mercoledì 18 marzo 2009

Undicietrenta di Roberto Cotroneo

Charles Gleyre L'inspiegabile mistero dello scandalo Grinzane
La vicenda del premio Grinzane, un tempo si sarebbe detto, sembra sempre più una storia italiana. Ora è uscito persino l’archivio del Grinzane con ventimila tra intellettuali e uomini di spettacolo schedati. A parte il fatto che 20 mila intellettuali non credevo neppure ci fossero in Italia, ma la domanda è: perché? Perché un premio che ha avuto ai suoi inizi l’eccellente idea di coinvolgere gli studenti nella scelta dei libri da premiare, che si era dato come punto di partenza un modello nuovo, ovvero incoraggiare la lettura tra i più giovani, che ha lavorato fianco a fianco con le scuole, le istituzioni, le università, è diventato negli anni una sorta di Stasi della cultura. Un servizio semi segreto dove il dubbio è che esista un tesoretto, dove ci sono conti esteri, dove fiumi di denaro servivano a ristrutturare castelli, e borghi interi, a comperare appartamenti da 500 metri quadrati, a organizzare viaggi, convegni, simposi, che avevano come prima regola coinvolgere lo star system, che poi fosse quello degli scrittori, o altro, poco importa. E poi le schedature, questa fissazione per le schedature, in una sorta di megalomania davvero patologica. Chiunque conosce il mondo editoriale e gli scrittori lo sa bene. È un mondo piccolo, piccolo anche quando riguarda un premio Nobel, fatto di persone che, eccezion fatta per gli autori di best seller, scrivono i loro libri, spesso insegnano nelle università, lavorano nelle case editrici, o collaborano con i giornali. Gente che non ha abitudini particolari, spesso più schiva di quanto si pensi, infastidita il più delle volte da certe esagerazioni, dalle cene a cui ti costringono dopo i premi, dal doversi spostare e parlare a un pubblico distratto, che quasi sempre non ha letto i libri di cui si parla. Il Grinzane schedava tutto: numeri di telefono privatissimi, mogli o fidanzate, e persino preferenze sui colori, sul cibo, e gli amici influenti. A che pro? A chi giovava? Soprattutto a cosa serviva? Non si parla di banchieri o di finanzieri influenti, ma di scrittori e poeti. E tutto questo lavoro si è fatto con soldi pubblici, con il denaro dei cittadini. È davvero sconcertante. L'Unità

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