lunedì 22 dicembre 2008

Addio a Robert Mulligan

Melozzo da ForlìSe ne va Robert Mulligan, regista de Il buio oltre la siepe di Alberto Crespi
Quando chiedevano a Gregory Peck quali fossero i personaggi più importanti ed amati della sua lunga carriera, rispondeva invariabilmente così: «Sono tanti: Atticus Finch, Atticus Finch, Atticus Finch… e anche Atticus Finch!». Era uno scherzo dietro al quale si celava una grande verità: Atticus Finch, l’avvocato anti-razzista di Il buio oltre la siepe, non era solo un ruolo da Oscar (che infatti Peck vinse, nel 1962) ma era anche un personaggio-simbolo, il ritratto vivente dell’idea stessa che gli americani hanno della democrazia. Nell’Alabama degli anni ’30, Finch accetta di difendere un cittadino di colore accusato di aver stuprato una donna; e al tempo stesso difende la sua famiglia contro i pregiudizi della comunità, ancora intrisa di razzismo. Nel film – come nello stupendo romanzo di Harper Lee – la storia è vista attraverso gli occhi dei figli di Finch, che giustamente lo idolatrano. Giustamente, sì: perché se nel grande cinema hollywoodiano c’è un vero eroe democratico, è Atticus. Il regista di questo straordinario capolavoro, più amato in America che in Europa come capita ai film che sono profondamente americani, si chiamava Robert Mulligan. Era nato a New York nel 1925 ed è morto ieri, nella sua casa nel Connecticut, all’età di 83 anni. Da vero uomo dell’Est, Mulligan non ha trascorso la vecchiaia in qualche fortino spacciato per villa di Beverly Hills, ma è tornato presso New York, la metropoli della quale il Connecticut è sostanzialmente una dependance. Le radici di Mulligan affondavano nella tv: negli anni ’50 – unanimemente considerato il decennio d’oro della televisione americana – aveva diretto decine e decine di episodi delle serie che allora andavano in onda senza rete, in diretta (e la città della tv era New York, mentre il cinema era di stanza a Los Angeles). Una straordinaria scuola dalla quale erano usciti altri grandi cineasti come Arthur Penn, Robert Altman, Sidney Lumet, John Frankenheimer. L’esordio nel cinema avvenne nel 1960 con Ragazzi di provincia, storia di giovani aspiranti artisti inurbati nella Grande Mela, con Tony Curtis e Debbie Reynolds. Il buio oltre la siepe è del 1962, e in genere gli anni ’60 sono il decennio migliore del Mulligan cineasta. Il suo secondo capolavoro, sempre con l’amico e complice Gregory Peck, è il western La notte dell’agguato, che assieme a Soldato blu porta nel genere più americano che esista la sindrome del Vietnam: è la storia di un ranger che deve portare in salvo una donna rapita dagli Apaches, e deve fare i conti con il marito di lei, un capo indiano che li insegue usando tattiche da vietcong e facendo strage di chiunque incontri sulla sua strada. Un western che confina con l’horror, con una tensione quasi insostenibile. Tra i film successivi va ricordato almeno Una strada chiamata domani, del 1978, con un giovanissimo Richard Gere. L'Unità
21 dicembre 2008

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