mercoledì 19 marzo 2008

Maria Vetsera

Millais Marie Alexandrine Freiin von Vetsera (Vienna, 19 marzo 187130 gennaio 1889) è stata una nobile austriaca. Baronessa austriaca, fu la giovane amante dell’erede al trono d’Austria – Ungheria “Kronprinz” Rodolfo D’Asburgo (figlio di Elisabetta di Baviera, “Sissi” e Francesco Giuseppe I d'Asburgo). La famiglia Vetsera (in origine Vecera) era originaria di un piccolo paese a sud di Bratislava denominato all’epoca Uszor (in ungherese) e oggi Kvetoslavov. Il padre di Maria, Albin, grazie ai servigi resi da suo padre all’imperatore Francesco Giuseppe, poté studiare all’Accademia diplomatica di Vienna iniziando così una carriera che lo avrebbe portato ad assumere incarichi in importanti ambasciate in Europa e nel medio oriente. A Vienna nasceva quindi Maria, terza di quattro fratelli (Ladislaus 1865; Johanna 1868; Marie 1871, Franz Albin 1872). Albin Vetsera fu ordinato nel 1867 Cavaliere dell’Ordine di Leopoldo (ordine imperiale austriaco) per meriti inerenti al suo lavoro diplomatico e, sempre per tali meriti, il 2 ottobre del 1869 gli fu conferito l’Ordine di Santo Stefano (ordine regio ungherese) venendo così innalzato al ceto baronale; di qui deriva il “Freiin” aggiunto al cognome di Maria Vetsera, di fatti “freiin” significa baronessa in tedesco e solitamente il von si anticipa ai cognomi degli aristocratici germanici. La famiglia Vetsera al suo arrivo a Vienna abitò inizialmente in Schuttel strasse 11 e più tardi si trasferì nel palazzo Vetsera – Baltazzi in Salesianer Gasse 11 che rimase di loro proprietà fino al 1897. Nel corso degli anni ottanta dell’ottocento il salotto dei Vetsera divenne uno dei più frequentati dall’alta borghesia e dalla nobiltà viennese. Maria Vetsera nata nel 1871, negli anni 70’ e 80’ dell’ottocento durante la stagione estiva, si recava con la famiglia spesso a Pardubice in villeggiatura, nell’odierna Repubblica Ceca, dove prima Elena e poi Maria conobbero la contessa Larisch Von Moennich -Wallersee che tanta parte avrà nella tragedia di Mayerling. Per quanto riguarda la vita di Maria Vetsera sembra non esserci molto da registrare fino al 1888 anno in cui la semplice infatuazione adolescenziale per il “Kronprinz” (erede al trono) Rudolf si trasformerà in una vera relazione sentimentale. La sua educazione fu affidata ad un precettore amico del padre. Sembra che tra gli insegnamenti ci fossero oltre alla lingua inglese anche lezioni d’arte, di conversazione e di canto; la Vetsera infatti faceva parte del coro dell’Augustinerkirche. Oltre a tale educazione modesta, ma assolutamente in linea con quanto insegnato alle giovani fanciulle della media aristocrazia austriaca, Maria era molto appassionata di equitazione. Tale passione gli fu trasmessa dagli zii Baltazzi (fratelli della madre), difatti la piccola veniva portata dagli zii spesso al Prater e, in adolescenza, su i più prestigiosi campi d’equitazione d’Europa. Secondo la madre di Maria Vetsera, Elena Vetsera, la baronessina (come Maria viene denominata nel libro della madre) si sarebbe infatuata del Principe Rodolfo proprio durante le corse di primavera che si tennero al Prater nel 1888. Molti biografi sono tuttavia concordi nell’attribuire alla piccola Vetsera un’infatuazione per l’erede al trono già prima di tale data (probabilmente fin dall’inizio dell’età adolescenziale), infatuazione che si sarebbe trasformata poi in amore quasi ossessivo nel corso del 1888. Maria Vetsera era già da tempo infatuata del principe ereditario quando si verificarono i primi incontri tra i due nella primavera del 1888 al Prater a Vienna. Si rileva che per primi incontri s’intende solo che i due si trovarono nello stesso luogo nel medesimo momento e non che i due avessero modo di parlarsi o di stare insieme da soli. Alle corse dei cavalli al Prater lei lo vedeva spesso seduto in tribuna o alla fine della gara quando egli passava in rivista o in saluto lungo la Prater Alee. Durante questi primi incontri vi furono solo giochi di sguardi e sorrisi, di qui la convinzione della Vetsera, poi verificatasi fondata, di essere corrisposta dal principe o quantomeno notata. Nell’estate del 1888 Maria partì per un viaggio di studi in Inghilterra, in quest’occasione confessò in una lettera alla sua amica “Hermine Tobis” di provare un dolore molto profondo come se si dovesse separare dalla cosa più preziosa che vi fosse nella sua vita, ella si augurò inoltre di ammalarsi per rimanere a Vienna. Al suo ritorno dall’Inghilterra la baronessina scrisse alla sua amica Hermine, la quale tentava di dissuaderla da questo amore impossibile, che non solo non aveva dimenticato il principe ma che lo amava ancora più profondamente. L’amore per Rodolfo d’Asburgo era ormai diventato una vera ossessione. La Vetsera, secondo la contessa Larisch, ai primi di ottobre arrivò al punto di scrivere una lettera indirizzandola al principe ereditario dove, probabilmente (la lettera non è stata mai ritrovata), gli esprimeva tutti i suoi sentimenti. I due si rividero nel corso di ottobre all’inaugurazione delle corse a Freudenau e all’inaugurazione della stagione teatrale, probabilmente al Burg Theater. Secondo le rivelazioni fatte dalla cameriera personale della baronessina Vetsera (Agnes Jahoda) una vera svolta la si ebbe quando, a fine ottobre, Maria ricevette una raccomandata dal principe in persona, dove lui le confidava di sentire il suo medesimo bisogno, quello di parlare, e le chiedeva un appuntamento al Prater. In seguito a questo episodio entra prepotentemente in gioco una figura centrale nella relazione tra il principe ereditario e Maria Vetsera: la contessa Maria Luisa Larisch von Mohennich – Wallersee. La contessa Larisch – Wallersee era la figlia di Luigi di Wittelsbach fratello di Elisabetta D’Austria (Sissi) madre di Rodolfo; era dunque la cugina di quest’ultimo. Come si è già detto anche Maria Vetsera conosceva bene la contessa Larisch in quanto quest’ultima era amica di famiglia, villeggiante a Pardubice, nonché frequentatrice del salotto dei Vetsera. La Larisch diventerà da questo momento in poi l’anello centrale della catena che unirà Rodolfo a Maria. La Larisch sfruttò anche l’occasione per chiedere, sembra, forti somme di denaro al ricco cugino. Alla fine di ottobre del 1888 sia Maria che Rodolfo scrissero, indipendentemente l’uno dall’altra, alla contessa Larisch, che si trovava a Pardubice, chiedendole di ritornare al più presto a Vienna al fine di permettere un incontro tra i due al Prater per parlare. Tale richiesta si spiega con il fatto che Maria non poteva uscire di casa se non accompagnata dai genitori, o da qualcuno molto vicino alla famiglia, vista la sua ancora tenera ètà (17 anni); in questo frangente la Larisch avrebbe potuto con una scusa far uscire Maria di casa con lei e permettere così il suo incontro con Rodolfo. La Larisch arrivò a Vienna e l’incontro venne organizzato per il 5 novembre 1888 ma non al Prater bensì al castello (Burg). Di tale incontro si è certi perché la Vetsera lo racconta in una lettera alla sua amica Hermine. Alcuni autori (Holler, Haman e altri) sostengono che in realtà il primo incontro sia avvenuto precedentemente tale data, ma non vi sono prove documentali di ciò. La tesi che anticipa gli incontri della Vetsera con Rodolfo addirittura alla primavera del 1888 viene sostenuta al fine di giustificare una presunta gravidanza della Vetsera che sarebbe iniziata il 5 novembre; non quindi data del primo incontro ma data del primo rapporto intimo tra i due. Tuttavia tale evenienza non è mai stata provata. Dopo il primo incontro con Rodolfo ne seguirono altri. La madre di Maria nelle sue memorie giustificative, scritte poco dopo la morte della figlia, imputa direttamente alla contessa Larisch di aver altre volte favorito le visite di Maria al Kronprinz, con la scusa di farsi accompagnare per delle commissioni. La Larisch pur ammettendo di aver favorito gli incontri tra Rodolfo e Maria rivela anche che una carrozza aspettava la Vetsera tutte le notti in Salesianer Gasse, in modo tale che se la baronessina avesse potuto “sgattaiolare” fuori di casa senza essere vista dalla famiglia sarebbe stata condotta immediatamente al Castello dal principe. Quasi tutti gli autori sono d’accordo nel considerare tale eventualità improbabile e frutto della volontà della Larisch di non apparire come l’unica persona che abbia permesso la liaison, poi finita in tragedia. In seguito il cocchiere personale di Rodolfo, Bratfisch, dichiarerà di aver portato Maria al castello per una ventina di volte, ma sempre aspettandola dietro il Grand-Hotel in Maximilian strasse (oggi Mahler strasse) dove alloggiava la contessa Larisch. Tra i vari incontri intercorsi risulta di particolare importanza quello che avvenne in data 13 gennaio 1889. Si è certi di tale data in quanto la Vetsera scrisse il giorno seguente alla sua amica Hermine confessandole di essere stata la sera precedente dal principe Rodolfo e che entrambi avevano perso la testa, aggiungendo che ora lei gli apparteneva e che doveva fare tutto ciò che lui voleva. In tale occasione Maria ricevette in regalo dal principe un anello in ferro con le iniziali I.L.V.B.I.D.T (In Liebe Vereint Bis In Den Tod) cioè “uniti nella fedeltà fino alla morte”. Tale avvenimento viene interpretato da alcuni autori come il primo rapporto intimo tra i due, da altri come il momento in cui decisero di uccidersi. Il 25 gennaio 1889 la Vetsera si recò da una chiromante, accompagnata dalla cameriera Agnes, per chiedere lumi sul proprio futuro. Probabilmente i due amanti avevano discusso della possibilità di uccidersi nell’incontro del 13 gennaio e anche nei due incontri successivi del 19 e del 24 dello stesso mese. Da registrarsi a questo punto che Rodolfo D’Asburgo aveva da tempo manifestato intenti suicidi e aveva già proposto alla sua amica (intima) Mizzi Casper di suicidarsi insieme; questa però non solo non accettò, ma si recò alla polizia dove denunciò l’accaduto. Il giorno 26 gennaio 1889 avvenne un duro scontro tra l’imperatore Francesco Giuseppe (padre di Rodolfo) e Rodolfo in merito al pessimo andamento del matrimonio di quest’ultimo, della sua vita sregolata, della sua frequentazione scandalosa con la giovanissima baronessa Vetsera, nonché per le sue idee liberali troppo vicine ad una certa opposizione ungherese. Lo stesso giorno la madre di Maria (Elena) scoprì per la prima volta, o perlomeno lei così afferma, la relazione tra Maria e Rodolfo; in seguito Elena Vetsera scrisse di non sospettare tuttavia che fosse già avvenuto addirittura un rapporto intimo. Il giorno 27 gennaio vi fu il ballo all’ambasciata germanica dove Maria e Rodolfo si rividero. E’ da smentire il fatto, da più autori riportato, che in tale occasione la Vetsera non si fosse inchinata al passaggio della consorte di Rodolfo, la principessa Stefania del Belgio. Tale fatto, completamente inconcepibile per allora, non è stato mai riportato in nessuna memorialistica e in nessun diario delle persone presenti al ballo e nemmeno in nessun articolo di giornale dai giornalisti presenti. Il giorno 28 gennaio Maria Vetsera e la contessa Larisch uscirono nuovamente insieme per delle commissioni ma invece andarono insieme al castello dal principe ereditario. Da tale data iniziano i cosiddetti “fatti di Mayerling”. In questa occasione Rodolfo chiese alla Larisch di lasciargli Maria per un paio di giorni e di utilizzare come scusa nei confronti della famiglia il fatto che Maria le fosse scappata di mano mentre lei stava facendo una commissione. I due amanti si recarono a Mayerling, nel Wienerwald, dove il principe possedeva un casino di caccia. A Mayerling erano ospiti anche Filippo di Coburgo e il conte Hoyos, due amici di Rodolfo invitati colà per una battuta di caccia. Maria venne sistemata nella stanza del principe e da li non si mosse il pomeriggio-sera del 28 e per tutta la giornata del 29. Il giorno 29 Filippo di Coburgo tornò a Vienna, rimasero a Mayerling solo il conte Hoyos e la servitù, più i due amanti. E’appurato il fatto che il conte Hoyos non sapesse nulla della presenza della Vetsera in quanto questa era sempre rimasta chiusa nella stanza di Rodolfo e li aveva consumato anche i pasti. Nella notte tra il 29 e il 30 gennaio 1889 Maria Vetsera perdeva la vita, su tale elemento tutti gli autori sono concordi. Quasi tutti gli autori concordano inoltre che Maria sia morta alcune ore prima di Rodolfo. La versione ancora oggi più accreditata è che Rodolfo sparò alla tempia della Vetsera, pienamente consenziente, e poi rivolse l’arma contro di se dopo aver scritto alcune lettere d’addio ai suoi famigliari. La Vetsera avrebbe preso la decisione di morire con il suo amato dopo aver costatato l’impossibilità della loro relazione in vita. Altri autori sostengono invece che la Vetsera fosse morta durante la notte per le complicazioni di un aborto effettuato mediante una sonda che le sarebbe stata inserita al castello , prima di partire per Mayerling. I corpi, completamente ricoperti di sangue, furono trovati dal conte Hoyos e dal servitore Loschek la mattina del 30 gennaio 1889; la baronessa Vetsera giaceva distesa sul letto alla sinistra del principe con il capo semi sommerso dai cuscini ed un fazzoletto stretto nella mano sinistra, il principe invece era piegato in avanti su se stesso e seduto sul bordo del letto. La notizia della morte del principe ereditario fu portata a Vienna dal conte Hoyos. Dalla corte arrivò l’ordine di non rendere noto che il principe ereditario era morto insieme alla sua amante, venne così diffusa la notizia che Rodolfo D’Asburgo era morto per un colpo apoplettico; da Mayerling inoltre doveva uscire un solo cadavere. Nel pomeriggio del 31 gennaio il conte Stockau e Alexander Baltazzi (fratello della madre di Maria) si recarono a Mayerling e alla presenza di un alto funzionario di polizia trasportarono il corpo della povera Vetsera nel cimitero del monastero di Heiligenkreuz, poco distante da Mayerling. Affinché non si venisse a sapere che a Mayerling era morta una seconda persona, il cadavere della Vetsera venne rivestito e sul capo fu posto il cappello a piume della defunta. Il corpo venne trasportato da Stockau, Baltazzi e dal funzionario di polizia in carrozza fino ad Heiligenkreuz, in questo frangente alla defunta fu infilato un manico di scopa tra il vestito e la schiena in modo che questa sembrasse ritta e non continuasse a cadere. Il cadavere venne seppellito in fretta nell’angolo dei suicidi del cimitero e nessuna lapide fu apposta. Il 16 maggio 1889 la famiglia Vetsera fece erigere la tomba che ancora oggi si può visitare a Heiligenkreuz. Subito dopo la morte della baronessa Vetsera alti funzionari di polizia dissero alla madre (Elena) che Maria aveva avvelenato se stessa ed il principe e pertanto le consigliarono di lasciare Vienna immediatamente. Elena Vetsera partì il 31 gennaio per Venezia in treno, ma dilaniata dal dolore non riuscì a portare a temine il viaggio e tornò indietro. Nei mesi seguenti la famiglia Vetsera fu sempre più isolata dagli ambienti dell’alta società viennese, in quanto si imputava ad Elena Vetsera di essere stata a conoscenza della relazione di sua figlia con il principe Rodolfo e di non aver fatto nulla per evitarla. Nel 1889 la Vetsera pubblicò un opuscolo giustificativo, subito sequestrato dalla polizia, dove venivano ricostruiti fedelmente i mesi che avevano preceduto e i giorni che avevano seguito la tragedia di Mayerling. Tali scritti, che comunque furono pubblicati in Germania, contribuirono all’isolamento della famiglia Vetsera. Elena Vetsera chiese più volte di poter parlare con il Kaiser Francesco Giuseppe, ma questi rifiutò sempre, facendo parlare per lui alcuni funzionari. L’imperatore Francesco Giuseppe fece trasformare il casino di caccia di Mayerling in un convento di carmelitane, dove tuttora si prega per l’anima di Rodolfo. Nel 1945 la tomba di Maria Vetsera fu profanata da soldati sovietici in cerca di preziosi nascosti nelle tombe del cimitero, il teschio della defunta fu ritrovato appoggiato all’esterno della fossa e solo in seguito fu ricollocato nella bara. Il 7 luglio 1959 le spoglie mortali di Maria Vetsera furono traslate dalla vecchia bara danneggiata dal saccheggio del 1945 in una nuova, in quell’occasione i testimoni presenti dissero che il cranio della defunta non presentava due fori di proiettile, ma mancava soltanto una piccola porzione di cranio su un lato dello stesso. Da questa particolarità furono elaborate nuove congetture e teorie sulle cause della morte della Vetsera. Tuttavia un colpo di scena lo si ebbe il giorno 22 dicembre 1992 quando la Neue Kronen Zeitung rivelò che la tomba di Maria Vetsera era vuota. Il giorno 8 luglio 1991 Helmut Flatzelsteiner, un mercante di mobili di Linz ossessionato dal bisogno di risolvere il mistero di Mayerling, aveva rubato il corpo di Maria Vetsera e dopo averlo analizzato aveva spedito alcune ossa all'istituto di medicina legale di Vienna. Il responso delle analisi affermò che i resti si riferivano ad una ragazza tra i 15 e i 20 anni morta circa cento anni prima, in più sembra che furono individuati nel cranio, che pure mancava di un pezzo, un probabile foro d’entrata e un foro di uscita di una pallottola. Tuttavia l’analisi dei resti fu fermata in quanto si venne a sapere che erano i resti rubati della Vetsera. Il 28 ottobre 1993 i resti della Vetsera furono inumati per l’ennesima volta nella tomba di Mayerling, questa volta sigillata con cura. Dal 2007 la bara fatta costruire dalla famiglia Vetsera nel 1889 è visibile nel museo del convento di Mayerling. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Vetsera

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