacche non appena sarebbero state declassificate. Nel marzo 2005 le autorità russe hanno posto fine ad una investigazione durata un decennio. Il pubblico ministero militare capo russo Alexander Savenkov ha dichiarato che il massacro non fu un genocidio, un crimine di guerra o un crimine contro l'umanità e che «Non esistono assolutamente le basi per parlarne in termini giuridici». Nonostante le dichiarazioni fatte in precedenza, 116 dei 183 volumi di documenti raccolti durante l'investigazione russa, così come la decisione di porvi fine, sono state coperte da segreto.
A causa di ciò l'Istituto nazionale per il ricordo polacco ha deciso di avviare una sua indagine. Un gruppo di magistrati guidati da
Leon Kieres ha dichiarato che cercherà di individuare i nomi di coloro che ordinarono ed eseguirono le uccisioni. Inoltre, il 22 marzo 2005, il Sejm (parlamento) polacco ha approvato all'unanimità un atto con il quale si richiede che sugli archivi russi venga tolto il segreto. Il Sejm ha inoltre richiesto alla Russia di classificare il massacro di Katyn come genocidi. wikipedia

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