
Il rapporto con la sua patria di origine fu quasi sempre negativo. Marlene non perdonava alla Germania il regime nazista e anche se Goebbels e Hitler (che la corteggiò a lungo) avrebbero voluto che diventasse una delle grandi rappresentanti del nazismo, lei rifiutò sempre ogni proposta in tal senso. Il 2 aprile del 1930 emigrò negli Stati Uniti d'America. A causa di questo gran rifiuto molti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale verrà accolta con evidente astio dai suoi compatrioti che la riterranno una "traditrice" della patria. Negli Stati Uniti girerà Marocco, che nello stesso anno 1930 le varrà la nomination all'Oscar come migliore attrice. Dopo sette anni di permanenza negli USA ottiene la cittadinanza. I suoi familiari la seguono nell'avventura americana anche se ormai vive separata dal suo unico marito che convive con una sua ex-amica; del resto sono innumerevoli le avventure che si concede con amanti di ambo i sessi: la sua è una vita che molti definiscono scandalosa. Con gli Stati Uniti collaborò tenendo spettacoli di intrattenimento per le truppe americane e portando la sua arte in Nord Africa e in Europa negli ospedali da campo; cantava - con addosso una uniforme di sua creazione - la canzone pacifista Lili Marleen, che sarebbe poi diventata il suo inno. Nel 1950 riceve la Legion d'onore dal governo francese e, prima donna della storia, riceve la Medal of Freedom, massima onorificenza civile concessa in America.
Dal 1954, quando inizia a non essere più molto richiesta nel cinema, su consiglio di Nat King Cole si esibisce in spettacoli portati in giro per tutto il mondo con grande successo e dietro lauti compensi; interpreta canzoni come Falling In Love Again e La vie en rose. Negli anni '60 inserì nel suo repertorio anche alcuni brani di Bob Dylan, ma Lilì Marleen resterà la canzone che sarà il suo inno personale e che darà un marchio a tutta la sua carriera. La sua ultima esibizione in pubblico fu a Sydney nel 1975, mentre il suo ultimo film fu Gigolò, interpretato accanto a David Bowie. Nel 1984 l'attore Maximilian Schell le dedicò un bellissimo film-intervista, Marlene, che l'attrice accettò di fare solo per soldi. Non camminava già quasi più per via di una frattura al femore causata da una caduta in bagno mentre era, si disse, completamente ubriaca. Per non far sapere le sue condizioni si presentò all'intervista su una sedia a rotelle dichiarando di aver preso una storta ad una caviglia. Inoltre pretese ed ottenne dal regista di non apparire, se non in materiale di repertorio, e di far solamente udire la sua voce. Altre fonti riferiscono che la frattura fu causata da una caduta avvenuta durante l'uscita di scena dell'esibizione di Sydney: Marlene sarebbe caduta inciampando su un cavo. Fatto sta che quell'episodio di fatto mise fine alla sua carriera. Marlene non si riprese mai veramente. Marlene morì dopo circa dodici anni di immobilizzazione a letto, il 6 maggio 1992. La lunga degenza era stata accompagnata da fasi depressive acute, e la morte le dovette forse sembrare quasi una liberazione. Il decesso fu attribuito ufficialmente ad un infarto che la colpì nel sonno, ma le cause della morte sono sempre rimaste poco chiare, specialmente dopo le dichiarazioni rilasciate nel 2002 dalla sua segretaria Norma Bousquet, che disse che l'attrice si era suicidata con una forte dose di sonnifero.
La Dietrich venne sepolta il 16 maggio nel cimitero di Berlino, accanto alla madre. Grande scrittrice di lettere e diari, ha raccolto nella sua casa di Parigi circa 300.000 testimonianze della sua vita. A Berlino le è stata dedicata una piazza; pare che Bob Dylan si sia ispirato a lei nello scrivere la canzone Forever Young. Dichiaratamente bisessuale, la Dietrich ebbe molti amanti famosi sia nel mondo del cinema che tra scrittori famosi; ebbe anche molti amici tra gli omosessuali: le donne erano affascinate da lei per la sua mascolinità e gli uomini ammaliati dal suo fascino. Fu legata per un certo periodo con Noel Coward ma la relazione ebbe molti alti e bassi; l'amicizia finì con la morte di lui. Fu in seguito legata anche allo scrittore Erich Maria Remarque, il cui amore non era tuttavia ricambiato. Lo scrittore era molto geloso di Jean Gabin, reduce da una lunga relazione con l'attrice; (di Gabin dichiarò sempre che era stato l'unico vero uomo della sua vita) nonostante questo Remarque e la Dietrich ebbero anche in seguito una lunga corrispondenza (ma le lettere inviate dall'attrice allo scrittore sono state quasi tutte distrutte dall'ultima moglie di Remarque, l'attrice Paulette Goddard). Grande fumatrice (si dice che fumasse oltre quattro pacchetti di sigarette al giorno), sempre a dieta (appena acquisiva un po' di peso prendeva lassativi e beveva litri di acqua) ma, nonostante questo, ottima cuoca. Biografi e cronisti di gossip hanno scritto che sapesse preparare molto bene alcuni piatti che deliziavano i suoi amanti, incluso Jean Gabin, che pare stravedesse per il brodo preparato da Marlene. A breve distanza una dall'altra, fra il 1979 e il 1984, pubblicò due autobiografie, la seconda delle quali intitolata laconicamente Marlene D.. È stata la prima donna a farsi assicurare le gambe, stipulando un contratto con la società londinese Lloyd's. Filmografia scelta: L'angelo azzurro, Morocco, Shanghai Express, La taverna dei 7 peccati, Scandalo internazionale, Rancho Notorius, Il giro del mondo in 80 giorni, Testimone d'accusa, L'infernale Quinlan, Vincitori e vinti, Insieme a Parigi. Poster di Cobos
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