
« Ero già fuori moda anche quando ero un perfetto sconosciuto »
(Paul Desmond)
Giunto alla notorietà con la sua partecipazione al quartetto di Dave Brubeck dal 1951 al 1967 Desmond è l'autore del massimo successo del quartetto, il brano Take Five. È considerato uno dei giganti del sax contralto jazz. Il vero nome di Desmond era in realtà Paul Emil Breitenfeld ma, ritenendolo un nome inadatto ad un musicista, lo cambiò, si dice scegliendone un altro da un elenco telefonico.La sonorità del quartetto di Brubeck era definita dal contrasto tra la politonalità del lavoro pianistico di Brubeck e dalla voce ariosa del sax di Desmond. Brubeck aveva una tale considerazione per questa circostanza che il contratto di Desmond gli proibiva di utilizzare un pianoforte quando si esibiva come leader. Il suono di Desmond, che preferiva le ballad ai brani più mossi, era infatti tenue e limpido e il suo stile improvvisativo melodico, spazioso e riflessivo (Desmond amava scherzare su questo, dichiarando di essere stato premiato come "il più lento contraltista dell'anno"). Il suo assolo in Take Five, nell'album Time Out, infinitamente trascritto, studiato e rieseguito, è un manifesto del suo stile e dello stile normalmente associato al cool jazz. Take Five fu il primo brano jazz a superare il milione di copie: divenne la sigla del quartetto. Il brano fruttò una piccola fortuna in diritti d'autore di cui Desmond non beneficiò poichè inizialmente non aveva dato alcuna importanza al brano, al punto da rinunciare ai diritti per donarli alla Croce Rossa.[1]I colleghi di Desmond avevano di lui la più alta considerazione. Charlie Parker ebbe occasione di citarlo come il suo contraltista preferito, e Cannonball Adderley, che spesso concorreva con lui per il posto di miglior contraltista nelle classifiche delle pubblicazioni specializzate, ebbe a dire: "Credo che Paul sia, con Benny Carter, il contraltista più lirico. La bellezza della sua musica è profonda". Mentre molti attribuivano il successo del quartetto di Brubeck alla presenza di Desmond, molti altri sottovalutarono il suomodo di suonare come "troppo lezioso". Per tutti gli anni '60 e '70 la cifra stilistica di Desmond (considerata antiquata dai proponenti del free jazz) e il suo essere un bianco in un momento di forte accentuazione della negritudine costarono a Desmond l'attenzione e la considerazione della critica (come a un altro grande contraltista cool della prima ora, Lee Konitz). Desmond collaborò anche con Gerry Mulligan (incidendo fra l'altro una clamorosa Take Five con il resto del quartetto nell'album Together again for the first time), Jim Hall, Chet Baker, Ed Bickert. Dopo lo scioglimento del quartetto Desmond si ritirò temporaneamente, poi riprese l'attività con un concerto assieme a Brubeck, Mulligan,Hall, e il Modern Jazz Quartet in occasione del Natale del 1971. Specialista del contrappunto improvvisato, fece emergere questa dote soprattutto negli album registrati con Mulligan (anch'egli contrappuntista): "Mulligan-Desmond Quartet" e "Two of a Mind" (il titolo "Due in pieno accordo" è rivelatore). Desmond, che aveva una laurea in letteratura inglese ("Non divenni uno scrittore perché riesco a scrivere solo sulla spiaggia, e mi si riempie la macchina da scrivere di sabbia") era anche noto per il suo humor, dimostrato nelle note che accompagnavano i suoi album e in numerose testimonianze. Benché per molto tempo si sia parlato del suo lavoro su una autobiografia, questa non si materlializzò mai. Forte bevitore e accanito fumatore, Desmond si ammalò di tumore polmonare. Quando seppe della diagnosi, reagì con caratteristica lievità, rallegrandosi di avere un fegato in ottime condizioni: "Come nuovo, uno dei migliori fegati contemporanei. A bagno nel Dewar (una marca di whisky) e scoppia di salute". Desmond morì nel 1977, dopo essere apparso a febbraio in un concerto con Brubeck a New York. Nessuno dei suoi fan sapeva allora che stesse morendo. Alcuni dei suoi amici raccontano che il suo vecchio amico Charles Mingus lo visitò nei suoi ultimi giorni in ospedale, e rimase a guardarlo vicino al letto, vestito come al solito con mantello e cappello nero. Desmond aprendo gli occhi e collegando la cupa figura di Mingus che lo sovrastava a quella della morte nel film "Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman, gli disse: "Va bene, sistema la scacchiera". Da Jazz di Carlo Boccadoro. Fiori di Iginio Mallebrera
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