giovedì 20 dicembre 2007

Rik Van Looy l'Imperatore di Herentals

Rik van Looy - nome completo Hendrik van Looy - (Grobbendonk, 20 dicembre 1933) è un ex ciclista belga. Considerato uno dei più grandi e potenti velocisti - passisti della storia del ciclismo, è stato due volte campione del mondo su strada e dominatore delle corse in linea per oltre un decennio a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta. Rik van Looy è stato vincitore di tutte le classiche e soprannominato "Rik II" (per distinguerlo da un altro famoso corridore belga con lo stesso nome, Rik van Steenbergen). Proveniente dalla fiera regione di Anversa, figlio di Frans van Looy e di Dymphna Ludovica van Genecthen, secondo un aneddoto, il piccolo Hendrik una volta in estate distribuiva il latte al vicinato servendosi di una bicicletta grande e pesantissima: il nomignolo di Rik II (Rik il secondo) gli sarebbe stato appioppato da qualcuno, alludendo ironicamente al grande van Steenbergen, allora dominatore del ciclismo belga. Per ironia della sorte, proprio il piccolo lattaio sarebbe diventato il vero "Rik Secondo". Passato professionista nel 1953 dopo un'ottima attività da dilettante, per i primi tre anni ottenne soltanto modesti successi in corse di scarso rilievo, tanto che la squadra ciclistica italiana Bianchi, che lo aveva ingaggiato nel 1954 attraverso la collegata Touring, lo lasciò ad altre formazioni. Partecipò senza particolari meriti al Giro d'Italia del 1955 con la squadra ciclistica Girardengo - Eldorado. Quando ormai erano ormai in molti a dubitare del suo reale valore, nel 1956 vinse inaspettatamente il Giro d'Olanda e soprattutto la prestigiosa classica internazionale Gand-Wevelgem, che si aggiudicherà anche nel 1957. A contribuire alla maturazione del giovane asso fiammingo, il matrimonio con Nini Marien, dal quale nasceranno due figli. Nel 1957 fu ingaggiato dalla ricca squadra ciclistica sponsorizzata dalla Faema (macchine per caffè), allestita dall'italo argentino Carlo Emesto Valente, sotto la guida del mitico ex campione Learco Guerra. Quest'ultimo ebbe non pochi meriti nella formazione ciclistica del campione. La Faema mise a disposizione di van Looy un team di grandi campioni (furono suoi compagni di squadra grandi assi del ciclismo come il lussemburghese Charly Gaul e lo spagnolo Federico Bahamontes) e di fortissimi gregari belgi, scelti dallo stesso van Looy. Iniziò quindi un inarrestabile e praticamente ininterrotto susseguirsi di affermazioni che ne fecero uno dei plurivittoriosi del ciclismo internazionale. Nel suo palmares figurano tra l'altro, oltre a due mondiali professionisti, due campionati nazionali, 16 grandi classiche, 3 Giri nazionali, 6 corse a tappe, 100 tappe nei più importanti giri, 29 corse in linea in Belgio, 213 gare minori (371 successi: solo il "cannibale" Eddy Merckx lo supererà come numero complessivo di vittorie). Se alle corse in linea ed a tappe si aggiungono i criterium, i successi di van Looy sono stati ben 492. Il belga si meritò ben presto l'appellativo di "Imperatore di Herentals" per la sua origine fiamminga e per la superba regalità del suo ruolo nel gruppo. Rik van Looy era principesco nello stile: inconfondibile il suo stare in sella e la pedalata, ma anche l'autoritarismo, a tratti dispotico, con cui controllava la corsa grazie al prezioso e oscuro lavoro di valorosi luogotenenti a lui totalmente fedeli (la famosa "Guardia Rossa"). Tra essi il formidabile ed espertissimo ex gregario di van Steenbergen, Edgard Sorgeloos detto Labike (la biscia). Nell’uso della squadra per controllare le corse, van Looy si ispirò per sua stessa ammissione alla mitica formazione della Bianchi di Fausto Coppi. Tecnicamente, a van Looy si deve l'invenzione del cosiddetto "treno": in prossimità dell'arrivo i suoi gregari si mettevano in testa conducendo il gruppo ad andatura forsennata. Questa condotta di gara, oltre ad impedire agli avversari sortite negli ultimi chilometri, consentiva a van Looy di lanciare il suo lunghissimo sprint e vincere facilmente sul traguardo. In anni più recenti, tale tecnica è stata riproposta da sprinter puri molto potenti, come Mario Cipollini ed Alessandro Petacchi. Veloce e resistente, van Looy brillò in particolare nei Campionati mondiali che vinse in due consecutive occasioni (1960 e 1961). Nel 1960 in Germania con una facile volata batté il francese Darrigade ed il compagno di squadra Cerami. Nel 1961 a Berna con una straordinaria rimonta van Looy superò lo sfortunato azzurro Nino Defilippis detto "il cit", penalizzato sul traguardo da un banale guasto meccanico. In altre edizioni dei campionati del mondo van Looy colse due secondi posti (1956 e 1963), un terzo posto (tra i dilettanti nel 1953) ed un quarto posto (1957). Considerata la sua sostanziale imbattibilità nelle corse in linea, van Looy avrebbe potuto imporsi nelle competizioni iridate altre volte negli anni seguenti ma nel 1962 si presentò al via in precarie condizioni fisiche, convalescente per un brutto incidente accadutogli al Tour de France (era stato investito da una motocicletta al seguito), e l'anno successivo arrivò secondo, sconfitto da Benoni Beheyt in un convulso finale caratterizzato da scorrettezze reciproche. Ormai anziano, nel campionato mondiale di Imola (1968) fu protagonista iniziale della fuga decisiva con l'italiano Vittorio Adorni, che poi vinse per distacco. L’imperatore di Herentals vanta il primato (ancora ineguagliato) di avere vinto tutte le grandi classiche del suo tempo (Merckx non ha mai vinto la Parigi-Tours). Nel suo palmarès figurano, fra l'altro, tre Parigi-Roubaix (1961, 1962 e 1965, oltre a due secondi posti, un terzo ed un quarto posto nel 1959 nonostante una rovinosa caduta a pochi chilometri dal traguardo), una Milano-Sanremo (1958), due Giro delle Fiandre (1959 e 1962), una Freccia Vallone (1968), una Liegi-Bastogne-Liegi (1961), due Parigi-Tours (1959 e 1967) e un Giro di Lombardia (1959). Il campione fiammingo fu inoltre quattro volte campione nazionale: due volte da dilettante (1952 e 1953) e altrettante da professionista (1958 e 1963). Sfruttò naturalmente le sue straordinarie doti velocistiche anche nelle corse in pista: fu campione belga in varie specialità e si impose in dodici Sei giorni (quasi sempre in coppia con l’amico Peter Post, detto l’olandese volante). Colse inoltre un terzo posto nei campionati europei su pista del 1962, specialità Derny (dietro motori). Per la sua indomita combattività, van Looy contò moltissimi tifosi soprattutto in Belgio, dove restano famose le sue sfide prima con van Steenbergen, poi con il francese Jacques Anquetil ed Eddy Merckx. A questo proposito si racconta l'aneddoto del suo successore. Nel 1964 l’Imperatore aveva ormai scelto come suo erede il giovane Ward Sels, un ottimo passista fiammingo che correva nella sua formazione. Ma in squadra esordì anche un certo Eddy Merckx, che nel giro di un paio d'anni divenne di prepotenza il nuovo dominatore del ciclismo mondiale. Altre storiche rivalità furono quella con l’odiato sprinter belga Guido Reybrouck e in particolare quella con Benoni Beheyt. Quest’ultimo lo tradì nel mondiale del 1963 a Ronse in Belgio. Il giovane Beheyt, un velocista molto promettente, era stato incluso nel team belga per il mondiale proprio su scelta di van Looy. Ma per tutta la gara, dichiarò di avere i crampi, rifiutandosi di collaborare con i compagni. Arrivato a duecento metri dal traguardo, van Looy stava andando a vincere facilmente il mondiale davanti ai propri tifosi in delirio, quando spuntò a sorpresa il redivivo Beheyt che spostandolo con una manata gli soffiò la vittoria. Uno "sgarro" che Beheyt pagò a carissimo prezzo: osteggiato in ogni modo dal suo ex capitano e costretto a correre per una squadra olandese, praticamente non vinse più nulla. Dominatore nelle corse di un giorno, van Looy si distinse anche nelle corse a tappe dimostrando insospettate capacità anche in montagna. Essendo italiana la sua società ciclistica, Van Looy disputò un certo numero di Giri d’Italia. Dopo la breve esperienza del 1955, il belga si presentò al via nel 1959 con uno squadrone indossando la maglia di leader già alla prima tappa, che vinse in volata. Persa la maglia a cronometro, Van Looy recuperò nelle tappe successive. Ebbe però una crisi nelle prime salite, sotto gli attacchi degli specialisti Charly Gaul e Jacques Anquetil. Replicò vincendo altre tre tappe e lanciando un temerario attacco nella penultima tappa Aosta – Courmayeur sui due passi San Bernardo e Forclaz. Van Looy chiuse il Giro al quarto posto a 7’17’’ dal vincitore Charly Gaul. Nel Giro del 1960 l’imperatore colse tre successi di tappa e si distinse nella terribile tappa del Gavia, passando per primo su quattro passi dolomitici. A Milano fu premiato come miglior scalatore e colse l’undicesima piazza nella classifica finale. Nel 1961, la Faema colse al Giro ben otto successi di tappa, tre per Van Looy in maglia iridata e cinque per i suoi compagni Willy Schroeders, Louis Proost, Suarez e Van Est, oltre alla maglia rosa per Guillaume Van Tongerloo. Nella tappa decisiva sulle Dolomiti il “velocista” Van Looy fu protagonista di una fuga temeraria di 150 km partendo ai piedi del Monte Giovo e passando primo in cima (2129 m). Continuò quindi solitario sullo Stelvio (2505 m) con 7’35’’ di vantaggio. Arrivato a 12 km dalla cima, il campione del mondo era virtualmente in testa alla classifica, con 5 minuti di vantaggio ma subì uno strappo muscolare ed alla fine arrivò a Bormio con un ritardo di dieci minuti da Charly Gaul. Alla fine colse il settimo posto della classifica generale con 12 minuti e 38 secondi di ritardo dalla maglia rosa. Nel Giro d'Italia del 1962, impostato per preparare la prima partecipazione al Tour, colse due successi di tappa prima di ritirarsi. Van Looy si distinse anche al Tour de France, che disputò la prima volta nel 1962, ritirandosi per un incidente dopo un inizio molto brillante. Una moto del seguito lo investì nel corso di una tappa. Il campione fiammingo si comportò egregiamente nel Tour del 1963, nel quale arrivò decimo in classifica generale vincendo la maglia verde della classifica a punti e cogliendo 4 vittorie e 4 secondi posti. Anche in questa competizione, van Looy dimostrò inaspettate capacità di scalatore arrivando tra i primi in numerose tappe di montagna. Indossò anche la maglia gialla nell'edizione del Tour del 1965. In altre corse a tappe, il fiammingo colse due terzi posti nella Vuelta di Spagna (1959 e 1965). Conseguì numerose vittorie anche in corse a tappe minori: Giro d'Olanda (1956 e 1957), Vuelta Valenciana (1959), Giro del Belgio (1961), Giro di Sardegna (1959, 1962 e 1965). A Rik van Looy furono assegnati alcuni riconoscimenti sportivi di assoluto rilievo: due Trofei delle Fiandre (1958 e 1959), il Trophée E. Gentil (1959), il Trophée du Mérite Sportif nel 1960, un secondo posto al Challenge Desgrange-Colombo del 1958, oltre a numerosi piazzamenti nel Super Prestige Pernod dal 1959 al 1967. Nel 1962, alla sua squadra Faema Flandria fu assegnata la Coppa del Mondo. Il fiammingo, dopo aver militato per sei anni nella Faema (nel 1962 come Faema-Flandria), corse anche nella società ciclistica GBC (1963), nella squadra della Solo - Superia (1964-66), sponsorizzata da una ditta di margarina, e negli ultimi quattro anni di carriera nella formazione olandese della Willem II, sponsorizzata da una ditta produttrice di sigari. Vestì anche la maglia della squadra ciclistica italiana Cynar nel Giro d'Italia del 1967. Ritiratosi dall'attività agonistica a trentasette anni nell'agosto del 1970, il belga è stato in seguito direttore sportivo di alcune formazioni professioniste belghe: il team Ijsboerke dal 1972 al 1975, il team Gero nel 1976, il team Zoppas Zeus nel 1977. È stato inoltre presidente della squadra di calcio dell'Herentals, oltre che commentatore per quotidiani e settimanali del suo paese. Ha fondato (assieme allo scomparso campione ciclista Noel Foré) ed attualmente dirige la Vlaamse Wielerschool, una scuola per giovani ciclisti. Tra i personaggi più popolari del Belgio, Rik van Looy è cugino dell'attuale vescovo di Gand/Gent Luc van Looy ed è stato pubblicamente festeggiato nel 2005 in occasione della presentazione del libro di Roger De Maertelaere, “Rik Van Looy Empereur d’Herentals”. E' stato il primo ciclista per cui ho tifato. Babbo Natale di Theresa Kogut.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel testo; va però citata la fonte:
infatti il testo proviene da: http://it.wikipedia.org/wiki/Rik_van_Looy
ciao
Antonio

Francesca Vicedomini ha detto...

Chiedo scusa, mi deve essere sfuggito. Effettivamente quasi tutto lo prendo da Wikipedia, inesauribile enciclopedia. Francesca

Anonimo ha detto...

da wikipedia ti segnalo questa altra voce: http://it.wikipedia.org/wiki/Sonny_Liston
ciao Antonio