mercoledì 14 gennaio 2009

Social card vuote

Jasmine/AristidesLa «social card» è già in rosso La «tessera di Berlusconi», come è stata battezzata da alcuni, ha lasciato deluso e imbarazzato chi ha cercato di usarla per la prima volta Amara sorpresa per molti utenti al momento di pagare il conto alla cassa del supermercato: era vuota
14/01/2009
Verona. Credevano sarebbe passato inosservato quel rettangolino azzurro che assomiglia a un bancomat, invece per tanti veronesi, famiglie intere e pensionati, è stato motivo di umiliazione: arrivati alla cassa dei supermercati per pagare risultava vuota. Parliamo della social card. Il solo nome lascia intuire che è destinata a chi di umiliazioni già ne riceve a sufficienza solo per il fatto di non riuscire ad arrivare alla fine del mese. E per loro quelle poche decine di euro che la carta acquisti del Governo doveva contenere sarebbero bastate a tirare un sospiro di sollievo. Pasta, zucchero, caffè e anche una fettina di carne erano nella loro mente già assicurati per una settimana. Ma arrivati alla cassa con il carrello pieno e digitato il codice pin, come per un qualsiasi pos, ecco la sorpresa: la carta è vuota. Stupore, imbarazzo e sgomento accomuna tutta le testimonianze che sono giunte al nostro giornale. E tra loro c'è chi dice di avere voluto di persona riporre tutto di nuovo negli scaffali.«Il giusto tempo perché le cassiere non notassero le lacrime e il gran magone che mi saliva», dice un'anziana che percepisce il minimo della pensione. Il fatto si sa non è solo veronese: sono un milione e 300 mila in Italia i cittadini ad averne diritto e sono stati tantissimi quelli che non hanno potuto utilizzarla perché vuota.«Credevo fosse già in rosso», racconta un altro anziano. Il tono è chiaramente di scherno. Del resto chi vive mangiando caffèlatte la sera conosce tutti i modi per non cadere in depressione. Tra loro però c'è chi non si arrende e crede alla «tessera di Berlusconi», così la chiama. Al punto che appena resosi conto alla cassa di un noto supermercato veronese che la carta acquisti era vuota ha chiamato l'ufficio postale dove ne aveva fatto richiesta domandando all'impiegato dove fossero finiti i soldi che gli spettavano di diritto. Saputo che a PosteItaliane spetta solo raccogliere i dati, spedirli e dare la tesserina così com'è, e nulla di più, si è arrabbiato: «Non voglio credere sia l'ennesima burla. La figuraccia è stata tanta tanto più che con mia moglie avevamo previsto di fare una bella spesa, di quelle che non facevamo da anni», racconta . La social card è intestata alla moglie che percepisce la pensione minima.Gliela hanno data in uno dei 135 uffici postali presenti sul territorio veronese. Prima però la signora era stata ad un patronato dove le avevano garantito che ne aveva assoluto diritto. Analoga situazione è capitata ad un altro. La social card questa volta è intestata alla mamma ultranovantenne. Anche lui al momento di pagare ha scoperto che era vuota. Eppure al momento del varo della carta acquisti, prevista nel decreto fiscale dello scorso giugno, sembrava a tutti chiaro che due giorni dopo la consegna del pin, ossia il codice segreto che ne garantisce l'utilizzo, la social card avrebbe erogato 120 euro per quanti ne avevano fatto richiesta prima di Natale, ai quali se ne sommavano altri 40 previsti mensilmente. Dall'ufficio stampa di Posteitaliane fanno sapere che il loro è puramente un servizio di informazione e raccolta della pratica, di invio al Ministero e di consegna della social card vuota. Ma chi la riempie? Agli sportelli dell'Inps di via Cesare Battisti ieri mattina erano in diverse famiglie a chiederlo e gli impiegati non sapevano che dire: dai loro terminali risultava che le tessere erano «full». «Ci sarà un disguido», era quanto riuscivano a dire.
Anna Zegarelli L'Arena di Verona

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