giovedì 13 marzo 2008

Maria Pia di Sassonia Coburgo Braganza

Jacob KramerMaria Pia di Sassonia Coburgo Braganza (Lisbona, 13 marzo 1907Verona, 6 maggio 1995) è stata una scrittrice portoghese. Affermò, dopo la morte in esilio senza discendenti dell'ultimo re Manuele II di Portogallo, di essere figlia illegittima del re Carlo I di Portogallo, che egli l'avesse riconosciuta come figlia e gli aveva concesso gli stessi diritti ed onori degli altri principi del Portogallo. Dal 1957 portò il titolo di "duchessa di Braganza" e attivamente pretese di essere la pretendente al trono portoghese.La madre, Maria Amelia Laredo e Murça, era figlia di una ricca coppia brasiliana che si era trasferita in Europa: benché talvolta indicati con il titolo di "baroni" non sono mai stati nobili, benché la loro ricchezza permettesse loro di dirsi tali senza troppe obiezioni. Maria Amelia non era sposata quando diede alla luce la figlia: Maria Pia ha sempre sostenuto che la madre ed i nonni la portarono a Madrid dove fu battezzata nella chiesa di San Firmino di Navarro il 15 aprile e che tale sacramento venisse poi registrato nella chiesa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e di San Luigi. Pretese che sul registo di battesimo il nome del padre fosse "D. Carlos de Sassonia-Coburgo y Savoya de la Casa de Braganza de Portugal", cioè l'allora Re Carlo I del Portogallo, sposato alla regina Amelia del Portogallo, nata principessa d'Orléans. Questo presunto certificato di battesimo come i registri battesimali originali della chiesa sono andati distrutti durante la Guerra Civile Spagnola. Nel 1939 il Vicario Generale della diocesi di Madrid-Alcalas emise un certificato di battesimo alla donna seguendo le informazioni dategli da Antonio Goicoechea y Cusculluela, un importante membro del Parlamento spagnolo e della Banca di Portogallo, che sostenne di essere stato presente al rito e che fu un importante testimone durante i vari processi Rotali. Successivamente la donna usò questo certificato come "prova" per le sue pretese "regali". Ha sostenuto anche che negli archivi della diocesi di Madrid-Alcala esistesse una copia di un documento firmato dal re Carlo I il 14 marzo 1907 in cui riconosceva Maria Pia come figlia e che riportava che "lei può portare il mio nome e godere da adesso di tutti gli onori, le prerogative, i privilegi, obblighi e vantaggi dei principi della casa di Braganza di Portogallo": come il certificato di battesimo, l'originale di questo documento, di cui non esistono prove, non è sopravvissuto alla guerra civile. Le sue pretese generalmente non furono considerate dalla Casa di Braganza e dalle altre case Reali europee. Nel 1925, all'età di diciotto anni, sposò Francisco Javier Bilbao y Batista, un benestante cubano di venti anni più grande, proveniente da una famiglia di allevatori di bestiame: essendo Bilbao divorziato, il matrimonio fu soltanto civile ed avvenne nell'ambasciata cubana a Parigi. Ebbero una figlia disabile, Fátima Francisca Xaviera Iris Bilbao (1932 - 1982), e dopo un breve periodo trascorso a Cuba, si separarono e Maria Pia tornò in Spagna; Bilbao morì nel 1935. In seguito alla Guerra Civile Spagnola Maria Pia e la madre si trasferirono a Roma dove ella conobbe e sposò nel 1939 Giuseppe Manlio Blais, un colonnello dei carabinieri: poiché allora vigeva le legge per cui i membri del corpo dei carabinieri non potevano sposare gli stranieri, l'unione fu celebrata clandestinamente e non fu registrata civilmente fino al 5 agosto 1946. Nacque una figlia, María Cristina Blais (alcune fonti riportano il nome come Cristina Amelia) nel 1946 che sposò lo scultore spagnolo Miguel Ortiz Berrocal (1933-2006) ed ebbero due figli, Carlos Miguel Berrocal y Blais (1976) e Beltrão José Berrocal y Blais (1978). Morto Blais nel 1983, due anni dopo Maria Pia sposò António João da Costa Amado-Noivo (1952 - 1996): lei aveva 78 anni, lui 33. Maria Pia morì a Verona nel 1995 e fu sepolta affianco al secondo marito, il Generale Blais, nel Cimitero Monumentale di Verona. Come molte signore della buona società, si dedicò alla scrittura; negli anni '30 pubblicò un certo numero di articoli in due giornali spagnoli, "Blanco y Negro" e "ABC". Nel 1937 scrisse "La hora de Alfonso XIII" (L'ora di Alfonso XIII), pubblicato all'Avana, Cuba, da Ucar, Garcia y Companía: scritto in spagnolo e pubblicato sotto il nome di "Hilda Toledano", è una difesa di re Alfonso XIII di Spagna, allora esiliato. Nel 1954 scrisse "Un beso y ... nada más: confidencia consciente de una pecadora inconsciente" (Un bacio e ... Nulla più: coscenti confidenze di una incoscente peccatrice) pubblicato a Madrid da Plenitud, anch'esso in spagnolo e sotto il nome di Hilda Toledano. È un romanzo su cui si rifletteno pesantementemente determinati avvenimenti nella vita dell'autrice. Nel 1957 scrisse "Mémoires d'une infante vivante" (Memorie di una Infanta vivente) pubblicato a Parigi da Del Duca. Questo lavoro, scritto in francese e pubblicato sotto il nome di "Maria Pia di Sassonia-Coburgo Braganza", è un'autobiografia e contrassegna il primo tentativo di ricevere un riconoscimento pubblico alle sue personali pretese di essere la figlia illegittima di Carlo I di Portogallo. Nel libro, tuttavia non vengono fatti espliciti reclami dinastici, tant'è che il libro si chiude con la frase, "io pretendo non uno scettro ma la mia penna, non una corona ma ciò che mi deriva da mio padre e mia madre: la mia dignità." Infatti la donna suggerisce che l'erede legittimo al trono portoghese dovrebbe esse la principessa Isabel d'Orléans, figlia primogenita del Conte di Parigi Enrico d'Orléans. Per alcuni decenni Maria Pia sostenne di essere la figlia illegittima di Carlo I e volle portare il titolo di "Altezza Reale" e di "Infanta". Ciò iniziò dal 1957, con l'improvvisa pretesa di essere la legittima regina del Portogallo nella successione a Manuele II, figlio di Carlo I (e quindi suo preteso fratellastro) e morto senza figli nel 1932. Il 15 luglio 1957 un gruppo di dieci monarchici portoghesi pubblicarono una petizione dove le chiedevano di rivendicare il trono: l'anno successivo andò in Portogallo e venne ricevuta dal presidente della Repubblica Francisco Craveiro Lopes, mentre il Primo Ministro, Antonio de Oliveira Salazar rifiutò di incontrarla. Nelle elezioni presidenziali di quell'anno sostenne la candidatura di Humberto Delgado e continuò a sostenerlo anche quando andò in esilio in Brasile. Da questo momento la donna iniziò ad usare il titolo di "duchessa di Braganza". Portò dalla propria parte una minoranza estremamente piccola di monarchici, di solito attivi oppositori di Salazar: la vasta maggioranza dei monarchici infatti sosteneva Duarte Nuno di Braganza, che portava anch'esso il titolo di duca di Braganza ed era ampiamente riconosciuto come tale sia nel Portogallo che dalla maggior parte delle altre Case Reali europee. Duarte Nuno aveva consigliato ai monarchici di sostenere il dittatore Salazar nella speranza che questi poi restaurasse la monarchia portoghese come Francisco Franco aveva fatto in Spagna. Per oltre un secolo i sostenitori della linea "michelista" sostennero i discendenti di Michele di Portogallo contro quelli di Maria II di Portogallo: Duarte Nuno apparteneva al ramo della famiglia reale portoghese discesa da re Michele I, che usurpò e poi perse il trono vivendo il resto della vita in esilio e subendo, per sè ed i propri discendenti, controverse leggi di esclusione dei suoi eredi alla successione regale e leggi d'esilio (abrogate nel 1950 da Salazar). La linea michelista è stata associata storicamente con una monarchia autocratica e reazionaria, in contrasto con quella costituzionale di Maria II e dei suoi figli Pietro V e Luigi I, padre di Carlo I. Maria Pia giocò sulla rivalità tra i circoli monarchici fra michelisti e costituzionalisti, presentantesi come una candidata "costituzionale" cioè liberale ed il supporto dato allora a Salazar da Duarte Nuno negli anni '50 la aiutò molto in questa tattica, facilitandole il compito di rappresentarsi come la pretendente liberale e democratica al trono portoghese. Era molto attiva nelle sue attività di "reclamo" al trono. Molti articoli su lei furono pubblicati in giornali italiani e portoghesi e nel mese di febbraio del 1965 andò in Portogallo a visitare la tomba di Re Carlo I ma mentre lasciava lo Stato per tornare in Spagna fu arrestata e trattenuta per una notte, venendo in seguito liberata su richiesta dell'ambasciata italiana. Inoltre frequentò spesso il jet set. Sostenne per anni di essere stata amica di Alfonso XIII di Spagna e di suo figlio l'Infante Jaime, Duca di Segovia, come è testimoniato anche da documentazione ufficiale usata anche nelle varie cause Rotali. Esiste una fitta corrispondenza tra Maria Pia ed i membri delle famiglie reali europee che registrano i suoi sforzi per guadagnare una legittimità all'interno dei circoli reali, ma la vasta maggioranza delle risposte che ottenne era soltanto gentile e del tutto priva di qualsiasi supporto. Nel mese di ottobre 1966 Duarte Nuno richiese alla corte ecclesiastica della diocesi di Madrid-Alcala di rimuovere il nome di re Carlo I dal certificato di battesimo del 1939, sostenendo che non ci fossero prove che il sovrano fosse realmente il padre della neonata. È inoltre non usuale che un registro battesimale registri il padre di un bambino illegittimo: il Rituale Romano chiede al prete officiante di registrare soltanto il nome del padre se il padre stesso lo richiede o se egli è riconosciuto come genitore da un qualche documento autentico pubblico (Titulus XII, caput II). Re Carlo non era chiaramente presente al battesimo, ma Maria Pia pretese che la copia del documento (che sostenne firmato da Carlo I, e comunque andato perso a causa della Guerra Civile come tutti gli altri certificati originali di battesimo della parrocchia madrilena ) dove egli le avrebbe assegnato tutti diritti dei principi del Portogallo era una giustificazione sufficiente per la legge ecclesiastica affinché il re fosse dichiarato suo padre nel certificato di battesimo. Nel febbraio 1972 il caso fra Duarte Nuno e Maria Pia giunse fino alla Sacra Rota Romana, una sorta di corte d'appello per la chiesa cattolica. Il 6 dicembre 1972 la corte rigettò l'istanza di Duarte Nuno considerando che egli, essendo cugino di secondo grado di Carlo I, era un parente di grado troppo lontano per mettere in dubbio la paternità del re stabilita dai documenti. La corte non si pronunciò sulla questione principale, se ci fossero prove sufficienti per stabilire che Carlo I era il padre e chiamarlo così sul certificato di battesimo. Il processo fu istituito dalla Commissione Speciale n. 25. I sostenitori di Duarte Nuno sostennero che la Corte aveva determinato che Carlo non era il padre di Maria Pia, o che comunque non ce n'erano le prove, mentre i sostenitori di Maria Pia sostennero che la corte aveva affermato la validità del suo certificato di battesimo e quindi la validità della sua pretesa discendenza. In realtà la Corte ha stabilito che Duarte Nuno non aveva la condizione legale per presentare un tal caso: Patres Auditores de Turno ... decreverunt negative, seu non constare de legitimatione actoris ad causam. Un'esame del DNA, risolutivo per stabilire la discendenza della donna, non è stato mai fatto. La sua richiesta di ottenere la restituzione di parte delle proprietà che erano appartenute alla famiglia reale portoghese e che furono di conseguenza confiscate nel 1910 col passaggio dalla monarchia alla repubblica, fu respinta dalla Suprema Corte di Giustizia di Lisbona nel 1983. La corte trovò che la donna non aveva abbastanza prove per stabilire l'identità paterna, a dispetto del certificato di battesimo che aveva già presentato in Vaticano. Le pretese di Maria Pia, e del suo "successore" Rosario Poidimani, appoggiano sulle seguenti affermazioni: che era la figlia di re Carlos I; che Carlo I le concesse i diritti di successione al trono portoghese; che ella aveva facoltà di alterare la legge di successione in favore del Poidimani. Non esistono documenti originali che potrebbero sostenere i primi due punti. Il certificato di battesimo del 1907 è stato distrutto ed esiste solo una copia del presunto documento originale con il quale Carlo avrebbe assegnato i diritti di successione alla figlia. Non si ha notizia di una relazione tra il re e Maria Amelia Laredo e Murça: Alfonso XIII di Spagna e suo figlio l'Infante Jaime, duca di Segovia, avrebbero avuto -a detta di Maria Pia- un rapporto di amicizia con lei, e questo per i sostenitori della donna è stato ritenuto come riconoscimento da parte dei due della nascita illegittima della donna. Tradizionalmente, l'unico modo in cui un figlio illegittimo di un monarca portoghese poteva divenire legittimo e prendere il suo posto nella linea della successione era se i genitori successivamente si fossero sposati (e questo non avvenne) ed inoltre i figli adulterini erano specificamente esclusi dalla legge di successione. Carlo I era re costituzionale del Portogallo, non esercitava un potere autocratico ma seguiva la costituzione del 1838, che dichiarava esplicitamente che la successione al trono era lecita solo ai discendenti legittimi. La costituzione, e tutte le norme sulla successione, avrebbero potuto essere emendate soltanto dalle Cortes per cui, anche se Carlo I avesse firmato un documento che assegnava i diritti di successione alla figlia illegittima, esso non avrebbe avuto valore legale. Come Carlo I non poteva cambiare unilateralmente i diritti di successione in favore di Maria Pia andando contro la Costituzione, così neppure ella (fosse stata anche la legittima sovrana del Portogallo) avrebbe potuto unilateralmente mutare le leggi di successione e la Costituzione in favore di Rosario Poidimani e dei suoi nipoti. Nel 1985 Maria Pia decise di nominare suo "erede" Rosario Poidimani, uomo che sostiene di appartenere ad una riconosciuta famiglia nobile siciliana, nonostante avesse una figlia e due nipoti. Il 2 dicembre 1985 firmò un documento in cui, in modo piuttosto bizzarro, sosteneva di poter emendare la costituzione portoghese del 1838 e riconoscere quindi il Poidimani come suo "erede". Il 19 febbraio 1986 firmò una seconda versione del documento affermando ci fosse una relazione di sangue tra i due, senza specificare di che tipo. Il 3 aprile 1987 firmò un documento con cui "abdicava" alle sue pretese al trono portoghese trasferendo i relativi "diritti" a Poidimani. Parecchie settimane dopo, la donna e Poidimani tennero "una cerimonia" in Portogallo che confermava "l'abdicazione": nel "documento di abdicazione" ella dichiarava che il motivo della sua abdicazione in favore del Poidimani era che "era stata completamente privata di supporto dalla mia discendenza e che riteneva il principe dom Rosario l'unica persona in grado di fronteggiare il rivale ramo dei michelisti". Dal 1987 Poidimani ha iniziato ad intitolarsi "S. A. R. Dom Rosario di Saxe-Coburg-Gotha-Bragança, ventiduesimo duca di Bragança" ed è stato molto attivo nella promozione delle sue pretese, benché per ora queste non siano state riconosciute dalle case reali in Europa o dall'Ordine di Malta. Mantiene un ufficio a Vicenza, città in cui vive, ma visita il Portogallo regolarmente. Sostiene di essere un discendente di Luigi I di Portogallo e discendente secondo linea maschile del Sacro Romano Imperatore Ludovico III il Cieco. Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Pia_di_Sassonia_Coburgo_Braganza

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