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Lorenzo Bandini
Lorenzo Bandini (Barce, 21 dicembre 1935 – Montecarlo, 10 maggio 1967) è stato un pilota automobilistico italiano. Lorenzo Bandini nasce a Barce, in Libia, all'epoca colonia italiana. Già tre anni dopo, però, la famiglia torna in Italia, a San Cassiano, piccola frazione del comune di Brisighella, in provincia di Ravenna. Il padre di Lorenzo acquista un albergo, permettendo un discreto tenore di vita alla famiglia. La guerra ne spezzerà però il benessere. Perduto il padre nel conflitto, Bandini cerca di contribuire al fabbisogno della famiglia, lavorando in un'officina a Reggiolo (in provincia di Reggio Emilia). Nel 1950 Bandini si trasferisce a Milano, ove trova impiego presso l'officina di Goliardo Freddi, padre della futura moglie di Bandini, Margherita. Sarà proprio Freddi a lanciare Bandini nel mondo dei motori. Nel 1956 Bandini fa il suo debutto assoluto nelle gare automobilistiche: il suocero Freddi gli presta infatti la propria FIAT 1100 TV bicolore per partecipare alla Castell'Arquato–Vernasca. Bandini si piazza quindicesimo, buon risultato per un esordiente. Il pilota romagnolo cerca di maturare quanta più esperienza possibile, partecipando a diverse gare e vincendone pure una (la Lessolo-Alice). Nel 1958 Bandini coglie il primo successo di spessore: su una Lancia Appia coupé è infatti primo della classe 2000 Gran Turismo alla Mille Miglia. Ormai lanciato, coglie negli anni a seguire ottimi risultati uno dietro l'altro (due terzi posti alla Coppa d'Oro di Sicilia, primo di categoria nella Coppa Madunina, a Innsbruck e alla Catania-Etna, primo al Trofeo Crivellari Junior e ancora un primo posto al Gran Premio della Libertà a Cuba, a bordo di una FIAT-Stanguellini), ritagliandosi ormai una certa fama. Il suo sogno è l'approdo in Formula 1. Nel 1961, dopo aver vinto la Coppa Junior a Monza spera nella chiamata della Ferrari, che ha nel frattempo annunciato di voler mettere a disposizione di un giovane emergente una propria vettura. La scelta cade però su un altra stella nascente dell'automobilismo italiano, Giancarlo Baghetti. L'esordio in Formula 1 sembra rimandato, ma Mimmo Dei, patron della Scuderia Centro–Sud, ha notato Bandini e gli offre un contratto per la stagione 1961. Il debutto ha luogo il 18 giugno al Gran Premio del Belgio e la gara si conclude dopo 20 giri a causa di un guasto. La stagione è in effetti sterile di risultati (Bandini non colleziona neanche un punto, vedendo la bandiera a scacchi solo in Gran Bretagna e in Italia), ma le doti del giovane pilota romagnolo sono ormai palesi. A dicembre il suo sogno si realizza: Enzo Ferrari gli propone, infatti, un contratto per la stagione 1962. Il 1962 è una stagione deludente per la Ferrari, che soffre la potenza delle case motoristiche britanniche (BRM, Lotus e Cooper su tutte). Bandini fa il suo esordio il 3 giugno a Monaco e coglie subito uno splendido terzo posto dietro a Bruce McLaren e Phil Hill. La Ferrari però lesina ad utilizzarlo: Bandini torna in pista solo in Germania (ritirato) e Italia (ottavo) e alla fine è dodicesimo in classifica con 4 punti. Anche l'anno seguente non è il massimo. Bandini esordisce solo al quarto gran premio della stagione (decimo posto in Francia) e non va oltre il quinto posto, conquistato in tre occasioni (Gran Bretagna, USA e Sudafrica). A fine stagione è decimo in classifica con 6 punti. Il 1963 non è però del tutto un anno da dimenticare: i piazzamenti nelle gare ufficiali, uniti alla splendida affermazione alla 24 Ore di Le Mans (con Ludovico Scarfiotti) e ad altri risultati in gare non incluse nel calendario di F1 fanno di Bandini il "Campione Italiano Assoluto" dell'anno. La stagione, tutto sommato buona, conferma Bandini in Ferrari nel 1964. Sarà un anno da incorniciare per il pilota romagnolo, che torna sul podio in Germania, dopo il quinto posto in Gran Bretagna, e vince, il 23 agosto la sua prima (e purtroppo unica) gara di Formula 1: è il Gran Premio d'Austria a Zeltweg, che Bandini si aggiudica precedendo di 6,18 secondi Richie Ginther su BRM. Il terzo posto in Italia fa da antifona all'ulteriore podio conquistato nell'ultima gara, in Messico. Qui Bandini è nuovamente terzo, dopo aver dato un valido contribuito al compagno di scuderia John Surtees, avendo tenuto dietro per diversi giri il diretto rivale di quest'ultimo per la conquista del titolo, Graham Hill. Surtees vince il titolo e la Ferrari può ringraziare anche Bandini, che si classifica quarto con ben 23 punti. Il 1965 sembra aprirsi bene, con la vittoria della Targa Florio con Nino Vaccarella. Il 30 maggio a Monaco, seconda gara della stagione (la prima, in Sudafrica, si era conclusa con il quindicesimo posto), Bandini è secondo, dietro a Graham Hill. Ma il prosieguo di stagione non sarà dei migliori. Per quanto il motore lo tradisca solo una volta (in Gran Bretagna), Bandini va a punti solo in Germania (sesto), in Italia (quarto) e negli USA (quarto). Alla fine della stagione è sesto con 13 punti. Bandini è deluso, ma anche la stagione 1966 non sarà delle migliori. Nonostante l'ottimo avvio (secondo posto a Montecarlo e terzo in Belgio), Bandini vedrà la bandiera a scacchi solo altre due volte (sesto posto sia in Olanda che in Germania), dopo non essere riuscito neppure a qualificarsi in Francia a Reims. La classifica lo vedrà alla fine solo nono con 12 punti. Il 1967 inizia ottimamente per Bandini, che si impone nella 24 ore di Daytona e nella 1000 km di Monza (con Chris Amon). Il pilota romagnolo pare aver reagito nel migliore dei modi allo sfortunato biennio 1965-66 ed Enzo Ferrari gli affida la prima guida della rossa, al fianco di Amon. La Ferrari non si presenta ai nastri di partenza della stagione (in Sudafrica), esordendo direttamente nel secondo Gran Premio della stagione, quello di Monaco. È il 7 maggio 1967 e Bandini parte in prima fila, dal secondo posto, a fianco di Jack Brabham. Quando si accende il semaforo verde, Bandini prende subito il comando e spinge al massimo sull'acceleratore, guadagnando decimi su decimi nei confronti dell'inseguitore Denny Hulme. La malasorte è tuttavia dietro l'angolo per Bandini: dopo la disastrosa partenza, Brabham rompe il motore nel giro di pochi metri, riversando litri di olio sulla pista. Al secondo giro, Bandini, ignaro di quanto successo, finisce sulla macchia d'olio e sbanda, perdendo due posizioni, a vantaggio di Hulme e Jackie Stewart. Bandini non si dà per vinto e, rinfrancato anche dal ritiro dello scozzese, si mette all'inseguimento di Hulme. La Ferrari del romagnolo guadagna secondo su secondo e al 61° dei 100 giri previsti fa segnare un distacco di appena 7,6 secondi dal neozelandese. Ma proprio a questo punto Bandini trova sulla sua strada due doppiati, Pedro Rodriguez e Graham Hill. Il primo si fa facilmente superare, ma il secondo, forse ricordandosi del Gran Premio del Messico del 1964, compie un duro ostacolo nei confronti di Bandini. Il ferrarista riesce a superare Hill solo dopo diversi giri e con un distacco ormai di 12 secondi da Hulme. Ma gli sforzi per sorpassare il pilota della Lotus lo hanno spossato. Nei giri seguenti Bandini perde tempo ulteriore, tanto che all'80° giro il suo distacco da Hulme è ormai salito a 20 secondi. Poi, all'82° giro si consuma la tragedia. Bandini giunge alla chicane del porto a velocità nettamente superiore a quella di solito tenuta dai piloti in quel punto: la Ferrari non tiene più la pista, sbanda e colpisce una bitta di ormeggio delle navi, sollevandosi e ricadendo a terra ormai avvolta dalle fiamme. I soccorsi non riescono a spegnere le fiamme tempestivamente, anche perché c'è chi pensa che Bandini sia finito in acqua (com'era successo ad Alberto Ascari nel 1955): ma quando, tre minuti e mezzo dopo l'impatto, le fiamme sono domate, la sagoma del pilota, ormai privo di sensi, è chiaramente visibile all'interno della Ferrari. Bandini viene trasporatato al Nosocomio di Montecarlo in condizioni critiche, con una profonda ferita alla milza e ustioni su oltre il 60% del corpo. Purtroppo ogni tentativo dei medici risulta vano e Lorenzo Bandini muore, dopo settanta ore di agonia, il 10 maggio 1967. Le indagini apertesi dopo l'incidente fanno chiarezza sulle cause. Senz'altro la prima fu la stanchezza di Bandini, la cui vettura fu trovata in quinta marcia, anziché in terza (come avrebbe dovuto essere nel punto dell'incidente). Ma pure un insieme di altri fattori avevano contribuito a rendere più drammatica una vicenda che forse poteva concludersi meno tragicamente: pesanti accuse sono lanciate in proposito contro la sicurezza dell'autodromo monegasco, specie a causa della presenza di lamiere metalliche e bitte per l'ormeggio (pericolosissime se colpite a quelle velocità dalle monoposto da corsa), nonché di balle di fieno per attutire gli impatti (ma anche le prime ad incendiarsi). In più i soccorritori non indossavano tute antiincendio e i primi estintori a loro disposizione erano di scarsa capacità: in tal modo essi non si erano potuti avvicinare a distanza sufficiente per spegnere le fiamme all'auto di Bandini, né erano riusciti a domare il rogo tempestivamente. La morte di Bandini, amatissimo dagli appassionati di Formula 1 del tempo e dagli italiani tifosi della Ferrari, lascia un grande vuoto nel mondo automobilistico. Ai funerali, svoltisi a Reggiolo, parteciperanno oltre 100.000 persone. Dopo la morte di Lorenzo Bandini, Enzo Ferrari non volle più ingaggiare piloti italiani nella sua scuderia, salvo poi cambiare idea nel 1985, quando volle Michele Alboreto al volante di una "rossa". Nel 1992 il comune di Brisighella ha istuito in onore del compianto ferrarista il "Trofeo Lorenzo Bandini", assegnato ogni anno al miglior pilota emergente della F1 (ad eccezione del 1997, trentennale della morte di Bandini, quando il trofeo fu assegnato a Luca Cordero di Montezemolo, e del 2003, quando a riceverlo fu Michael Schumacher). Manfred on the Jungfrau/Madox Brown.
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