domenica 16 dicembre 2007

Ludwig Van Beethoven

Ludwig van Beethoven (Bonn, 16 dicembre 1770Vienna, 26 marzo 1827) è stato un compositore e pianista tedesco. La sua opera si estende cronologicamente dal periodo classico agli inizi del romanticismo. Ultimo grande rappresentante del classicismo viennese (dopo Gluck, Haydn e Mozart) Beethoven preparò l'evoluzione verso il romanticismo musicale ed influenzò tutta la musica occidentale per larga parte del XIX secolo. Personalità inclassificabile («Voi mi avete dato l'impressione di essere un uomo con molte teste, molti cuori, molte anime» disse di lui Haydn verso il 1793), la sua arte si espresse in tutti i generi, e benché la musica sinfonica fosse la fonte principale della sua popolarità universale, è nelle opere per pianoforte e nella musica da camera che il suo impatto fu più considerevole. Superando attraverso una ferrea volontà le prove di una vita segnata dal dramma della sordità, che celebra nella sua musica il trionfo dell'eroismo e della gioia quando il destino gli prescriveva l'isolamento e la miseria, ha meritato nei primi anni del Novecento la celebre affermazione dello scrittore e Premio Nobel Romain Rolland «Egli è molto avanti al primo dei musicisti. È la forza più eroica dell'arte moderna.» espressione di una fede inalterabile nell'uomo e di un ottimismo volontario, dedicando la creazione musicale come azione di un uomo libero e indipendente. L'opera di Beethoven ha fatto di lui una delle figure più significative nella storia della musica. La famiglia di Ludwig van Beethoven era di modeste condizioni e perpetuava una tradizione musicale da almeno due generazioni. Il nonno paterno, che si chiamava anch'egli Ludwig van Beethoven discendeva da una famiglia fiamminga di contadini e lavoratori manuali originaria del Brabante. La particella «van» non ha dunque origini nobiliari e la parola «Beethoven» deriva con ogni probabilità dalla regione olandese Betuwe situata nella Provincia di Gheldria. Uomo rispettato e buon musicista, si era trasferito a Bonn nel 1732, diventando Kapellmeister del Principe elettore di Colonia e sposando nel 1733 Maria Josepha Pall. Suo padre, Johan van Beethoven era musicista e tenore alla Corte dell'Elettore. Uomo mediocre e brutale, dedito all'alcool, educò i suoi bambini con grande rigore. La madre, Maria Magdalena van Beethoven, nata Keverich era nativa di Ehrenbreitstein, nei pressi di Coblenza ed era la figlia di un cuoco dell'Elettore di Trèves. I suoi antenati, con ogni probabilità, provenivano dalla Mosella con radici croate. All'età di 16 anni, nel 1762 andò sposa a un servo e cameriere del Principe elettore di Trèves, chiamato Laym, e da lui ebbe un figlio che morì abbastanza presto. A soli 18 anni, nel 1764, rimase vedova. Tre anni più tardi, il 12 novembre 1767, contrasse un secondo matrimonio con Johan van Beethoven, e il 2 aprile 1769 venne battezzato il loro primo figlio, Ludwig Maria van Beethoven, che morì dopo appena sei giorni. Il 17 dicembre 1770 nella Remigiuskirche (Chiesa di San Remigio) di Bonn il suo terzo figlio – il secondo del loro matrimonio – venne battezzato e registrato con il nome di "Ludovicus van Beethoven" nel libro di battesimo. La sua data di nascita, generalmente accettata al 16 dicembre 1770, allo stato attuale non è possibile documentarla con certezza. La sua casa natale, detta Beethoven-Haus, oggi un museo, è situata in Bonngasse 20. Dal secondo matrimonio Maria Magdalena avrà altri cinque figli, dei quali soltanto due raggiungeranno l'età adulta e avranno un ruolo molto importante nella vita di Beethoven; Kaspar Anton Karl e Nikolaus Johann. Descritta come donna di carattere dolce ma con frequenti cadute depressive, ella venne inizialmente amata dai figli, che in seguito la cancelleranno dal loro ricordo. Non passò molto tempo prima che Johan van Beethoven individuasse il dono musicale dei figli e tentasse di realizzare le loro doti eccezionali traendone il meglio per sé soprattutto dal lato economico. Pensando a Mozart bambino, esibito anch'esso dal padre in concerto attraverso tutta l'Europa una quindicina di anni prima, intraprese fin dal 1775 l'istruzione musicale di Ludwig e, dinanzi alle sue disposizioni eccezionali, tentò nel 1778 di presentarlo come virtuoso di pianoforte attraverso la Renania, da Bonn a Colonia. Ma dove Leopold Mozart aveva dato prova di sottile pedagogia nell'educazione dei figli, Johan van Beethoven sembra essere stato capace soltanto di autorità e brutalità: pare che spesso, completamente ubriaco, costringesse Ludwig ad alzarsi da letto a tarda notte, ordinandogli di suonare il pianoforte o il violino per i suoi amici. Il tentativo di trasformare Ludwig in un bambino prodigio non ebbe esito, se si eccettua un viaggio nei Paesi Bassi nel 1781. L'amicizia, iniziata sin dai tempi dell'infanzia, con il medico Franz Gerhard Wegeler gli schiuse le porte nella casa della famiglia von Breuning, ai quali fu attaccato per tutta la vita. Helene von Breuning era la vedova di un consigliere di corte, e richiedeva un insegnante di pianoforte per i propri figli. Ludwig, definito da Wegeler nelle sue memorie spesso stravagante e scontroso, venne trattato come un componente della famiglia, si ritrovò a perfetto agio e si mosse con disinvoltura in un ambiente intellettuale, fine e cordiale, dove si discuteva di arte e letteratura, e dove la sua personalità aveva modo di svilupparsi con pienezza. Il giovane Ludwig compose, tra il 1782 e il 1783, le sue prime opere per pianoforte, le Nove Variazioni su una Marcia di Dressler WoO 63, pubblicate a Mannheim e le tre Sonatine dette all'Élettore che segnano simbolicamente l'inizio della sua produzione musicale. Nel 1784 viene nominato nuovo Principe elettore l'arciduca Maximilian Franz d'Asburgo, fratello dell'Imperatore Giuseppe II e Gran Maestro dell'Ordine Teutonico che, dopo aver abolito la tortura e promesso una riforma giudiziaria, si occupa della nomina del nuovo Kapellmeister. Aumentò lo stipendio a Johan van Beethoven, nonostante avesse ormai perso quasi completamente la voce, e nomina Ludwig, diventato ormai suo mecenate al ruolo di secondo organista di corte con uno stipendio annuo di 150 fiorini. Nel 1789 s'iscrive all'Università di Bonn, fondata tre anni prima, per soddisfare quelle curiosità intellettuali indispensabili per chi, come lui, non si sente uno stipendiato di corte ma un artista indipendente. Beethoven venne notato dal conte Ferdinand von Waldstein e il suo ruolo si rivelerà determinante per il giovane musicista. Portò Beethoven una prima volta a Vienna nell'aprile 1787, soggiorno durante il quale avrebbe avuto un incontro fugace con Mozart. Ma soprattutto, nel luglio 1792, presentò Beethoven a Franz Joseph Haydn il quale, appena reduce da una tournée in Inghilterra si era stabilito a Bonn. Dopo un concerto tenuto in suo onore, impressionato dalla lettura di una cantata composta da Beethoven (probabilmente quella sulla morte di Giuseppe II WoO 87 o quella sull'arrivo di Leopoldo II) pur essendo conscio e lucido sulle carenze avute sulla sua istruzione, Haydn lo invitò a proseguire gli studi a Vienna sotto la sua direzione. Cosciente di ciò che rappresentava, a Vienna, l'insegnamento di un musicista della reputazione di Haydn, e quasi privato dei suoi legami familiari a Bonn (sua madre era morta di tubercolosi nel luglio 1787, seguita in settembre da quella della sorella di appena un anno. Suo padre, devastato dall'alcoolismo, era stato messo in pensione nel 1789 ed era incapace di garantire la sussistenza della famiglia). Beethoven, che di fatto si assume il compito di essere a capo della famiglia a tutela dei fratelli Kaspar e Nikolaus, è costretto ad accettare. Con il permesso dell'elettore – che gli promette in ogni caso di conservargli il posto da organista e lo stipendio – e raccolti in un album gli auguri degli amici, tra i quali la ventenne allieva Leonore Breuning che gli scrive versi di Johann Gottfried Herder: «Che l'amicizia con il bene cresca come si allunga l'ombra della sera finché sia spento il sole della vita» la mattina del 3 novembre 1792 lascia definitivamente Bonn e le rive del Reno per non farvi mai più ritorno, portando con sé una lettera di Waldstein rimasta famosa, nella quale il conte gli profetizza un passaggio di consegne, tramite Haydn, dello spirito musicale di Mozart. Alla fine del XVIII secolo, Vienna era la capitale incontrastata della musica occidentale e rappresentava la migliore possibilità per un musicista desideroso di fare carriera. Al suo arrivo, a soltanto ventidue anni, aveva già composto un buon numero di opere, delle quali nessuna raggiunse importanza. Era ancora lontano dalla sua maturità artistica, cosa che lo distingueva fondamentalmente da Mozart. Infatti, benché Beethoven fosse arrivato a Vienna meno di un anno dopo la scomparsa del suo famoso predecessore, che adulava, il mito del «passaggio di consegne» non poteva resistere ancora a lungo ai fatti: è ancora come pianista virtuoso che ambiva a consolidare la sua reputazione, molto prima di farsi un nome come compositore. Quanto all'insegnamento di Haydn, per quanto di prestigio, risultò deludente sotto diversi aspetti. Da un lato, Beethoven si mise in testa rapidamente che il suo insegnante fosse geloso del suo talento; dall'altro lato, Haydn non tardò ad irritarsi dinanzi all'indisciplina e all'audacia musicale del suo allievo. Nonostante una stima reciproca più volte ricordata dagli storici, il padre della sinfonia non ebbe mai con Beethoven le relazioni di profonda amicizia che aveva avuto con Mozart e che erano state all'origine di un emulazione così fertile. Tuttavia Haydn esercitò un influenza profonda e duratura sull'opera di Beethoven, e più tardi quest'ultimo riconobbe tutto ciò che doveva al suo insegnante. Dopo una nuova partenza di Haydn per Londra (gennaio 1794), Beethoven proseguì studi sporadici fino all'inizio del 1795 con diversi altri professori fra cui il compositore Johann Schenk e ad altri due prestigiosi testimoni dell'epoca mozartiana: Johann Georg Albrechtsberger e Antonio Salieri. Il primo, in particolare, organista di corte e Kapellmeister nella cattedrale di Santo Stefano, gli fornirà preziosi insegnamenti sulla costruzione del contrappunto polifonico. Terminato il suo apprendistato, Beethoven si stabilì definitivamente a Vienna: già poco dopo il suo arrivo era stato raggiunto dalla notizia della morte del padre, avvenuta per cirrosi epatica il 18 dicembre 1792 e la fuga improvvisa del Principe elettore di Bonn, conquistata dall'esercito francese, perdendo così sia la pensione del padre, sia lo stipendio di organista. Le lettere di presentazione di Waldstein e il suo talento di pianista lo avevano fatto conoscere e apprezzare alle personalità dell'aristocrazia viennese, appassionata di opera lirica. Dopo aver pubblicato i suoi primi tre Trii per piano, violino e violoncello sotto il numero di opus 1, e quindi le sue prime Sonate per pianoforte, Beethoven diede il suo primo concerto pubblico il 29 marzo 1795 per la creazione del suo Concerto per pianoforte e orchestra n° 2 che fu di fatto composto per primo, all'epoca di Bonn. Nel 1796 Beethoven intraprese un giro di concerti che lo condusse da Vienna a Berlino passando in particolare per Dresda, Lipsia, Norimberga e Praga. Se il pubblico lodò incondizionatamente la sua virtuosità e la sua ispirazione al pianoforte, il suo entusiasmo gli valse lo scetticismo dei critici più conservatori, perlopiù rimasti seguaci di Mozart. Mentre la sua attività creatrice si intensificava (composizione delle Sonate per piano n. 5 e n. 7, e delle prime Sonate per violino e pianoforte), il compositore partecipò almeno sino al 1800 a tenzoni musicali molto frequentati dalla buona società viennese e che lo consacrarono come il primo virtuoso di Vienna. Pianisti apprezzati come Muzio Clementi, Johann Baptist Cramer, Josef Gelinek, Johann Hummel e Daniel Steibelt ne fecero le spese. Alla fine del Settecento iniziarono ad arrivare anche i primi capolavori, che comprendono il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 (1798), i primi sei Quartetti d'archi (1798-1800), il Settimino per archi e fiati (1799-1800) e nelle due opere che iniziarono a intravedere il carattere del musicista: la Sonata per pianoforte n. 8, detta Patetica (1798-1799) e la Prima Sinfonia (1800). Benché l'influenza delle ultime sinfonie di Haydn fosse evidente, quest'ultima in particolare era già impregnata dal carattere beethoveniano (in particolare nel terzo movimento, detto scherzo) e conteneva in germe la promessa di riuscita dei più grandi lavori. Il Primo Concerto e la Prima Sinfonia vennero presentati con grande successo il 2 aprile 1800, data della prima Accademia di Beethoven (concerto organizzato dallo stesso musicista e dedicato esclusivamente alle sue opere). L'anno 1802 segnò una prima grande svolta nella vita del compositore. Nel segreto più grande, iniziava a prendere coscienza di una sordità che doveva irrimediabilmente progredire fino a diventare totale prima del 1820. Costretto all'isolamento per timore di dover rivelare in pubblico questa terribile verità, Beethoven guadagnò di conseguenza una reputazione di misantropo di cui soffrì in silenzio fino al termine della sua vita. Cosciente che la sua infermità gli avrebbe proibito presto o tardi di prodursi come pianista e forse comporre, pensò per un momento al suicidio, quindi espresse nello stesso momento la sua tristezza e la fede nella sua arte in una lettera, indirizzata ai fratelli, che a noi è giunta sotto il nome di Testamento di Heiligenstadt, che non fu mai inviata e venne trovata soltanto dopo la sua morte. Fortunatamente, la sua vitalità creatrice non si arrestò. Dopo la composizione della Sonata per violino n. 5 detta La Primavera (Frühlings, 1800) e della Sonata per pianoforte n. 14 detta Al Chiar di Luna (1801), è durante questo periodo di crisi morale e spirituale che compose la gioiosa e misconosciuta Seconda Sinfonia (1801-1802) e il più scuro Concerto per pianoforte n. 3 (1800-1802) dove nella tonalità in do minore, si annunciava chiaramente la caratteristica personalità del compositore. Queste due opere vennero accolte molto favorevolmente il 5 aprile 1803, ma per Beethoven una pagina si girava, e di conseguenza la sua carriera subiva un evoluzione. Privato della possibilità di esprimere tutto il suo talento e guadagnarsi da vivere come interprete, si dedicava interamente alla composizione con un coraggio e una forza di carattere che nulla lasciava presagire ciò che sarebbe seguito. Ad uscire dalla crisi del 1802 si annunciava l'eroismo che trionfava nella Terza Sinfonia. La Sinfonia n. 3, detta «Eroica» segna una tappa capitale in tutta l'opera di Beethoven, non soltanto a causa della sua potenza espressiva e della sua lunghezza fino ad allora rara, ma anche perché inaugurava una serie di opere brillanti, notevoli nella loro durata e nella loro energia, caratteristiche dello stile del secondo periodo di Beethoven, detto «stile eroico». Il compositore intendeva inizialmente dedicare questa sinfonia al generale Napoleone Bonaparte, nel quale vedeva il salvatore degli ideali della Rivoluzione francese. Non appena apprese la notizia della proclamazione dell'Impero francese (maggio 1804), infuriato, cancellò velocemente la dedica. Infine, il capolavoro ricevette il titolo «Grande sinfonia Eroica per celebrare la memoria di un grande uomo». La genesi della sinfonia si estese dal 1802 al 1804 e la presentazione pubblica, avvenuta il 7 aprile 1805 smorza gli entusiasmi: quasi tutti la giudicano troppo lunga. Beethoven non ebbe nessun risentimento, dichiarando soltanto di trovare questa sinfonia molto breve fino a quando non ne avrebbe composta una della durata superiore a un'ora, e doveva, fino alla composizione della Nona, considerare l'Eroica come la migliore delle sue sinfonie. Anche nella scrittura pianistica lo stile si evolveva: fu nel 1804 con la Sonata per pianoforte n. 21 dedicata al conte Waldstein di cui porta il nome, che colpì gli spettatori per la sua grande virtuosità e con le capacità che esigeva da parte dello strumento. Di stampo simile sorse la grandiosa Sonata per pianoforte n. 23 detta Appassionata (1805), al quale segue il Triplo Concerto per pianoforte, violino, violoncello e orchestra (1804). Nel luglio 1805 il compositore incontrò Luigi Cherubini che non nascondeva la sua ammirazione. A trentacinque anni, Beethoven affrontò il genere musicale per il quale Mozart era più portato, l'opera lirica. Nel 1801 si era entusiasmato per il libretto Léonore o l'amore coniugale del francese Jean-Nicolas Bouilly, e l'opera Fidelio, che portava originariamente nel titolo il nome della sua eroina, Léonore, venne iniziato fin dal 1803. Ma l'opera diede al suo autore difficoltà impreviste. Accolta male al debutto (soltanto tre rappresentazioni nel 1805), con Beethoven che si ritiene vittima di una cabala, il Fidelio doveva conoscere non meno di tre versioni cambiate (1805, 1806 e 1814) e soltanto l'ultima conobbe un'accoglienza adeguata alla sua misura. Beethoven aveva composto un'opera oggi considerata fondamentale nel repertorio lirico ma questa esperienza non venne ripetuta a causa delle troppe amarezze subite, anche se studiò alcuni altri progetti tra cui un Macbeth ispirato all'opera di Shakespeare, e soprattutto il Faust di Goethe, verso la fine della sua vita. Gli anni tra il 1806 e il 1808 furono quelli più fertili di capolavori in tutta la sua vita: il solo anno 1806 vide la composizione del Concerto per pianoforte n. 4, dei tre Quartetti per archi n. 7, n. 8 e n. 9 dedicati al conte Andrei Razumovsky, della Quarta Sinfonia e del Concerto per violino. Nell'autunno di quell'anno Beethoven accompagnò il suo mecenate, il principe Carl Lichnowsky, nel suo castello di Slesia e, in occasione di questo soggiorno, fece la dimostrazione più luminosa della sua volontà di indipendenza. Poiché Lichnowsky aveva minacciato di mettere Beethoven agli arresti se si ostinava a rifiutare un esibizione al piano per alcuni ufficiali francesi ospiti del suo castello (la Slesia era in quel momento occupata dall'esercito napoleonico dopo Austerlitz) il compositore lasciò il suo ospite dopo un violento litigio e gli inviò un biglietto che fa a meno di qualsiasi commento. Fa allora domanda di impiego alla Direzione dei Teatri Imperiali, dove si impegna a consegnare annualmente un'opera e un'operetta richiedendo la somma di 2400 fiorini e una percentuale sugli incassi dalla terza rappresentazione di ciascun opera, ma la domanda non viene accolta. Se si è messo in difficoltà perdendo le entrate del suo principale mecenate, Beethoven era riuscito ad affermarsi come artista indipendente e liberarsi simbolicamente dal patronato aristocratico. Ormai lo stile eroico poteva raggiungere il suo parossismo. Dando seguito al suo desiderio di «affrontare il suo destino alla gola» espresso a Wegeler nel novembre 1801, Beethoven mise in cantiere la Quinta Sinfonia. Attraverso il suo celebre motivo ritmico di quattro note esposto fin dal primo movimento e che irradia tutta l'opera, il musicista intendeva esprimere la lotta dell'uomo con il suo destino, e il trionfo finale. L'ouverture Coriolano, con la quale condivide la tonalità in do minore, era della medesima epoca. Composta contemporaneamente alla Quinta, la Sinfonia pastorale sembra quella più contrastata. Descritta da Michel Lecompte come «la più serena, la più ridotta e la più melodica delle nove sinfonie» e nel medesimo momento la più atipica è l'omaggio alla natura di un compositore profondamente innamorato della campagna, nella quale trovava da allora sempre la calma e la serenità propizie alla sua ispirazione. Autentica anticipatrice del romanticismo musicale, la Pastorale porta come sottotitolo questa frase di Beethoven «Espressione di sentimenti piuttosto che pittura» e ciascuno dei suoi movimenti porta un'indicazione descrittiva: era nata la musica a programma. Il concerto dato da Beethoven il 22 dicembre 1808 fu certamente una delle più grandi Accademie della storia (con quella del 7 maggio 1824). Furono eseguiti in prima assoluta la Quinta e la Sesta sinfonia pastorale, il Concerto per pianoforte n. 4, la la Fantasia corale per piano e orchestra e due inni dalla Messa in do maggiore composta per il principe Esterházy nel 1807. Dopo la morte di Haydn nel maggio 1809, benché gli restassero avversari artistici determinati, non si trovava più un modo per contestare il posto di Beethoven nel pantheon dei musicisti. Nonostante varie difficoltà il catalogo delle sue opere continuava ad arricchirsi: gli anni 1809 e 1810 videro ancora la nascita di numerosi capolavori, dal brillante Concerto per pianoforte n. 5 che creò Carl Czerny alle musiche di scena per l'ouverture recitata in nove parti Egmont tratta da Goethe, passando per il Quartetto d'archi n. 10 detto «delle Arpe». È a causa della partenza improvvisa del suo allievo e amico, l'arciduca Rodolfo, che Beethoven compose la Sonata per pianoforte n. 26 detta «Les adieux, l'absence, le retour». Gli anni tra il 1811 e il 1812 videro il compositore raggiungere il punto massimo della sua vita creatrice. Il Trio per pianoforte n. 7 detto «All'Arciduca» e la Settima Sinfonia rappresentano l'apogeo del periodo «eroico». Sul piano personale, la vita sentimentale di Beethoven ha suscitato una notevole quantità di commenti da parte dei suoi biografi. Il compositore ebbe flebili storie con numerose donne, generalmente sposate, ma non conobbe mai quella felicità coniugale alla quale aspirava e della quale tesserà un apologia nel Fidelio. Nel maggio 1799 Beethoven divenne insegnante di pianoforte di due figlie della contessa Anna von Seeberg, vedova Brunswick, la ventiquattrenne Therese o Thesi e la ventenne Josephine o Pepi, oltre che una cugina di queste, la sedicenne Giulietta Guicciardi, ispiratrice e dedicataria della Sonata per pianoforte n. 14 detta Al Chiar di Luna. Quest'ultima è il primo amore di Beethoven: fidanzata con il conte Robert Wenzel Gallenberg, sposerà quest'ultimo il 30 ottobre 1803 e si stabilirà a Napoli con lui, diventato direttore dei Balletti di Corte. Faranno entrambi ritorno a Vienna nel 1821, dove il conte, oberato dai debiti, litigherà con il musicista, mentre sua moglie lo incontrerà un ultima volta per ricordargli il loro passato e chiedere 500 fiorini in prestito. Anche Josephine von Brunswick, perennemente sorvegliata dalla sorella Therese, ebbe una relazione con il musicista che fu la più duratura: continuò dopo un primo matrimonio con il conte Joseph von Deym, dal quale ebbe tre figli, nel gennaio 1804 e anche al secondo matrimonio, avvenuto nel 1810 con il barone Christoph von Stackelberg, che l'abbandonerà due anni più tardi. Il 9 aprile 1813, con grande scandalo della famiglia, Josephine diede alla luce una bambina, Minona, affidata alla sorella. Un po' più fugaci furono gli incontri con la contessa Anna Maria von Erdody rimasta paralizzata a causa della perdita del figlio, che rimase comunque sua intima confidente, vivrà in casa sua per qualche tempo nel 1808 e parteciperà alla ricerca di ricchi mecenati per suo conto (le dedicherà le due Sonate per violoncello n. 4 e 5), la cantante lirica berlinese Amalie Sebald, incontrata a Teplitz tra il 1811 e il 1812, e la contessa Almerie Ersterhazy. Nel 1810, con Thérese Malfatti, ispiratrice della celeberrima bagatella per pianoforte Per Elisa WoO 59, Beethoven progettò un matrimonio che non andrà in porto e che gli provocherà una delusione profonda. Un altro evento importante nella vita sentimentale del musicista fu la scrittura della celeberrima Lettera all'amata immortale, redatta in tre riprese a Teplitz tra il 6 e il 7 luglio 1812. La destinataria resterà forse per sempre un mistero. Le forze di Beethoven ritornarono pienamente nel 1817, epoca nella quale scrisse una nuova opera destinata ad essere la più vasta e complessa composta fino ad allora, la Sonata per piano n. 29 op. 106 detta Hammerklavier. Esplorando oltre ogni limite tutte le possibilità dello strumento, di durata superiore ai quaranta minuti, lasciò indifferenti i pianisti contemporanei di Beethoven che la giudicarono ineseguibile e ritenevano che, ormai, la sordità del musicista gli rendesse impossibile una corretta valutazione delle possibilità sonore. Con l'eccezione della Nona Sinfonia lo stesso giudizio lo si avrà per tutte le restanti opere composte da Beethoven, di cui egli stesso prenderà coscienza di quanto fossero avanti per architettura sonora rispetto ai loro tempi. Dolendosi poco dei frequenti reclami dei vari interpreti, dichiarò al suo editore nel 1819: «Ecco una sonata che darà filo da torcere ai pianisti, quando la eseguiranno tra cinquanta anni». A partire da questa epoca, rinchiuso totalmente nella sua infermità, iniziava ad essere circondato da una corte di allievi, ammiratori, serventi che lo adulano e spesso lo irritano, e comunicava con loro tramite i Quaderni di conversazione riempiti sia dal musicista che trascritti dai suoi collaboratori, i quali costituiscono oggi una testimonianza inestimabile sull'ultimo periodo di vita del compositore. Beethoven era sempre stato credente, senza praticare assiduamente, ma il suo entusiasmo aumentato per il Cristianesimo gli diede un grande aiuto per uscire dai suoi anni più duri, come testimoniarono le numerose citazioni di carattere religioso che ricopiò nei suoi quaderni a partire dal 1817. La colossale Missa Solemnis in re maggiore richiese al musicista quattro anni di duro lavoro. Beethoven aveva studiato a lungo le Messe di Bach e l'oratorio Messiah di Haendel durante la composizione della Missa Solemnis che dichiarò varie volte di essere «la mia migliore opera, il mio più grande lavoro». Parallelamente a questo lavoro vennero composte le tre ultime Sonate per pianoforte n. 30, 31 e 32 il cui ultimo, l'opera 111, si completa di su un arietta di variazioni di una alta spiritualità che eleva le sue ultime pagine per pianoforte. Ma gli restava di comporre ancora un ultimo capolavoro pianistico: l'editore Anton Diabelli aveva invitato nel 1822 tutti i compositori del suo tempo per scrivere una variazione su un valzer molto semplice nella sua composizione. Dopo aver studiato questo valzer, Beethoven superò lo scoglio proposto e tirò fuori una raccolta di 33 variazioni che Diabelli ritenne comparabili alle famose Variazioni Goldberg composte da Bach ottanta anni prima. Attraverso il suo indimenticabile finale, dove viene introdotto il coro, l'innovazione nella scrittura sinfonica della Nona Sinfonia appariva, sulla linea della Quinta, come un'evocazione musicale del trionfo della gioia e della fraternità sulla disperazione, e prendeva la dimensione di un messaggio umanista e universale. La sinfonia venne eseguita per la prima volta davanti a un pubblico in delirio il 7 maggio 1824 e Beethoven riannoda per l'ultima volta i fili del grande successo. È in Prussia e in Inghilterra, dove la notorietà del musicista era da tempo commisurata in base al suo genio, che la sinfonia ebbe il successo più folgorante. Molte volte invitato a Londra (come lo era stato Haydn) Beethoven ebbe la tentazione verso la fine della sua vita di stabilirsi in Inghilterra, paese che ammirava per la sua vita culturale e per la sua democrazia, che opponeva sistematicamente alla frivolezza della vita viennese, ma questo progetto non si realizzò e Beethoven non conobbe mai il paese del suo idolo Handel. L'influenza di quest'ultimo fu particolarmente sensibile nel periodo tardo di Beethoven, che compose nel suo stile, tra il 1822 e il 1823, l'ouverture La Consacrazione della Casa. Il 15 ottobre 1825 si trasferisce nel suo ultimo appartamento viennese, al numero 15 della Schwarzspanierstrasse, in due stanze che fanno parte di quello che era stato un convento degli Spagnoli Neri, lungo le mura della capitale austriaca. Alla fine dell'estate 1826, mentre completava il suo ultimo Quartetto n. 16, Beethoven progettava ancora numerose opere: una decima sinfonia della quale sono giunti sino a noi alcuni schizzi, una ouverture su temi di Bach, il Faust ispirato a Goethe, un'oratorio sul tema biblico di Saul e Davide, un altro sul tema degli Elementi e un Requiem. Ma il 30 luglio 1826 suo nipote Karl tentò il suicidio sparandosi un colpo di pistola e rimanendo leggermente ferito, giustificando il suo gesto col fatto di non aver più sopportato i continui rimproveri dello zio il quale, sconfortato, dopo aver rinunciato alla sua tutela in favore dell'amico Stephan Breuning, lo fa arruolare in un reggimento di fanteria, comandato dal suo amico barone Joseph von Stutterheim. La storia fece scandalo, e in attesa che Karl parta per la sua destinazione a Iglau, in Moravia, zio e nipote vanno a trascorrere una vacanza ospiti, ma dietro pagamento, del fratello Nikolaus Johann Beethoven, a Gneixendorf. Ritornato a Vienna il 2 dicembre 1826 su un carro scoperto e in una notte di pioggia, Beethoven contrasse una polmonite doppia da cui non doveva più risollevarsi; gli ultimi quattro mesi della sua vita furono segnati da un terribile logoramento fisico. La causa diretta della morte del musicista, secondo le osservazioni del suo ultimo medico (il dottor Andras Wawruch) sembra essere la decompensazione di una cirrosi epatica. Beethoven presentava una epatomegalia, un itterizia, un ascite (si diceva allora «idropisia addominale») nei diversi ordini dei membri inferiori, elementi di una sindrome cirrotica con ipertensione, e, costretto perennemente a letto, deve sottoporsi a un'operazione per rimuovere l'acqua accumulata. Fino alla fine il compositore restò circondato dai suoi amici tra i quali Anton Schindler e Stephan von Breuning, oltre alla moglie del fratello Johann e al musicista Anselm Huttenbrenner, che fu l'ultima persona a vederlo in vita. Alcune settimane prima della morte avrebbe ricevuto la visita di Franz Schubert, che non conosceva e si rammaricava di avere scoperto così tardi. È al suo amico, il compositore Ignaz Moscheles, promotore della sua musica a Londra, che invia la sua ultima lettera nella quale prometteva ancora agli inglesi di comporre una volta guarito, una nuova sinfonia per ringraziarli del forte sostegno. Ma era troppo tardi. Il 3 gennaio 1827 fa testamento, nominando il nipote Karl suo erede: il 23 marzo riceve l'estrema unzione e il giorno dopo perde conoscienza. Il 26 marzo 1827 Ludwig van Beethoven si spense all'età di 56 anni. Mentre Vienna non si occupava più della sua sorte da mesi, i suoi funerali, svoltisi il 29 marzo, riunirono una processione impressionante di almeno ventimila persone. Venne inizialmente sepolto nel cimitero di Wahring, a ovest di Vienna. Nel 1863 il corpo di Beethoven venne riesumato, studiato e di nuovo sepolto. Il suo teschio venne acquisito dal medico austriaco Romeo Seligmann per ricavare un modello del teschio, tuttora conservato al Center for Beethoven Studies presso la San José State University in California. I suoi resti vennero sepolti nel Zentralfriedhof nel 1888. Il suo segretario e primo biografo Anton Felix Schindler, nominato custode dei beni del musicista, dopo la sua morte distruggerà una grandissima parte dei Quaderni di conversazione e in quelli rimasti addirittura aggiungerà arbitrariamente frasi scritte di sua mano. La distruzione venne giustificata con il fatto che molte frasi erano attacchi grossolani e sfrenati ai membri della famiglia imperiale, contro l'imperatore e anche contro il principe ereditario, diventato anch'esso imperatore e con il quale aveva mantenuto rapporti stretti di amicizia, nonostante per gran parte della sua vita Beethoven fosse stato in costante rivolta contro le autorità superiori, le leggi e le ordinanze. Nei molti anni seguiti alla morte, furono formulate diverse ipotesi riguardanti una malattia di cui Beethoven avrebbe sofferto durante tutto l'arco dell'esistenza – indipendentemente dalla sordità, il compositore lamentava continui dolori addominali e di disordini alla vista – e attualmente tendono a stabilirsi al livello di un saturnismo cronico o intossicazione severa da piombo. Il 17 ottobre 2000, dopo quasi 200 anni dalla morte del compositore, fu il dottor William J. Walsh, direttore del progetto di ricerca su Beethoven (Beethoven Research Project), a rivelare questa ipotesi come causa probabile del decesso. Beethoven, grande degustatore del vino del Reno, aveva l'abitudine di bere su una coppa di cristallo di piombo, oltre ad aggiungere del sale al piombo per rendere il vino più zuccheroso. Dai risultati delle analisi sui suoi capelli furono riscontrati importanti quantità di piombo, e questi risultati sono stati confermati dalla Argonne National Laboratory, nei pressi di Chicago, grazie a ulteriori analisi di frammenti del cranio, identificati grazie al DNA. La quantità di piombo rilevata era effettivamente il segnale di una esposizione prolungata. Questa intossicazione di piombo fu la causa dei perpetui dolori al ventre che segnarono la vita di Beethoven, nonché dei suoi numerosi e repentini sbalzi d'umore e, forse, anche della sua sordità. Non ci sono comunque legami formali stabiliti e provati tra la sordità di Beethoven e la sua intossicazione da piombo; da quanto si dedurrà sulla scorta dell'autopsia, eseguita il giorno dopo la sua morte, il nervo acustico del musicista risultava essere completamente atrofizzato, pertanto nessuna cura dell'epoca poteva essere efficace. Il 30 agosto 2007 il patologo, ricercatore e medico legale viennese Christian Reiter rese pubblica la scoperta delle sue ricerche su due capelli del musicista. Secondo Reiter, Beethoven venne ucciso involontariamente dal suo medico Andras Wawruch durante uno dei quattro drenaggi ai quali fu sottoposto. Venne ferito con un bisturi, e per curare al meglio la ferita il medico usò un unguento al piombo, che veniva usato nell'Ottocento come antibatterico. Dipinto di Russol.

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