mercoledì 27 settembre 2006

Never forget: PIETRO CALAMANDREI

Margherita Caffi



Sono oggi 50 anni dalla morte di Pietro Calamandrei.

(Firenze 21 aprile 1889 - ivi 27 settembre 1956) è stato un giornalista, un docente universitario, un giurista ed un uomo politico italiano.

Politicamente schierato a sinistra, subito dopo la marcia su Roma e la vittoria del fascismo fece parte del consiglio direttivo dell' Unione Nazionale fondata da Giovanni Amendola. Manifestò sempre la sua avversione alla dittatura mussoliniana e durante il ventennio fascista fu uno dei pochi professori che non ebbe né chiese la tessera del Partito Nazionale Fascista continuando sempre a far parte di movimenti clandestini, ad esempio collaborando alla testata Non mollare.

Contrario all'ingresso dell'Italia nella Seconda guerra mondiale a fianco della Germania, nel 1941 aderí al movimento Giustizia e Libertà ed un anno dopo fu tra i fondatori del Partito d'Azione insieme a Ferruccio Parri, Ugo La Malfa ed altri. In questo periodo (1939-1945) tenne un diario, pubblicato nel 1982. Nel 1940 fu, insieme a Francesco Carnelutti ed a Enrico Redenti, uno dei principali ispiratori dei Codice di procedura civile, dove trovarono formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali della scuola di Chiovenda. Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli venne chiesta dal Rettore del tempo.

Nominato Rettore dell'Università di Firenze il 26 luglio 1943, dopo l'8 settembre fu colpito da mandato di cattura, cosicché esercitò effettivamente il suo mandato dal settembre 1944, cioè dalla liberazione di Firenze, fino all'ottobre 1947.

Principe del foro della sua città dal 1946 fino alla morte, nello stesso anno fu membro della Consulta Nazionale e dell'Assemblea Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione. Partecipò attivamente ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni della commissione d'inchiesta e della Commissione per la Costituzione italiana. I suoi interventi nei dibattiti dell'assemblea ebbero larga risonanza: specialmente i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sugli accordi lateranensi, sulla indissolubilità del matrimonio, sul potere giudiziario.

Quando il Partito d'Azione si sciolse, entrò a far parte del Partito Socialdemocratico Italiano, con cui fu eletto deputato nel 1948. Contrario alla «legge truffa» votata anche con l'appoggio del suo partito, nel 1953 prese parte alla fondazione del movimento di Unità popolare con il vecchio amico Ferruccio Parri, che, nonostante l'esiguo risultato ottenuto, fu decisivo affinché la Democrazia Cristiana e i partiti suoi alleati non raggiungessero la percentuale di voti richiesta dalla nuova legge per far scattare il premio di maggioranza.

Accademico nazionale dei Lincei, direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Università di Firenze, fu direttore della Rivista di diritto processuale, de Il Foro toscano e del Commentario sistematico della Costituzione italiana. Non erano queste le sue prime esperienza giornalistiche: nell'aprile del 1945 aveva infatti fondato il settimanale politico-letterario Il Ponte.

Albert Kesselring, che durante il secondo conflitto mondiale fu il comandante della forze del Terzo Reich in Italia, venne condannato a morte nel processo di Norimberga per i numerosi eccidi che l'esercito nazista aveva commesso nel nostro paese (Fosse Ardeatine, Marzabotto ed altre). Successivamente la condanna fu tramutata in ergastolo ma egli venne rilasciato nel 1952 per le sue gravi condizioni di salute, che gravi in realtà non erano perché l'ex gerarca avrebbe infatti vissuto per altri otto anni o poco più.

Tornato libero, Kesselring disse che non era pentito di ciò che aveva fatto ed anzi dichiarò che gli italiani, per il bene che aveva fatto, avrebbero dovuto fargli un monumento. In risposta a questo commento Piero Calamandrei scrisse la celebre epigrafe "Lo avrai, camerata Kesselring...", il cui testo venne posto sotto una lapide ad ignominia che il comune di Cuneo ha dedicato a Kesselring.

Il testo della celebre epigrafe è:

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio dei torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Calamandrei"


Buon sonno grande Padre della Patria

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