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Humphrey Bogart il vecchio Bogey
Humphrey De Forest Bogart (New York, 25 dicembre 1899 (secondo alcuni il 23 gennaio 1900) – Hollywood, 14 gennaio 1957) è stato un attore statunitense. Bogart, o Bogey come veniva affettuosamente chiamato nell'ambiente cinematografico, è stato una delle icone del cinema statunitense, in particolare di quello hollywoodiano del suo tempo; a molti anni dalla sua morte la sua inconfondibile figura viene ancora ricordata dagli appassionati di cinema. Nel 1999, l'American Film Institute lo ha proclamato la più grande stella maschile di tutti i tempi. Humphrey Bogart nasce da una famiglia agiata, di antica discendenza britannica: suo padre Belmont De Forest Bogart è un noto chirurgo, la madre Maud Humphrey è una disegnatrice pubblicitaria. A poco più di un anno di età sarà l'inconsapevole modello di un ritratto che la madre riesce a vendere alla Mellin per una campagna di prodotti dietetici per bambini. L'infanzia dorata, trascorsa senza episodi significativi nella elegante casa dell'Upper West Side di Manhattan insieme alle due sorelline minori, non fa presagire l'adolescente ribelle e intollerante che diverrà qualche anno più tardi. Dopo il diploma delle inferiori alla Trinity Grammar School, si iscrive alla Philips Academy di Andover nel Massachusetts, dove tutti sperano si prepari ad affrontare la vita universitaria, magari a Yale. Ma Humphrey delude le aspettative dei suoi guadagnandosi dopo pochi mesi un'espulsione per indisciplina, al che decide di arruolarsi volontario in marina, appena dopo l'entrata degli Stati Uniti nel conflitto mondiale. Al periodo del servizio militare sembra risalire l'incidente che gli provocherà la cicatrice al labbro superiore, che costituirà il suo celebre segno distintivo. Le circostanze in cui si ferisce sono controverse e anche in questo caso, come nel caso della doppia data di nascita o dell'espulsione dal college, è difficile distinguere la verità dalle astute contraffazioni degli addetti stampa delle Majors, il cui compito è quello di aggiungere un alone romantico alla figura del divo di turno. Terminato il servizio militare, un amico d'infanzia figlio di un produttore teatrale gli procura dei lavori dietro le quinte dei palcoscenici di Brooklyn. Di qui a recitare le prime battute sulla scena non passa molto tempo, e nel 1921 ottiene il primo ruolo da professionista. Tra il 1922 e il 1929 recita in ben ventuno produzioni di Broadway, interpretando generalmente ruoli da giovane sfrontato e scansafatiche. Sulla scena conosce Helen Menken, che nel 1926 diventa sua moglie. Il matrimonio, abbastanza burrascoso per i frequenti litigi, dura solo un anno, anche se i due rimangono amici. Subito dopo si lega a un'altra giovane collega, Mary Philips, che sposa nel 1928. Anche questa unione non avrà vita facile: il caratterino di Mary emerge quando, arrestata per ubriachezza molesta, stacca il dito di un poliziotto con un morso. Nei primi anni '30 viene notato da alcuni agenti della Fox con i quali si impegna per sei film. Questa prima esperienza a Hollywood lo delude, anche se la paga è interessante, e Bogart decide di tornare a recitare a Broadway, dove fra l'altro aveva stretto una grande amicizia con Spencer Tracy, un professionista che stimerà sempre. Tra il 1932 e il 1935 partecipa ad altre sette produzioni teatrali, l'ultima delle quali è La foresta pietrificata di Robert Sherwood. A lui viene assegnata la parte di Duke Mantee, pericoloso killer evaso, mentre la parte del protagonista va all'amico Leslie Howard. Leslie sa che il successo del lavoro dipende tutto da Bogart (ci saranno ben 197 repliche) e promette all'amico di aiutarlo ad ottenere lo stesso ruolo nell'eventuale versione cinematografica. Quando la Warner Brothers compra i diritti de La foresta pietrificata e decide di realizzarne un film, il ruolo di Duke va a Edward G. Robinson, allora uomo di punta della casa cinematografica, ma Howard minaccia di non firmare il contratto e fa ottenere la parte a Bogart. Il film esce nel 1936 e Bogart guadagna una serie di entusiastiche recensioni, ma la Warner lo fossilizza nel ruolo stereotipato del gangster: nel giro di pochi film va sulla sedia elettrica 12 volte e riceve condanne per un totale di circa 800 anni di detenzione. Fuori dagli studios comincia a comportarsi come i suoi personaggi, atteggiandosi a duro ed esagerando sia con l'alcool che con il fumo. Lo strapotere delle Majors, che all'epoca era assoluto, non permetteva agli artisti la scelta dei copioni: un attore che rifiutava una parte poteva vedersi sospesa la paga senza spiegazioni, pertanto Bogart lavora sodo anche se si rende conto che la Warner dà la priorità ad attori come James Cagney, George Raft, Paul Muni o il già citato Robinson, e non intende per il momento fare di lui un divo, riservandogli le parti scartate da questi e da altri attori. Nel 1937 gira Le cinque schiave (Marked Woman) accanto a Bette Davis. Una delle attrici è Mayo Methot, una donna dal carattere simile al suo. Fra i due nasce una forte attrazione e nel 1938 Bogart la sposa. Nessun matrimonio sarà più turbolento: la terza signora Bogart, pur gentile e ragionevole, va in paranoia quando beve, lancia addosso a suo marito ogni oggetto a portata di mano e i due si azzuffano perfino in pubblico anche se, nonostante la vita burrascosa fuori dagli studios, Bogart continua ad osservare con rigore e puntualità i suoi impegni di lavoro. Intanto, il suo carattere sincero e intollerante di ogni ipocrisia comincia a procurargli qualche noia con la stampa, ma lui non sa fare a meno di esprimere le sue opinioni, per quanto scomode siano. Comincia a diventare chiaro a tutti che esiste una precisa corrispondenza tra l'uomo Bogart e i personaggi che interpreta: la sua incapacità a mentire, le sue coraggiose prese di posizione talvolta faranno tremare la stampa dell'epoca e l'establishment di Hollywood. Le pellicole interpretate da Bogart a tutto il 1940 sono ben 39. Benché molto spesso calato in personaggi improbabili e in ruoli senza spessore, non gli sono mancate le buone occasioni per dimostrare le proprie capacità drammatiche: oltre al già citato La foresta pietrificata, ricordiamo Strada sbarrata, Gli angeli con la faccia sporca, I ruggenti anni venti e Strada maestra, quest'ultimo diretto da Raoul Walsh. La vera occasione arriva nel 1941 con Una pallottola per Roy, ancora una volta per la regia di Walsh. Qui Bogart, pur interpretando l'ennesimo gangster, conferisce al suo ruolo una coloritura eroica e gli attribuisce valori positivi quali il coraggio, la generosità e quel codice d'onore che sarà una delle costanti dei personaggi da lui interpretati in seguito. Il ruolo di Roy Earle, rifiutato da tutti gli attori di punta della Warner, cambia il corso della carriera di Bogart e lo rivela alla critica e al pubblico come una stella di prima grandezza.Sceneggiatore del film è John Huston, che Bogart impara presto a stimare come scrittore ma anche come uomo, riconoscendogli (e forse invidiandogli) qualità che egli non possiede: innanzitutto la statura (1 metro e 85 contro il metro e settanta? di Bogart), poi la sua cultura e il buon rapporto con suo padre (l'attore Walter Huston), cosa che a lui è sempre mancata. Huston, d'altro canto riconosce a Bogart la pervicacia, l'impegno e la serietà nel lavoro: «Humphrey non ha preso mai sul serio se stesso, ma il suo lavoro sì». Tra i due si sviluppa un sodalizio non solo professionale ma anche umano: entrambi hanno la passione per l'alcool e per il mare. Humphrey acquista da Dick Powell un quindici metri e, per almeno trenta week-end l'anno, continuerà per tutta la vita ad andare in barca. Come ex-marinaio è pratico di navigazione ed è rispettato da tutta la gente di mare, soprattutto da chi conosce e tratta con sufficienza i divi di Hollywood che, una volta arricchiti, vogliono improvvisarsi "lupi di mare". Sempre del 1941 è l'altro film che impone Bogart come grande protagonista: Il mistero del falco, che vede esordire alla regia proprio il suo amico John Huston. Fedele al romanzo di Dashiell Hammett da cui è tratto, il film è destinato a diventare un capolavoro del genere noir e il personaggio di Sam Spade è a sua volta destinato a scolpire la figura di Bogart nell'immaginario collettivo: impermeabile chiaro, cappello floscio a larghe tese, sigaretta all'angolo della bocca, volto corrucciato e l'inconfondibile sorriso a denti stretti, reso singolare dalla cicatrice sul labbro. Huston lo dirige nuovamente in Agguato ai tropici del 1942, ma la sua chiamata alle armi manda in fumo i successivi progetti. È così che Bogart si dedica a un film a basso costo, diretto da Michael Curtiz e basato su un'incomprensibile sceneggiatura che più volte viene rimaneggiata per il rapido volgere degli eventi bellici (gli attori che vi lavoravano hanno più volte dichiarato di non capire la trama di ciò che stavano recitando). Eppure Casablanca diventa un classico del cinema di tutti i tempi e guadagna l'Oscar per il miglior film, migliore regia e migliore sceneggiatura non originale. I due protagonisti, Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, entrambi in un ruolo carismatico, si vedranno purtroppo soffiare la statuetta, lui da un oggi quasi dimenticato Paul Lukas, lei addirittura neppure nominata tra i candidati. Durante la lavorazione di Casablanca, i rapporti tra Humphrey e la sua terza moglie precipitano: la Methot, convinta dell'esistenza di una storia sentimentale tra suo marito e la Bergman, tenta il suicidio. Le successive riprese di Acque del Sud (1945), tratto da Hemingway, segnano la definitiva rottura tra i due e il successivo divorzio. Bogart si innamora quasi immediatamente della protagonista femminile del film, la giovane e bella esordiente Lauren Bacall, ma la loro grande differenza di età (lui 45 anni, lei 18) non manca di destare qualche problema. La coppia comunque si sposa nello stesso 1945, e insieme lavorerà sul set de Il grande sonno, un altro grande classico del noir, de La fuga, in cui viene usato l'espediente della cinepresa "in soggettiva", e dell'avventuroso L'isola di corallo. I Bogart prendono casa nell'esclusivo sobborgo di Holmby Hills, tra Beverly Hills e Bel Air, e si circondano di amici, tra cui Judy Garland, Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Frank Sinatra e David Niven. Più volte si recano a Washington per protestare, insieme ad altri artisti, contro l'attività della Commissione per le attività antiamericane, che alla fine degli anni '40, indagando sulla presunta presenza di comunisti nell'industria cinematografica, diede il via alla cosiddetta "caccia alle streghe". Dalla loro unione nasceranno due bambini: nel 1949 Stephen, e nel 1952 una femmina, chiamata Leslie Howard Bogart in omaggio al grande amico Leslie Howard nel frattempo scomparso in guerra, (volava su un aereo di cui fu detto fosse a bordo Churchill, mentre Churchill era su un altro aereo, e venne abbattuto.) verso il quale Bogart ha sempre nutrito un grande senso di riconoscenza per l'aiuto ricevuto all'inizio della carriera. Nel 1948 John Huston offre all'amico Humphrey un altro capolavoro, Il tesoro della Sierra Madre. Diversi anni prima, Huston aveva letto l'omonimo romanzo scritto da un misterioso autore che lavorava sotto pseudonimo, e ne era rimasto affascinato. Tornato dalla guerra dove aveva prestato servizio come documentarista, si dedica alla trasposizione cinematografica e ne scrive la sceneggiatura. Il film descrive l'incontro di tre personaggi al limite della legalità che partono per il Messico alla ricerca di un filone d'oro. Dopo averlo trovato, i tre uomini da leali compagni d'avventura si trasformano in esseri cinici e sospettosi, che finiscono con l'annientarsi fra loro perdendo il bottino e andando incontro ad una tragica sorte. Il film non sbanca i botteghini ma guadagna tre Oscar. Paradossalmente manca anche questa volta il riconoscimento a Bogart, mentre Walter Huston, padre di John, vince come miglior attore non protagonista. Nello stesso periodo Bogart fonda una sua propria casa di produzione, che chiama Santana Productions dal nome del suo yacht. Con la Santana Productions gira quattro film che, per una serie di circostanze, non daranno le soddisfazioni artistiche e commerciali sperate. Dopo un ultimo, dignitoso film dal titolo La città è salva, chiude il contratto con la Warner, ed è ancora John Huston a offrirgli un altro ruolo da antologia, in cui Bogart è il proprietario di un malandato battello che si lascia convincere da una zitella puritana (Katharine Hepburn) a percorrere le acque di un fiume dell'Africa per andare all'attacco di una nave da guerra tedesca. Il film, che è il primo a colori per Bogart, prende lo stesso nome del battello, La regina d'Africa. La lavorazione è lunga e travagliata: le riprese nel caldo umido e soffocante del Congo saranno costellate di incidenti. Una perniciosa dissenteria crea seri problemi a tutti i componenti della troupe (si salvano solo Huston e lo stesso Bogart «merito dell'alcool», come ironicamente avranno poi modo di affermare), il battello affonda e ci vorranno tre giorni per riportarlo a galla, alcune incomprensioni con la gente del luogo ritardano i lavori e l'intero accampamento della troupe sarà distrutto da un'invasione di formiche. Nonostante tutto ciò, il risultato è un sorprendente miscuglio di eroismo bellico e di pungente ironia, e si fonda per intero sull'esperta recitazione dei due protagonisti. Il film sarà un trionfo commerciale e farà guadagnare finalmente l'ambito Oscar a Bogart, che sconfigge la rivelazione Marlon Brando, grande favorito con Un tram che si chiama desiderio. Dopo La regina d'Africa, nessuno osa più mettere in discussione le capacità drammatiche di Bogart, che d'ora in poi può permettersi di scegliere solo i copioni a lui graditi. Alcune delle sue preferenze tuttavia cadono su lavori non sempre all'altezza, come Essi vivranno, sulla guerra di Corea, Non siamo angeli, La mano sinistra di Dio e Il tesoro dell'Africa, girato in Italia con un cast che comprende anche Gina Lollobrigida. Anche il ruolo di Larry Larrabie in Sabrina, per il quale viene convocato in extremis dopo il forfait di Cary Grant al quale era in origine destinato, non calza effettivamente a pennello per Bogart, nonostante le necessarie modifiche apportate allo script. Gli scontri non solo verbali tra lui e William Holden e le sue affermazioni poco diplomatiche sulle qualità femminili e artistiche di Audrey Hepburn animeranno la lavorazione di questo film, che ottiene comunque un ottimo riscontro di pubblico. Indovinatissima invece la parte del capitano Queeg in L'ammutinamento del Caine, un film che gli fa ottenere la terza candidatura all'Oscar grazie all'interpretazione del nevrotico comandante di una nave che deve fronteggiare la ribellione del suo equipaggio. Con Ore disperate (1955) Bogart torna per la prima volta dopo molti anni a interpretare la figura di un gangster: questa volta è uno spietato criminale che, evaso dalla prigione assieme ad alcuni suoi complici, tiene in ostaggio una tranquilla famigliola con un bambino. Mentre gira Il colosso d'argilla nel 1955, Bogart comincia ad accusare una disfonia che gli rende difficile la pronuncia delle battute. È il primo sintomo di quello che all'inizio sembra essere un piccolo restringimento dell'esofago. In realtà si tratta di un cancro, e qualche mese più tardi, nel disperato tentativo di bloccarne la diffusione ai tessuti vicini, Bogart viene sottoposto a un intervento chirurgico altamente demolitivo della durata di otto ore, che mette in serio pericolo la sua vita. Per circa un anno cerca di combattere la malattia credendo di farcela ma, alle due del mattino del 14 gennaio 1957, Humphrey Bogart muore. Alla cerimonia funebre partecipano decine e decine di colleghi e maestranze degli Studios, e John Huston pronuncia un memorabile discorso in suo onore. Humphrey Bogart incarna certamente uno dei più grandi miti di Hollywood. Le televisioni continuano a riproporre i suoi film, la RAI gli ha dedicato nel 1974, in prima serata, una delle più vaste e complete retrospettive mai trasmesse, restaurando alcune pellicole, ridoppiandone altre (la tradizionale voce di Emilio Cigoli viene rimpiazzata da quella ugualmente efficace di Paolo Ferrari) e proponendo addirittura alcuni inediti, e anche le nuove generazioni si appassionano alla sua figura. Il via a questa celebrazione sembrerebbe averlo dato Woody Allen con il suo famoso Provaci ancora Sam, ma in realtà il culto ha avuto inizio molto prima, forse quando lo stesso Bogart era ancora in vita, forse da Casablanca in poi. Il suo successo con le donne, il suo fisico non eccezionale in cui chiunque poteva identificarsi, il comune denominatore dei suoi personaggi, tutti nel bene e nel male accomunati da un senso di lealtà, di generosità e di eroismo, hanno fatto col tempo di Humphrey Bogart un personaggio carismatico al di là delle indubbie qualità di recitazione. Anche al di fuori degli schemi correnti, lo scienziato e il gangster, il capitano e la spia incarnavano una nobiltà d'animo che è in fondo il corrispondente moderno dell'ideale romantico. Natività di Domenico Beccafumi
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