sabato 5 gennaio 2008

Arturo Benedetti Michelangeli

Arturo Benedetti Michelangeli (Brescia, 5 gennaio 1920Lugano, 12 giugno 1995) è stato un pianista italiano. È ritenuto uno dei più raffinati interpreti e virtuosi del pianoforte del XX secolo, al pari di celebrati pianisti come Horowitz e Richter, ed è da molti considerato il più importante pianista italiano insieme a Ferruccio Busoni. Nacque da genitori umbri che pochi mesi prima si erano trasferiti nella città lombarda. Il padre Giuseppe discendeva da un nobile casato di Foligno; laureato in Legge e in Filosofia, esercitava la professione di avvocato e contemporaneamente impartiva lezioni di storia della musica, di teoria e di armonia, avendo conseguito anche il diploma in composizione e pianoforte. Negli anni trascorsi a Foligno, il padre era componente di un piccolo complesso musicale, in cui suonava il violino. La madre, Angela Paparoni, trascorse l’infanzia e la giovinezza con i genitori e gli zii, prima a Terni e poi a Bologna; diplomatasi all’istituto magistrale, intraprese senza concluderli gli studi universitari di lettere e di matematica e si occupò poi dell’educazione dei figli e della conduzione della famiglia. Tra le mura di casa, in un ambiente dominato da connaturata predisposizione e vivo interesse per la musica, il piccolo Arturo iniziò a studiare il pianoforte all’età di 3 anni, sotto la guida del padre. Ma fu soprattutto la madre a esercitare notevole influenza sullo sviluppo artistico del figlio e a spingerlo allo studio del pianoforte, al punto che decise di non mandarlo a scuola e di istruirlo lei stessa. A 4 anni Arturo Benedetti Michelangeli entra al Civico Istituto MusicaleVenturi dove studiò con Paolo Chimeri. Successivamente, all'età di 11 anni, proseguì gli studi presso il conservatorio di Milano, ove si diplomò tre anni più tardi sotto la guida di Giovanni Anfossi. Nel 1938, all'età di 18 anni, diede inizio alla sua carriera internazionale partecipando al Ysaÿe International Festival di Bruxelles, dove si classificò al settimo posto. (Un breve resoconto di quel concorso, vinto da Emil Gilels, lo si deve a Arthur Rubinstein, che era in giuria. Secondo Rubinstein, Michelangeli "fece un'esecuzione insoddisfacente, tuttavia diede ampia dimostrazione della sua impeccabile tecnica"). L'anno successivo vinse il Concorso di Ginevra, e Alfred Cortot membro della commissione, presieduta da Ignacy Jan Paderewski, esclamò in quell'occasione: "È nato un nuovo Liszt!". Il 20 settembre del 1943 si sposò con Giulia Linda Guidetti. La sua carriera concertistica sfolgorante non fu arrestata neanche dalla Seconda Guerra Mondiale, suonò infatti in quasi tutti i continenti. Nel 1968, a causa del fallimento di una casa discografica (la BDM), venne disposto il sequestro conservativo dei beni dei soci, tra i quali figurava Michelangeli; in seguito a questo fatto il maestro visse fino alla sua morte in un volontario auto-esilio in Svizzera, senza tornare in Italia se non per tenere due recital in Vaticano, presso la Sala Nervi (1977 e 1987) ed uno di beneficenza a Brescia (1980). In precedenza era stato protagonista di memorabili concerti tenuti alla Scala di Milano, al Maggio Musicale Fiorentino, alla Fenice di Venezia e all'Accademia di Santa Cecilia a Roma. L'immensa perfezione della sua arte è riconosciuta da ogni critico e appassionato di musica. Le note sbagliate sono rarissime, la ricerca del suono è portata a livelli estremi, la compostezza e l'armonia delle sue esecuzioni sono proverbiali. Alle registrazioni di Benedetti Michelangeli viene pressoché unanimemente riconosciuto un livello eccezionale, tanto da essere considerate un punto di riferimento, si tratti delle opere di Debussy, Scarlatti, Chopin, Ravel, Schumann o Beethoven, o delle variazioni su un tema di Paganini di Brahms. Gli furono a volte contestate una certa ritrosia nel concedersi al pubblico (i suoi recital si sono fatti sempre più rari col passare degli anni) e la limitatezza del repertorio; questo perché ridotto fu il repertorio che eseguì e registrò per il pubblico, ma sappiamo attraverso diversi suoi allievi che egli dominava gran parte del repertorio pianistico. Le sue scelte esecutive furono in effetti dettate dall'esigenza di approfondire la partitura, in modo da restituirla rispettandone gli elementi strutturali in modo scrupoloso, e di trovare un equilibrio espressivo unitario. Durante lo studio, Michelangeli non eseguiva mai esercizi tecnici ripetitivi, al contrario rieseguiva una frase diverse volte in modo da trovare equilibrio nelle dinamiche, nella qualità del suono, nella pedalizzazione (magistrale in Debussy); questo lo portava ad un'intensa attività di ricerca che sarebbe riduttivo definire "eccesso di perfezionismo". Oltre alla discografia ufficiale, sono reperibili numerose registrazioni dal vivo, anche non autorizzate (e spesso di scadente valore dal punto di vista della qualità della registrazione), a testimonianza di come ogni esecuzione del pianista fosse considerata un evento straordinario. Grandissime furono anche le sue doti di didatta: tenne corsi di perfezionamento nel castello di Paschbach ad Appiano sulla strada del vino, ad Arezzo, a Moncalieri ed a Castagnola (Lugano). Tra i suoi allievi figurano Adam Harasiewicz, Jörg Demus, Martha Argerich e Maurizio Pollini. A lui si deve anche la riscoperta delle opere del compositore catalano Federico Mompou, dei cui lavori scongiurò la perdita. Nel 1940 gli venne conferita una cattedra per "chiara fama" presso il Liceo Musicale di Bologna. Ha inciso dischi con le migliori orchestre sinfoniche europee e mondiali; splendide rimarranno le sue interpretazioni concertistiche del Concerto per pianoforte e orchestra in La minore, Op. 54 di Schumann, con Antonio Pedrotti alla direzione dell'orchestra del Teatro alla Scala di Milano e del Concerto per pianoforte e orchestra in La minore, Op. 16 di Edvard Grieg, diretto da Alceo Galliera con la stessa Orchestra scaligera. Sublimi le interpretazioni del concerto in sol di Ravel con Sergiu Celibidache e del quinto concerto di Beethoven al fianco di Carlo Maria Giulini. Fra le sue migliori incisioni discografiche vanno incluse la registrazione dal vivo (autorizzata) a Londra del Gaspard de la Nuit di Ravel, della Sonata no. 2 in si bemolle minore di Chopin, e del Carnival e della Faschingschwank aus Wien di Robert Schumann. Il "Gaspard", così come l'esecuzione del Concerto in sol maggiore di Ravel, hanno stabilito uno standard esecutivo per quelle opere, e la sua interpretazione del concerto per pianoforte no. 4 di Sergei Rachmaninoff è comparabile a quella dell'autore stesso. Famosa la sua serie delle opere di Debussy per la Deutsche Grammophon, considerata una pietra miliare dagli appassionati del compositore francese. Benedetti Michelangeli fu un grande appassionato di etnomusicologia ed estimatore del canto popolare proveniente dalla tradizione orale, in particolare, vista la sua passione per la montagna, dell'area alpina soprattutto trentina. Le diciannove armonizzazioni di canti popolari che dedicò al coro della S.A.T. di Trento rappresentano la sua unica attività come compositore: una piccola produzione, nella quale è però racchiusa tutta l'incommensurabile eleganza stilistica che lo ha sempre contraddistinto. Michelangeli fu un pianista e un uomo dalla personalità molto interessante. Fu un grandissimo conoscitore della meccanica del pianoforte, e pretendeva che gli strumenti da concerto da lui utilizzati fossero in condizioni perfette. Arrivò a portare con sé in tournée due dei suoi pianoforti, e spesso si rifiutava ugualmente di suonare, poiché non erano stati a suo giudizio accordati correttamente, oppure perché nella sala c'era troppa umidità. In alcune occasioni i concerti furono annullati con il pubblico già in sala. Le stranezze e originalità del suo carattere non devono indurre a pensare che egli non fosse un artista umile: sul palco, manteneva sempre un'assoluta compostezza durante l'esecuzione e non rispondeva quasi mai agli applausi, perché riteneva che questi non dovessero esser diretti a lui ma ai compositori dei brani eseguiti. Fuggiva dalla popolarità, concedendosi rarissimamente ai giornalisti e alla stampa; si narra che al termine di un concerto, al "Teatro Grande" di Brescia, fu così commosso dal calore del pubblico che durante il bis rieseguì larga parte dell'intero concerto. E' sepolto a Pura, in Svizzera. Sulla sua tomba, priva di lapide secondo le sue volontà, sono sempre presenti fiori freschi. Benedetti Michelangeli era anche un appassionato di auto sportive (possedette diverse Ferrari). È citato nella canzone "Mesopotamia" di Franco Battiato ("O la misantropia celeste/in Benedetti Michelangeli")http://it.wikipedia.org/wiki/Arturo_Benedetti_Michelangeli. Adorazione dei Magi di Eugenio Cajes

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