venerdì 9 gennaio 2009

Mister President

Rosamund/FortescueGiovani nel momento del trionfo, vecchi e stanchi a fine mandato
Uno studio medico lo conferma: lo stress del potere invecchia i presidenti
Otto anni ma sembrano sedici la Casa Bianca logora chi ci va
I colpevoli sono le responsabilità, la cattiva dieta e la mancanza di amici E' avvisato Barack Obama: un'ora di palestra al giorno non lo salverà dal nostro corrispondente MARIO CALABRESI
NEW YORK - Alla Casa Bianca si invecchia al doppio della velocità. I volti dei presidenti al loro ultimo giorno, nel momento in cui salgono sul "Marine One", l'elicottero che li porterà via dallo Studio Ovale per sempre, sembrano essere le mappe su cui sono segnate le guerre, le crisi economiche, gli scandali, i sondaggi negativi e i disastri del loro regno. Basta osservare l'aspetto di George W. Bush quando giurò nel 2001 e confrontarlo con le immagini di questi giorni: al posto di quel ragazzo pieno di vita e baldanzoso, oggi c'è un anziano e affaticato signore. Sono passati solo otto anni ma sembrano due decenni. Non lo dicono solo le foto, quella che era una sensazione oggi è una certezza: in ogni anno passato alla Casa Bianca si invecchia di due, il deperimento fisico corre molto più veloce di quello che tocca in sorte ai comuni mortali. Lo certifica uno studio sulle cartelle cliniche dei presidenti dell'ultimo secolo, che smentisce il vecchio motto andreottiano "il potere logora chi non ce l'ha": lo stress del comando è capace di cambiare la salute dei "leader del mondo libero", il colore dei capelli, perfino la fisionomia e soprattutto li condanna a invecchiare molto più velocemente. "Non conta se sono democratici o repubblicani, se sono stati degli atleti oppure dei fumatori: dopo otto anni da presidenti saranno invecchiati di sedici", ha raccontato al Boston Globe il geriatra Michael Roizen della Cleveland Clinic (quella dove Berlusconi si è operato al cuore) che ha studiato le cartelle cliniche, i documenti medici, i controlli annuali, i cambi di peso e di pressione di ogni presidente a partire da Theodore Roosevelt, che giurò nel 1901.
Utilizzando la formula dell'"età reale" - su cui ha scritto un libro che è stato in testa alle classifiche americane - e analizzando 191 fattori tra cui il rischio di morte e malattia, prima dell'entrata alla Casa Bianca e all'uscita, secondo Roizen è evidente un'accelerazione dell'invecchiamento dovuta alle conseguenze di uno stress continuo e prolungato. Ma anche ad una dieta forzatamente disordinata e alla mancanza di amici: "Quando si entra allo Studio Ovale ogni telefonata, ogni discorso, ogni chiacchierata sono registrate e trascritte, i presidenti diventano soli, isolati, senza amici e questo li fa sentire ancora più soffocati dai doveri e dalle responsabilità". Anche il politologo Robert Gilbert, autore del libro "The Mortal Presidency", dopo aver studiato le presidenze da Washington a Nixon sostiene che gli occupanti dello Studio Ovale hanno una vita media più breve di quella dei membri del Congresso o della Corte Suprema, e che 25 su 36 sono morti in anticipo rispetto all'aspettativa di vita media di quel periodo. Il medico di George Bush senior, il dottor Burton Lee, racconta che dopo aver diagnosticato una disfunzione alla tiroide al suo illustre paziente gli consigliò un'immediata vacanza o perlomeno qualche giorno di riposo, ma venne subito coperto di ridicolo e non ascoltato. Nessuno è riuscito mai a restituire il sonno o ad alleggerire l'agenda di un presidente, anche se proprio l'ultimo in carica, George W. Bush, si è distinto per andare a letto prestissimo e alzarsi all'alba per pregare o andare in bicicletta sul Potomac e, quando un giornalista iracheno ha cercato di colpirlo tirandogli una scarpa, ha mostrato un'invidiabile prontezza di riflessi nell'evitarla. L'invecchiamento precoce è un fenomeno che naturalmente non accade solo negli Stati Uniti: uno dei cambiamenti più impressionanti lo si è visto sul volto del premier britannico Tony Blair, così come l'alleanza con Cossiga e la guerra in Kosovo ebbero l'effetto di far imbiancare in un attimo la capigliatura di Massimo D'Alema. È avvisato Barack Obama, a cui la campagna elettorale ha già regalato ciuffi di capelli grigi: un'ora di palestra al giorno non lo salverà dall'invecchiamento, soprattutto di fronte a due guerre, alla crisi in Medio Oriente e a una recessione economica in casa. Tra quattro anni, o tra otto, guarderemo la sua foto di oggi e ci stupiremo di quant'era giovane. Lui, per sperare in un fato diverso, al pranzo dell'altroieri avrebbe fatto bene a chiedere consiglio a Jimmy Carter e a George Bush padre, nati entrambi nel 1924, per sapere come si arriva sani e salvi a 84 anni nonostante le sfide iraniane, irachene, e i sondaggi sfavorevoli.
(9 gennaio 2009) Repubblica

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