mercoledì 10 dicembre 2008

La chiesa che non si trova più

Lorenzo di CrediLa costruirono i soldati subito dopo le terribili giornate dello sbarco a Salerno A Pontecagnano gli anziani la ricordano, ma ora non c'è più. E i veterani chiedono aiuto
Il mistero della chiesa scomparsa la cercano i reduci inglesi. Invano
di MARCO PATUCCHI
ROMA - Quando ne parlano la chiamano la "chiesa perduta", la "chiesa fantasma". Loro sono i veterani dell'esercito inglese che nel settembre del 1943 sbarcarono sulle spiagge attorno a Salerno per l'Operazione Avalanche e che oggi vorrebbero sapere dov'è finita quella cappella costruita per onorare i compagni morti durante lo sbarco e nei 22 terribili giorni della battaglia contro i tedeschi. Dove sono finiti i dipinti realizzati dagli stessi soldati, l'altare di pietra e quarzo, la targa commemorativa di marmo, la croce di mattoni rossi. Un'opera evidentemente mimetizzata dal tempo e dagli edifici che in oltre sessant'anni hanno cambiato a più riprese il profilo dei paesi affacciati sul golfo di Salerno. "Ma una chiesa non può semplicemente svanire nell'aria", dice George Hillman, veterano dell'Ottavo Squadrone del Genio Reale e della Sesta Divisione Corazzata, che ha attivato la Italy Star Association (associazione dei reduci della campagna alleata in Italia) per ritrovare le tracce di un luogo legato alla memoria di quanti combatterono in nome della libertà. Una ricerca nell'oblio portata avanti anche da Harry Shindler, altro veterano dell'associazione. La storia della cappella emerge dai ricordi di chi partecipò all'Operazione Avalanche e di chi la visitò negli anni successivi. Ed è raccontata anche in un articolo pubblicato dall'inviato di guerra Don McWhinnie nell'estate del 1944, un anno dopo lo sbarco e mentre il conflitto scuoteva ancora il mondo. All'alba del 9 settembre 1943, dunque poche ore dopo l'annuncio dell'Armistizio, il Quindicesimo Gruppo d'Armate angloamericane guidato dal generale Alexander sbarcò sulle spiagge del golfo di Salerno e avviò un'operazione che, secondo i piani, avrebbe dovuto allontanare i tedeschi dall'Italia Meridionale, conquistare le basi aeree di Foggia, raggiungere Napoli e liberare rapidamente Roma. Obiettivi centrati solo in parte e dopo tre settimane di durissima battaglia. Tra le zone di sbarco c'era anche la spiaggia di Pontecagnano, un villaggio a pochi chilometri da Salerno, ed è lì che dopo la conclusione dell'Operazione Avalanche viene edificata nel giro di qualche mese la cappella di St. Martin e St. George, in memoria dei caduti alleati.
Alla costruzione partecipano una mezza dozzina di uomini che lavorano sui resti di una cantina danneggiata dai bombardamenti: il giornale dell'epoca ne cita qualcuno, a partire dal cappellano militare padre H. P Hansen; poi il caporale Harold Addenbrooke, di Sheffield, autore dei dipinti; il tenente Wainwright, di Wolverhampton, che si occupa dei lavori di muratura insieme ai soldati semplici Pritt e Robinson. Il risultato è una cappella che può ospitare fino a 300 persone, con un pavimento di mattoni, la navata di marmo, l'altare di pietra, marmo e quarzo, una croce in mattonelle rosse, quindici dipinti. All'ingresso c'è una tela che ritrae il Cristo, donata da un italiano e danneggiata dai fori di proiettile. Anche gli altri soldati della divisione di stanza a Pontecagnano partecipano a modo loro alla costruzione della cappella, portando le sedie con inciso il proprio nome e la città di provenienza. Ed è padre Hansen a spiegare la scelta di intitolare la chiesa a San Martino e San Giorgio: "Rappresentano i nostri ideali meglio di ogni altra figura - dichiara il cappellano militare all'inviato di guerra -. St. George è il soldato che combatte contro il male e anche St. Martin è un soldato: impersonano gli atti di carità cristiana che sono le ragioni per le quali siamo venuti a combattere". Di questa chiesa oggi si sono perse le tracce e i veterani inglesi sperano che qualcuno possa aiutarli a ritrovarle, magari in qualche scantinato o lungo qualche strada di Pontecagnano. E chissà che non possano rispuntare fuori i dipinti del caporale Addenbrooke o quella targa in marmo che, in inglese e in latino, spiegava l'origine della cappella di St. Martin e St. George: "Edificata alla gloria di Dio nel ricordo di coloro che caddero nello sbarco sulle spiagge di questa zona nel 1943, monumento eterno agli ideali della cavalleria e della fratellanza che li ispirò". chi avesse informazioni può scrivere all'indirizzo m.patucchi@repubblica.it
(10 dicembre 2008) da Repubblica

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