mercoledì 24 dicembre 2008

Tu Bruto figlio mio?!

Il personaggio
Cristiano, i turni sulle volanti «Come politico non ha il fiuto di Tonino»
Sposato, tre gemelli, vive a Montenero di Bisaccia. In estate trebbia il grano con papà
Cristiano Di Pietro, 35 anniROMA — La verità — scontata ma ugualmente amara — è che non si possono scegliere i padri, certo: ma nemmeno i figli. Abbiamo chiesto una descrizione, un identikit umano e politico, del giovane Cristiano Di Pietro a Giuseppe Astore, 56 anni, senatore dell'Italia dei Valori eletto in Molise, un ex insegnante di San Giuliano di Puglia che ha avuto l'intuito e la capacità di seguire il papà di Cristiano nella sua avventura parlamentare, di seguirlo passo dopo passo, fino al trionfo delle ultime elezioni, quando il loro partito, in questa regione, raggiunse addirittura il 27% delle preferenze. Sentite. «Sì, io Cristiano lo conosco bene. Lo conosco perché sono stato accanto al papà Tonino fin dall'inizio e perché poi lui, Cristiano, me lo sono portato dietro, e ho cercato di fargli fare, nei limiti del possibile, un poco di esperienza. Era il 2004, quando assunsi il ruolo di coordinatore del partito qui, in Molise: e lui, Cristiano, venne subito con me. Curava l'organizzazione. Un ragazzo entusiasta, determinato, appassionato. Persino bravo se si trattava di mettere su, allestire, darsi da fare. Purtroppo con una ingenuità di fondo tremenda, fatale. Anzi, di più, e mi spiace dirlo: ma, certe volte, all'improvviso, Cristiano sfodera tratti di infantilismo sconcertante. Purtroppo non ha ereditato nulla delle principali doti del padre: né la scaltrezza, né il fiuto politico. Niente. Zero. E, in fondo, anche questa storia che rimbalza da Napoli, lo testimonia: leggo che stava lì, che si metteva a chiedere assunzioni per gli amici.... Chiaro, non mi sembra ci sia niente di penalmente rilevante... però insomma poteva evitarsele certe telefonate, no? Voglio dire: suo padre che si sbatte per fare tutte le sacrosante battaglie sull'etica della politica, sulla morale della politica, e lui, il figlio, invece che fa? Chiede favori... Mah».
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Cristiano Di Pietro è mortificato. Immaginare cosa può avergli detto il padre Tonino mette a dir poco i brividi. Cristiano ha quel suo faccione da buono, quel pizzetto che gli esalta solo il doppio mento. Cristiano ha 35 anni, è un agente di polizia ma, quando fu eletto consigliere provinciale per l'Idv a Campobasso, due anni fa, chiese l'aspettativa. Non fu una decisione semplice. Perché gli piaceva fare il poliziotto. Gli piaceva stare in turno sulle volanti. Ai colleghi raccontava: «Conosco le strade di Vasto a memoria. Potrei percorrerle ad occhi chiusi». Maurizio Gasparri, all'epoca in An, con un'interrogazione chiese al Parlamento di aprirli invece bene, gli occhi: «Vi chiedo come sia possibile ottenere un trasferimento da una questura settentrionale a Vasto, nonostante l'organico del commissariato di Vasto sia già al completo. Bisognava forse far avvicinare a casa il giovane Di Pietro?». Cristiano Di Pietro, infatti, vive a pochi chilometri, a Montenero di Bisaccia, con la moglie Lara e i loro tre figli gemelli: Antonio, Matteo e Chiara. Ma non state a pensarveli nella vecchia, bellissima masseria: lì vanno solo d'estate, quando i nipotini possono riabbracciare il nonno Tonino e ammirarlo mentre è impegnato nei lavori della trebbiatura (da un punto di vista mediatico, il primo e ultimo a sfruttare le fotografie della trebbiatura, in Italia, fu Benito Mussolini). Enzo Luongo, direttore di Prima Pagina, quotidiano di Campobasso, ricorda la mattina della scorsa estate quando Antonio Di Pietro, presentandosi in città per una conferenza stampa, disse appunto: «Sbrigatevi a farmi le domande, ho da fare con il grano...». Il fotografo, un'ora dopo, corse così a Montenero e lì, effettivamente, trovò non solo Tonino, ma anche il figlio Cristiano (già piuttosto sovrappeso: perché, con una decina di chili in meno, sarebbe il sosia del padre). Comunque, era proprio in quei giorni che il giovane Cristiano si misurava con la sua prima importante iniziativa politica. Vale a dire: risolvere la crisi in Provincia e ribadire la fiducia al presidente Nicola D'Ascanio, di antica osservanza diessina e, soprattutto, vecchio compaesano di Montenero di Bisaccia, che buona parte del suo nuovo partito, il Pd, voleva invece fare cadere. In cambio dell'appoggio, piccolo rimpasto: con un dipietrista, Michele Borgia, pure lui nato a Montenero, che diventò assessore. Va detto che l'intera vicenda fu seguita con occhi a dir poco critici dal senatore che abbiamo sentito prima, Giuseppe Astore. Che però, non appena osò dire, «posso accettare i divieti di Tonino, non certo quelli del figlio...», si sentì rispondere dal figlio medesimo: «Parli a titolo personale. Chi comanda, qui, è il mio papà». A sentirlo così, a rileggersi certe sue dichiarazioni, verrebbe agevole pensare a un giovane rampollo tosto e risoluto. E c'è da immaginare che il padre sarebbe il primo a rallegrarsene. Solo che ieri Cristiano stava con il collo torto e la voce tremante. «No, io non le commento certe accuse. Cosa ho fatto di male, eh? Tutta colpa dei giornalisti...». Cristiano, lasci stare. Che c'azzeccano, stavolta, i giornalisti?
Fabrizio Roncone 24 dicembre 2008 Corriere della Sera

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