giovedì 8 gennaio 2009

Le cimici del sindaco

Eleonora da Toledo/AlloriLA POLEMICA
La sceneggiata delle cimici
di FRANCESCO MERLO
IL REGISTRATORE della Iervolino diventerà un feticcio come il cubo di Rubik o la chitarra di Elvis, e un giorno sarà battuto all'asta alla Blindarte di Napoli. Piccola matita dentro una scatola nera, è il manufatto della vergogna. Ma non parlerà ai posteri della caduta degli dei, che avveniva una volta con il veleno nell'anello e più tardi con il Kgb, ma simboleggerà la caduta degli zombie, strangolati - nientemeno - da una "cimice", napoletana per giunta e dunque, come vedremo, sospetta anche come cimice. E va bene che nel Dna del Partito democratico c'è la doppiezza comunista. Ma quella era roba tragica mentre è comica l'angoscia, per esempio, di Morando e di Bassolino che, incontrandosi, saranno costretti a costruire le frasi secondo due opposti sistemi di interpretazione: "parli così perché sai di essere registrato" oppure "parli così perché sai di non essere registrato". Il registratore di per sé non è criminogeno, anche usato di nascosto. Ci sono infatti colloqui che sarebbe decisivo verificare o, meglio, vedere su YouTube: tra Mussolini e Grandi prima dell'entrata in guerra; tra Andreotti e Berlinguer durante il rapimento Moro. Ma qui non siamo dinanzi alle vicende ancora aggrovigliate della storia. Molto più miseramente la Iervolino ha confessato all'Unità di essere ricorsa al registratore "per non fare la figura del carciofo" che in falsetto iervolinese è la parolaccia più volgare, il peggio che possa "registrare" di se stessa. La Iervolino non voleva, insomma, essere fregata. Ha dunque registrato per inchiodare i compagni di partito alle parole date oggi e negate domani; per smascherare la furbizia della concordia privata e della discordia pubblica o, peggio, dell'abbraccio sulla ribalta e dello sberleffo svoltato l'angolo. È qui lo scandalo del registratore, nella malinconia e nell'infelicità di un partito dove, dal cielo al sottosuolo, si celano le cimici del "qui lo dico e qui lo nego". Potrebbe esserci una cimice di D'Alema dietro il fogliame immobile della kenzia nell'ufficio di Veltroni. E su quell'albero, di fronte alla casa di Rutelli, i piccioni di Parisi ascoltano, registrano, spiano.
Non c'è solo la vergogna di amministrare Napoli con la commedia dell'inganno. Peggio è accreditare il sospetto che l'intero partito pratichi il gioco dei quattro cantoni, ridotto come l'Isaù dell'opera dei pupi, il quale nega quel che rivela e rivela quel che nega: "A voi non dico/ di essere incantato nell'ombelico". È curioso questo fine di partita della Iervolino, la quale fa del registratore non l'uso grandiosamente nixoniano del Watergate e nemmeno quello furbastro di Berlusconi che nel 1996 presentò alla stampa un'improbabile microspia trovata - disse - nel radiatore. La Iervolino fa del registratore lo stesso uso dei poliziotti che incastrano i criminali o dei criminali che ricattano le persone perbene. E invece di dimettersi, come vorrebbe quel buon senso politico che ha abbandonato la sinistra e si è infilato fra le nuvole, porta a degenerazione la "diversità" democristiana che le attribuì il suo maestro Fanfani, il quale, ben più piccolo di lei, la chiamava "la piccolina" e la costringeva a portare scarpe basse: "... Rosetta versa un lacrima, si concede momenti di disperazione, ma ha uno spirito che sa affrontare la tempesta e si entusiasma nell'esercizio di qualsiasi potere. Ben guidata potrebbe arrivare ad esprimere l'eccellenza della donna italiana, con un'eleganza e una modestia che non esito a chiamare democristiane... Vederla lavorare in un momento di alta cacofonia modernista è come aprire la porta di una chiesa sul frastuono della vita". E invece eccola qui, prigioniera di una cimice che, essendo napoletana, potrebbe anche essere una patacca o magari una doppia cimice. Sostiene la Iervolino: "Ho detto loro che li avrei registrati". La smentiscono Luigi Nicolais e Tino Iannuzzi: "Non ne sapevamo nulla. Abbiamo avuto il sospetto vedendo quella strana scatola, ma ne abbiamo riso". Insomma sapevano? O la Iervolino sapeva che non sapevano? Ma c'è anche la possibilità - ci spiegano - che la Iervolino abbia voluto seguire il detto "cimice scaccia cimice" e neutralizzare una più vera cimice che le hanno ficcato nel telefono e che, secondo le prime indiscrezioni ottenute spiando gli spioni... Non solo nell'aria di Napoli, Babilonia delle cimici, fluttuano delitti, a mezza strada fra la condensazione degli appalti e l'evanescenza delle false piste. E allora è bene prepararsi a usare contro gli altri quel che essi potrebbero usare contro di te. Perciò bisogna predisporre delle difese ingegnose nel torbido mondo dei consiglieri comunali, forse meno sospetti dei consiglieri provinciali, certamente più abili dei consiglieri regionali, ma non di quegli astuti e malandrini funzionari di partito che presto vivranno in incognito, firmeranno con falso nome sui registri degli alberghi, cancelleranno tutte le tracce del proprio passaggio: "Scusi, lei non è del Partito democratico?". "Chi, io?".
(8 gennaio 2009)
Repubblica

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