mercoledì 2 aprile 2008

La poligamia nascosta tra gli islamici d'Italia

dal nostro inviato FRANCESCA CAFERRI
La poligamia nascosta tra gli islamici d'Italia"
BRESCIA - Per Baba Kar è la cosa più naturale del mondo: "Ho due mogli. E vivo con loro in Italia. Lo so che qui è proibito dalla legge, ma questo riguarda voi italiani, non noi: io sono musulmano e il Corano dice che posso avere fino a quattro mogli. Seguo la mia religione. Del resto con lo Stato italiano non ho mai avuto nessun problema". Senegalese, 33 anni, in Italia da 9, da 7 ben radicato a Brescia, il signor Kar è la punta di un iceberg dalle dimensioni misteriose, quello dei poligami italiani. Musulmani - immigrati, ma anche italiani convertiti - che usufruiscono della possibilità, prevista dal Corano, per un uomo di avere fino a quattro spose. In assenza di statistiche, qualcuno parla di poche centinaia di casi, altri di decine di migliaia: cifre non confermate né confermabili. Quel che è certo però, è che il fenomeno esiste e che negli ultimi anni è aumentato, proporzionalmente all'aumento del numero degli immigrati musulmani che hanno scelto di risiedere nel nostro paese: oggi, secondo la Caritas, sono poco più di 1.200.000 i musulmani che vivono in Italia. A partire da febbraio in Gran Bretagna lo stato ha di fatto accettato la poligamia, consentendo ai mariti che la praticano di richiedere un assegno familiare per ogni moglie "aggiuntiva". In Italia di questo non si parla, ma basta la naturalezza con cui il signor Kar parla per capire che il suo non è un caso isolato: "Moltissimi miei amici hanno più mogli qui in Italia. Non solo senegalesi: marocchini, egiziani, tanti davvero". Kar è venuto in Italia da solo lasciando le mogli, che aveva già sposato, in Senegal: dopo un paio di anni ha fatto arrivare con il ricongiungimento familiare Fadu, 25 anni, insieme al figlio che allora ne aveva tre. Poi con permesso di lavoro è arrivata Nkeir, 22 anni, la seconda sposa. Le due donne, insieme al piccolo Mamadou, dividono con il marito un appartamento di una sessantina di metri quadri non lontano dal centro di Brescia. Un angolo di Senegal lontano migliaia di chilometri da Dakar: due stanze, in cui Kar si alterna ogni due notti, un salottino, un bagno e una piccola cucina. Alle pareti, ritratti di leader religiosi e foto di famiglia, sullo schermo della televisione i canali senegalesi. Quando passa un video musicale che racconta la lite fra una prima e una seconda moglie, Fadu ride: "Noi non abbiamo nessun problema. Certo, all'inizio quando lui si è risposato ero gelosa: ma poi è passato. Da noi si usa così". In Italia no, ma per lo Stato - che pure considera la poligamia reato - Kar non è fuorilegge, perché solo il primo dei suoi matrimoni è registrato. Ma anche se lo fossero stati entrambi non ci sarebbe stata troppa differenza: nel 2003 il tribunale di Bologna riconobbe a due figli dello stesso padre il diritto di far arrivare in Italia le rispettive madri, prima e seconda moglie dell'uomo in questione. In questo caso, argomentò il giudice, il reato non sussiste, essendo entrambe le nozze state contratte in un paese che le consente. Allora la sentenza fece scandalo: ammettendo la presenza contemporanea di due mogli per uno stesso marito, non legittimava ma riconosceva come dato di fatto in Italia un uso che è sì vecchio di secoli, ma contro il quale negli ultimi decenni le donne nel mondo musulmano si sono battute, fino ad ottenerne la limitazione e, in molti casi, la scomparsa. Proibita da decenni in Tunisia e in Turchia, praticamente annullata dal nuovo codice della famiglia marocchino, severamente regolamentata in molti altri paesi, nel mondo arabo la poligamia riguarda, secondo gli esperti, non più del 2 per cento delle famiglie. E in Italia? C'è chi parla di 15-20mila casi, ma il sociologo Stefano Allievi, uno dei massimi esperti dell'Islam italiano, non è d'accordo: "Dare un numero preciso è impossibile - dice - ma è un fenomeno statisticamente irrilevante: riguarda poche famiglie, all'interno delle quali spesso la presenza di più mogli non crea alcun problema: perché è normale nella cultura di provenienza o perché è accettata anche da donne italiane convertite". Opposta la visione di Suad Sbai, presidentessa dell'associazione donne marocchine in Italia e candidata con il centrodestra alle elezioni: "Ci sono migliaia di casi di poligamia - dice - e nella maggior parte le donne subiscono abusi. I mariti picchiano le mogli che non vogliono accettare una nuova sposa o dopo qualche anno abbandonano la seconda: e la poveretta si ritrova che non può chiedere il divorzio perché per lo Stato non si è mai sposata, quindi non ha alimenti né garanzie". La Sbai racconta di matrimoni celebrati - secondo l'uso musulmano per il quale le nozze sono un contratto civile, non un sacramento religioso - nei consolati dei paesi di origine o, in assenza di funzionari civili, di fronte a imam compiacenti, che non si pongono il problema di scavalcare, nei fatti, la legge italiana. A conferma delle sue parole cita il caso della signora Najat: marocchina, sposata nell'88 in Italia con un egiziano, sei anni fa si è trovata in casa la seconda moglie. Anche lei marocchina, anche lei sposata in Italia. "Per risposarsi mio marito aveva falsificato la lettera in cui avrei dovuto dare il mio consenso - racconta Najat - abbiamo vissuto per anni in 45 metri quadri: due famiglie. Io e i miei quattro figli, lei e il suo: io non volevo accettare e per questo venivo picchiata, continuamente". Dopo anni di tensioni, l'uomo è fuggito in Egitto e ha portato con sé con i due figli minori di Najat, oggi 8 e 12 anni, e una volta lì l'ha denunciata per abbandono del tetto coniugale. "Non posso andare a prenderli, perché mi metterebbero in carcere. Questa è la poligamia", dice lei con le lacrime agli occhi. Accanto a lei siede Zohra, marocchina: quando si è sposata il marito, egiziano, le aveva assicurato di essere celibe. Dopo un anno ha scoperto che c'era una prima moglie e che, insieme al figlio, stava per arrivare in Italia. Zohra si è opposta e ed è stata massacrata di botte. Per ritrovare la serenità è dovuta fuggire di casa. "Per queste donne non c'è tutela - si infervora Sbai - serve una legge che ragioni in termini di territorio e dica che chi sta in Italia, anche se immigrato, può avere una moglie sola". "Il fenomeno ha molte facce - sostiene però Allievi - È vero, purtroppo capita che chi ha una moglie nel paese d'origine ne prenda un'altra qui e che spesso la seconda sia inconsapevole. Ma c'è anche chi arriva in Italia ed è già sposato pacificamente due volte. E ci sono i casi in cui le seconde mogli, anche italiane, sono consapevoli della situazione e non hanno problemi ad accettarla. Non esiste una soluzione che vada bene per tutti". "Indubbiamente ci troviamo di fronte a un problema che finora il diritto europeo non è riuscito ad risolvere - dice Roberta Aluffi, docente di Diritto islamico all'università di Torino - la poligamia è contraria al nostro concetto di uguaglianza, ma è vero anche che occorre rispettare una donna che ha contratto matrimonio secondo la religione e la legge del suo paese e che non può essere spogliata di ogni diritto una volta arrivata qui". Il Corano stabilisce che un uomo possa avere fino a quattro mogli, ma la condizione imprescindibile è che riservi a tutte lo stesso trattamento, in termini di tempo, attenzioni e denaro. Formalmente, argomenta Aluffi, già il fatto che lo Stato italiano riconosca solo a una delle spose il titolo di moglie ufficiale non permette di rispettare il principio dell'uguaglianza. In queste condizioni, argomenta come Mario Scialoja, presidente della Lega musulmana in Italia, "secondo le stesse leggi dell'Islam la poligamia non è consentita". In materia finora ogni paese europeo ha scelto una sua strada: l'apertura della Gran Bretagna ha fatto scalpore, ma anche Germania e Belgio garantiscono benefici a chi ha più mogli. In Italia in sede ufficiale nessun rappresentante delle comunità nella Consulta islamica ha messo sul tavolo la questione del riconoscimento delle unioni poligamiche, anche se a più riprese membri dell'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche d'Italia) hanno chiesto il riconoscimento della possibilità per un musulmano di contrarre matrimonio in moschea senza che questo abbia alcun valore giuridico. Ma negli ultimi tempi sulla questione c'è molta prudenza: "Nell'Islam la poligamia è una possibilità e non un obbligo - spiega Noureddine Chemmaoui, responsabile del dipartimento Affari sociali dell'Ucoii - noi non la incoraggiamo e anzi cerchiamo di controllarla, perché siamo in Italia e qui la legge non la prevede. In moschea celebriamo nozze solo per chi porta un documento che provi che non è già sposato". Le polemiche degli ultimi tempi non hanno turbato la vita di Mohammed Bikri: marocchino, in Italia dal 1988, il signor Bikri è uno dei volti del successo degli immigrati nel nostro paese. In vent'anni ha messo su una piccola attività e oggi è il leader dei marocchini in Sardegna: aiuta i suoi connazionali ad integrarsi. Durante tutto il percorso le sue due mogli, sposate in Marocco, gli sono state accanto: per anni lui, loro e i quattro figli (due ciascuna) hanno vissuto in un'unica casa. Oggi ha due appartamenti in villaggi vicini e si divide fra essi: "I ragazzi vanno e vengono come vogliono - racconta - e le mie mogli si vogliono bene come sorelle. Ho avuto qualche problema all'inizio, ma ora va tutto bene, quando ci ritroviamo tutti siamo una grande famiglia". Allargata. Una delle tante nell'Italia del 2008. (2 aprile 2008) Fonte: http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/cronaca/poligamia/poligamia/poligamia.html

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