giovedì 13 dicembre 2007

John William Godward


John William Godward (Wimbledon, 9 agosto 1861Londra, 13 dicembre 1922) è stato un pittore inglese, operante nella fase finale del periodo preraffaelita/neoclassico. Godward era un pittore neoclassico vittoriano molto vicino a sir Lawrence Alma-Tadema (era considerato il suo pupillo). Godette di vasta popolarità, ma il suo stile pittorico risultò superato e perse i favori del pubblico e della critica con l'avvento delle avanguardie. Si suicidò all'età di 61 anni e pare che in un biglietto di commiato abbia motivato il suo atto con lo spregio della bellezza che vedeva essere invalso nella pittura, scrivendo che «il mondo non è abbastanza grande» per lui e per un Picasso assieme. Nato e cresciuto a Wilton Grove, nei pressi di Wimbledon, Godward iniziò ad esporre alla Royal Academy nel 1887. Nel 1912, innamoratosi di una sua modella italiana, partì per l'Italia e visse sette anni a Roma dove, accomunato dalla passione per l'antichità classica, ebbe stretti rapporti con i Bompiani, Roberto e Augusto. Tornato in Inghilterra nel 1919, si suicidò, pare con un forno a gas, tre anni dopo. È sepolto a Londra. Tutta la sua vita fu contrassegnata dai dissapori familiari. I suoi parenti, che già avevano osteggiato la sua scelta di diventare artista, interruppero ogni rapporto con lui quando se ne andò con la modella. Alla sua morte, poi, indignandosi e vergognandosi dell'accaduto distrussero tutte le sue carte e le sue immagini: a quanto risulta non è rimasta di lui neppure una fotografia. Artisticamente Godward era seguace delle teorie di F. Leighton. Ma il suo stile era più vicino ad Alma-Tadema, con cui condivideva una forte passione per l'architettura classica, e soprattutto per le strutture marmoree. Nella maggior parte delle sue opere, sempre sontuose e colme di grazia, sono rappresentate donne in abbigliamento classico posanti su sfondi marcatamente decorativi, spesso su un terrazzo di marmo, anche se nelle sue opere non mancano figure femminili nude o seminude (esempio notevole ne è il Tepidarium, 1913: un titolo mutuato da una controversa opera di Alma-Tadema). I titoli delle sue opere riflettono la fonte della sua ispirazione: la Civiltà classica, in particolare quella dell'antica Roma (attestante la sua vicinanza artistica ad Alma-Tadema), ma anche – talvolta – quella greca, a testimonianza dei suoi, seppur più limitati, legami con Leighton. Data la diffusione dell'erudizione classica tra il potenziale pubblico delle sue opere, la meticolosa cura per i dettagli era notevolmente importante per un pittore di questo genere. Alma-Tadema che, oltre che pittore, era anche archeologo, si recava sui siti storici e collezionava reperti, utilizzati poi nei suoi dipinti: anche Godward studiava minuziosamente l'architettura e l'abbigliamento classico per fornire alle proprie opere il marchio dell'autenticità. Inoltre, nei propri quadri egli riproduceva scrupolosamente altri particolari, quali pelli d’animali o fiori selvatici. Il fatto che in tante tele di Godward compaiono belle donne in pose studiate, congiunto alla vivacità di colori della sua tavolozza, ha indotto taluni ad annoverarlo erroneamente tra i preraffaelliti. Tuttavia, la scelta dei suoi soggetti, per lo più legati alla civiltà classica (anziché, ad esempio, alle leggende del ciclo arturiano) tradisce la sua appartenenza alla tendenza, comune a tanti pittori del periodo, del Neoclassicismo vittoriano appunto, che attraverso la lente dell'omaggio all'antichità faceva riprodurre immagini di un mondo idealizzato e romanticizzato, tanto da far parlare d’una visione del mondo da «vittoriano togato», come venne rinfacciato, sia a Godward che ad Alma-Tadema. Una delle sue opere più note è Dolce far niente (1904). Come in molti altri casi, Godward dipinse diverse varianti di questo quadro, la prima delle quali – a quanto è noto – risale al 1897. Il dipinto è Pompeian lady.

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