mercoledì 11 febbraio 2009

Lettera di Quagliariello

FeuerbachLa lettera del vicecapogruppo pdl
Eluana, le mie accuse e una notte insonne
Quagliarello: «Ciò che è accaduto è una esasperazione della libertà che finisce per negare se stessa»
Caro direttore, da un po' di tempo penso che i temi della vita e della morte siano destinati a entrare nell'agenda della politica. Me ne sono convinto contro il mio stesso desiderio. Da liberale conservatore, infatti, ho sempre preferito che tali questioni restassero nella sfera privata. Ma se la vita, la morte e il confine che le separa vengono trascinati nello spazio pubblico, se si imbastiscono campagne mediatiche, se si sollecita l'intervento dei tribunali, alla politica non è dato mettere la testa sotto la sabbia. Pena smarrire il proprio ruolo e la propria nobiltà.In questo quadro la drammatica vicenda di Eluana Englaro segna un discrimine di civiltà, investendo la concezione stessa della vita e della libertà. La seguo da anni. Convinto che la sentenza della Cassazione abbia aperto tre vulnus — laddove ha stabilito che alimentazione e idratazione sono cure, che esse possono essere sospese in base a una volontà presunta ricostruita ex post, e che in mancanza di una precisa volontà al medico sia vietato intervenire — ho fatto tutto il possibile affinché a occuparsi di questo tema, con tutte le sue implicazioni, fosse il Parlamento.Dietro questa battaglia ci sono le mie convinzioni liberali, che io stesso ho riconsiderato dopo che lo shock dell'11 settembre mi ha posto di fronte a interrogativi radicali. Io non credo che qualcuno possa stabilire quando una vita è degna di essere vissuta, perché in caso contrario si rischierebbe di trasferire sul piano antropologico quella «presunzione fatale» che Raymond Aron ha mirabilmente descritto in ambito sociale. E non credo neppure che si possa presumere la volontà di chicchessia o ricavarla da stili di vita e testimonianze.Perché la vita è sempre una sorpresa, che mette la persona di fronte a situazioni che la mente e l'emozione non conoscono né possono immaginare, come può comprendere chiunque abbia avuto un figlio o abbia perso un genitore. Per questo ciò che è accaduto a Udine mi è sembrato una mostruosità: una esasperazione della libertà che finisce per negare se stessa. Per questo l'altro ieri, in preda all'emozione, ho affermato «Eluana non è morta, Eluana è stata ammazzata». Non è stato un comportamento razionale, e la notte successiva non ci ho dormito. Ieri però, rileggendo il resoconto del mio intervento in Senato, ho pensato di non aver fatto male. Perché il Parlamento è luogo sacro se si ha rispetto per le idee degli altri, ma anche per le proprie.Soprattutto quando si discute di questioni che riguardano il diritto alla vita, la dignità della persona, la libertà dell'essere umano, che precedono ogni Costituzione. Io ho chiamato le cose con il loro nome: togliere la vita per mancanza di acqua e cibo non è una morte naturale. E sono contento che questo governo e il mio partito la pensino come me. E' un buon inizio per fondare il PdL sulla roccia dei principi anziché sulle sabbie mobili di qualche convenienza occasionale. L'altro ieri sono tornato a casa distrutto e sfiduciato, confortato solo da un messaggino di mia figlia di tredici anni. Oggi sono più forte e sereno, e finalmente ho dormito.
Gaetano Quagliarello 11 febbraio 2009 Corriere della Sera

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