venerdì 7 dicembre 2007

Ellen Burstyn


Edna Rae Gilhooley 7 Dicembre 1932. All'origine della sua carriera c'è la voglia di riscatto. Uno schiaffo morale che voleva dare ai genitori che le avevano ripetuto per tutta la vita, quanto potesse essere una buona a nulla. Poi l'interesse per lo spettacolo la passione per la recitazione e quel modo di presentare sullo schermo dei personaggi che avevano un'ideologia senza che però parlino di ideologia. Come un fascio di luce si è spiegata sulle nuove generazioni di attori e registi, in continuo cambio, accettando quei ruoli che principalmente davano più spazio alle ragioni umane, piuttosto che esistenziali. Fondamentalmente legata all'idea che un'attrice debba avere uguale dignità e stesse opportunità di un attore, è stata una delle carte più belle e vincenti di Hollywood e dei registi indipendenti. Adorata dalle femministe e certo meno impegnata politicamente di quel che si creda. Nata a Detroit, Ellen Burstyn, prima di diventare Ellen Burstyn, si impiegò in un sacco di lavori, oltre a scontrarsi con una vita abbastanza turbolenta. A soli 14 anni, nel contempo che frequentava il liceo e prendeva lezioni di ballo, ha lavorato come cuoca e cameriera in una mensa scolastica. Lasciati poi gli studi superiori alla Detroit's Cass Technical High School, al compimento del suo 18° compleanno, si trasferisce in Texas, stanca ormai della convivenza con la madre e il suo padrino, il quale le ripeteva molto spesso che non sarebbe mai diventata niente di più che una prostituta o una stenografa, anche perché la Burstyn era rimasta incinta di un uomo sposato, William Alexander, che divenne suo marito nel 1950, pur abortendo il figlio nato dalla relazione clandestina. Incapace di essere una brava mogliettina casalinga, lavora come modella e si trasferisce repentinamente a New York, dove diventa una showgirl in un programma televisivo (il "Jackie Gleason Show", 1952). Per tutto il resto degli Anni '50, si guadagna da vivere come ballerina in un nightclub di Montreal, arrivando finalmente ad avere una prima esperienza come attrice sui palcoscenici di Broadway. Ovviamente però, nessuno la nota, perché la Burstyn è solo una delle tante ballerine/cantati/attrici che sgambettano, urlano e si muovono sul palco. Divorzia dal suo primo marito nel 1955, ormai lo sentiva come una zavorra che le impediva di esprimersi artisticamente, e va alla ricerca del padre biologico, ma quando lo trova ha una brusca sorpresa. L'uomo tenta di sedurla e lei non aveva alcuna intenzione di cedere, così decide che può fare benissimo a meno delle sue radici d'ora in poi. Nel 1958, trova lavoro in un episodio dei telefilm della Hallmark, con il nome di Ellen McRae, cui seguiranno altri ruoli televisivi. L'anno prima, si risposa con un amico di vecchia data Paul Roberts, il matrimonio dura però dal '57 al '59. Debutta finalmente nel cinema nel 1964, nella commedia di Vincent Minnelli Ciao, Charlie con Tony Curtis, Debbie Reynolds e Walter Matthau, poi passa al film di Leslie H. Martinson For Those Who Think Young (1964) con Nancy Sinatra, ma scopre di non avere le opportune basi per continuare, così si prende una pausa e studia recitazione con Lee Strasberg all'Actor's Studio. Sono momenti di grande maturazione per questa attrice che finalmente sa quello che vuole dalla vita: recitare. Trova l'amore nell'attore Neil Burstyn (1960-1971), dal quale prenderà il nome d'arte e che la renderà madre di un figlio. E si ripresenta nel piccolo schermo, apparendo in un episodio del telefilm Il virginiano (1969). L'amicizia con il regista Paul Mazursky, in questo caso, sarà fondamentale, il regista la sceglie per affiancare Jeanne Moreau e Federico Fellini nel film autobiografico Il mondo di Alex (1970), e replicheranno la collaborazione con Harry e Tonto (1974). La fama la raggiungerà però quando Peter Bogdanovich la sceglie come una dei protagonisti de L'ultimo spettacolo (1971), per il quale ruolo verrà nominata all'Oscar, paradossalmente come interprete non protagonista, ma anche se data per favorita non vincerà. Scelta da autori emergenti come il volto di una nuova rabbiosa femminilità e di un nascente femminismo, eccola ne Il re dei giardini di Marvin (1972) di Bob Rafelson, con Jack Nicholson, poi, grazie alla relazione amorosa con il regista William Friedkin, entra nel cast del cult horror L'esorcista (1973), nel ruolo della madre della piccola bambina indemoniata Regan. Altra nomination dell'Academy in vista, accompagnata da un danno permanente alla colonna vertebrale, causata sul set. Infatti, durante la scena in cui la figlia posseduta da Pazuzu la spinge via, la cintura di sicurezza, tirata con uno scossone troppo forte, le fece sbattere il coccige in una parte dura del letto. L'urlo di dolore che noi sentiamo nel film è autentico. Friedkin, non lo tagliò via dal montaggio. Ma neanche il trauma fisico le fece avere il caro zio Oscar fra le mani, vinse infatti Glenda Jackson e leggenda vuole che la Burstyn commentò acida: «Hmm, sai che sorpresa…». Dopo bambine invasate da Satana, decide di passare a un genere più soft e viene scelta da Martin Scorsese per interpretare Alice in Alice non abita più qui (1975), storia di una vedova che, rimasta con il figlio adolescente, decide di seguire il sogno che aveva abbandonato prima del matrimonio: diventare una cantante. Meritatamente (e finalmente), si aggiudica il tanto sospirato Oscar come miglior attrice non protagonista (nonché un BAFTA come miglior attrice), spiccando fra i vari protagonisti del film: un polveroso Kris Kristofferson, un violento Harvey Keitel e una debuttante Jodie Foster. Battendo le colleghe Geena Rowlands e Faye Dunaway (per il mitico Chinatown), la Burstyn neanche andò a ritirare il premio, perché era rimasta a recitare a Broadway, così salì sul palco Martin Scorsese. Qualcuno disse che non si presentò per protesta: fu lei stessa a scrivere all'Academy una lettera di protesta per aver eliminato Liv Ullmann dalla competizione del 1974 per la sua performance in Scene da un matrimonio, poiché l'associazione usò la regola secondo la quale i film presentati in tv e che fra l'altro erano registrati in teatri nello stesso momento in cui si mettevano in scena, non potevano partecipare. Rifiutato il ruolo della protagonista di Qualcuno volò su nido del cuculo (1975) per prendersi cura del marito da tempo malato, commette un errore nella sua carriera, perché proprio per quel ruolo Louise Fletcher vincerà l'Oscar. Ma la Burstyn non si dispera e nel 1978, eccola di nuovo fra le candidate per Lo stesso giorno, il prossimo anno, con un Golden Globe in mano e un Tony Award, vinto nel 1975, per la stessa interpretazione sui palchi di Broadway. Anche se data per trionfatrice, anche questa volta la statuetta va a Jane Fonda. Molto amata in Europa, recita per il regista francese Alain Resnais in Providence (1977) con Dirk Bogarde e conquista una certa autorevolezza in materia cinematografica che le fa occupare il posto di membro della giuria del Festival di Berlino nel 1977, nonché co-presidente della medesima giuria nel 1988, per non parlare della scelta come giurata a Cannes. Stracciata la vittoria di Sissy Spacek alla Big Night dell'Academy nel 1980, che lasciò la Burstyn, nominata per Resurrection (1980) a bocca asciutta. L'attrice continua la sua carriera di interprete e si presta felicemente per autori emergenti e indipendenti (John Mackenzie, Joel Schumacher e Mary Lambert), lavorando sovente anche in televisione, fino a quando, nel 1986, avrà un telefilm tutto suo: The Ellen Burstyn Show. Alla fine degli anni Novanta, dopo aver Un adorabile testardo (1995), spicca fra le interpreti femminili in Gli anni dei ricordi(1995), passando, nel Duemila, al telefilm That's Life, con il ruolo della matriarca di una famiglia italo-americana, Dolly De Lucca. Diventata co-presidente dell'Actor's Studio nel 2000, assieme a Al Pacino e Harvey Keitel, arriva anche la sua ennesima nomination per Requiem for a Dream(2000) di Darren Aronofsky, che poi la rivorrà ne L'albero della vita (2006). Oggi si disperde in alcuni film mediocri, ma capita a tutti. Rimane la bizzarria, la passione per un mestiere per il quale è disposta anche a sacrificare la sua ancora bionda chioma, tingendosela di un rosso accesso, per interpretare una televisivo-dipendente. Fabio Secchi Frau da http://www.mymovies.it/Filmografia scelta: I sublimi segreti delle ya ya sisters, The yards, L'esorcista, Scherzi del cuore, Liar, L'impostore, Gli anni dei ricordi, Un adorabile testardo, Tessuto di menzogne, Due volte nella vita, Lo stesso giorno il prossimo anno, Providence, L'albero della vita, Alice non abita più qui, Harry e Tonto, Il re dei giardini di Marvin, L'ultimo spettacolo, Il mondo di Alex, Ciao Charlie. Fiori di Van Gogh

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