Lucia da Siracusa (Siracusa, 283 c.a - Siracusa, 304 c.a), venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, morì martire durante le persecuzioni di Diocleziano a Siracusa. Gli Atti del suo martirio narrano di una giovane appartenente ad una ricca famiglia del posto, che era stata promessa in sposa ad un pagano. In occasione di un viaggio a Catania, sul sepolcro di sant'Agata, Lucia pronunciò il voto di verginità, chiedendo ad Agata di salvare la vita alla madre Eutichia. Al suo ritorno la madre guarì e Lucia distribuì i beni ai poveri e decise di rinunciare al matrimonio. Fu denunciata dal fidanzato al console di Siracusa Pascasio e sottoposta a processo, doveva essere portata in un lupanare per essere oltraggiata, ma nulla riuscì a spostarla dal luogo dove si trovava: soldati, una coppia di buoi. Allora l'ira del console Pascasio si accese e fu cosparsa di resina e pece, e data a fuoco. Poiché le fiamme non la bruciavano fu condannata alla decapitazione. Situazione questa confermata dall'attuale stato in cui si trova il Corpo della Santa, venerato a Venezia presso la Basilica dei Santi Lucia e Geremia (a pochi passi dalla Stazione ferroviaria) e venuto in visita a Siracusa nel dicembre 2004, staccato e privo di un anello della colonna vertebrale: segno della decapitazione. La leggenda di Lucia nasce dal nome connesso con la luce, nome che avrebbe stimolato la fantasia popolare riguardo una tortura avente per oggetto gli occhi stessi, che le sarebbero stati strappati dai carnefici. Lei stessa se li sarebbe rimessi tornando a vedere. Da tale episodio deriva l'iconografia, che raffigura la santa con una tazza in mano su cui sono posti gli occhi.( ma che schifo!!!) Altri attributi possono essere una spada oppure anche una tazza da cui esce una fiamma. A Siracusa le stampe popolari riproducono la santa con un mazzo di spighe e la tazza con gli occhi in mano, su un fercolo d'argento, con un pugnale conficcato in gola. Un'altra leggenda vuole che durante l'anno 1646 buona parte della Sicilia governata dagli spagnoli fu colpita da una grave carestia. Come per miracolo, proprio domenica 13 maggio di quell'anno, delle navi cariche di grano approdarono nel porto di Siracusa e durante la S. Messa, ove era esposto alla devozione dei fedeli il Simulacro argenteo della Santa, una colomba entrò in Cattedrale e volteggiando si posò sopra l'altare. Il popolo affamato si cibò dei chicchi messi in pentola di fretta, senza aspettare che venissero macinati. Da quel momento, alla devozione di Santa Lucia vi si associò l'uso di mangiare un dolce particolare, la cuccia. Secondo una leggenda priva di fondamento oggettivo, la discendenza della santa siracusana proverrebbe direttamente dalla famiglia di Archimede, legando così le due figure più importanti della città ad un'unico ramo genealogico. La sua festa liturgica ricorre il 13 dicembre; antecedentemente all'introduzione del calendario moderno (1582) la festa cadeva in prossimità del giorno del solstizio d'inverno (da cui il detto "santa Lucia il giorno più corto che ci sia") ma non vi coincideva nei paesi che adottarono subito il nuovo calendario (differenza di 10 giorni). Nei paesi nordici, che adottarono questo calendario circa 200 anni più tardi, il solstizio cadeva, invece, proprio il 13 dicembre (calendario gregoriano). È curioso notare che questa tradizione si può applicare nell'ambito del calendario gregoriano, avendo però l'accortezza di interpretare il "giorno più corto" come il giorno in cui il sole tramonta prima; anche se l'associazione è comunque arbitraria, in quanto la data esatta varia a seconda dalla latitudine. È considerata dai devoti la protettrice degli occhi, degli oculisti, degli elettricisti e degli scalpellini e viene spesso invocata nelle malattie degli occhi. Il corpo della santa, prelevato in epoca antica dai Bizantini a Siracusa, è stato successivamente trafugato dai Veneziani che conquistarono Costantinopoli (l'attuale Istanbul) dove è attualmente conservato e venerato nella chiesa di San Geremia a Venezia. Le sacre spoglie della santa siracusana tornarono eccezionalmente a Siracusa per 7 giorni nel dicembre 2004 in occasione del 17° centenario del suo martirio. L'arrivo e la partenza delle spoglie furono salutati da una incredibile folla di siracusani; riscontrata l'elevatissima partecipazione e devozione dei devoti, siracusani e non, da allora si è fatta strada la possibilità di un ritorno definitivo tramite alcune trattative tra l'Arcivescovo di Siracusa Giuseppe Costanzo e il Patriarca di Venezia Angelo Scola. Per appoggiare tali trattative, nel settembre 2006 è nato un Comitato favorevole al ritorno del corpo della Patrona nella città natale ad opera del giornalista siracusano Stefano Palasciano che sta portando avanti una vera e propria battaglia per ottenere il corpo della Santa aretusea. In alcune regioni dell'Italia settentionale, quali Trentino, Friuli Venezia Giulia (provincia di Udine), Lombardia orientale e meridionale (nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova), parte dell'Emilia occidentale (Piacenza, Parma, Reggio Emilia), parte del Veneto sud-occidentale (Verona), esiste una tradizione legata ai "doni di santa Lucia". I bambini le scrivono una lettera, elencando i regali che vorrebbero ricevere da lei, raccontandole di essere stati buoni e giudiziosi durante l'anno e, dunque, di meritarseli. In alcuni casi, i doni vengono portati segretamente nelle case, e i bimbi (che si aspettano dei doni e non il carbone riservato ai bambini cattivi) corrono a letto perché se la Santa li vede tirerà loro della cenere o della sabbia negli occhi, accecandoli. Per ingraziarsi la Santa e l'asinello che l'aiuta a portare i doni è uso lasciarle del cibo (solitamente un panino, delle arance, dei mandarini, del latte, del caffè o dei biscotti, ma ciò varia a seconda della tradizione familiare), per l'asinello Tobia (dell'acqua, del fieno, del sale, della crusca o dello zucchero), e del vino per il suo aiutante Gastaldo (questa figura è comunque poco nota e compare e scompare a seconda delle tradizioni di ciascuna famiglia). Secondo alcuni, la tradizione dei regali è rintracciabile nel Medio Evo e, più precisamente, nell'età dei Comuni. Pare che in quell'epoca in cui le città limitrofe del Nord e del Centro Italia erano in perenne lotta le una con le altre, una in particolare della Pianura Padana (l'allora Longobardia) attraversasse un periodo di rovinosa carestia. Gli abitanti di un comune maggiormente benestante, colti da compassione, partirono alla volta della città "nemica" portando generi alimentari che distribuirono per le strade avvolte nel buio. Non è certo se ciò sia veramente accaduto e se effettivamente abbia coinvolto Piacenza e Cremona, piuttosto che Milano e Lodi o Bergamo e Brescia. Oltre alla tradizionale processione e festa del 13 dicembre, nel paese siciliano di Savoca, in provincia di Messina, si tiene, in periodo estivo (la seconda domenica di agosto) una festa che rievoca, per le vie del paese, il martirio della santa. Santa Lucia è impersonata da una bambina di origine savocese che, vestita di bianco, viene portata a spalla da un uomo e tiene fra le mani una palma d'argento, simbolo del martirio. Attorno alla bambina (detta "la Lucia") molti personaggi in costume cercano di tentarla. Primo fra tutti il diavolo ('u Diavulazzu), un uomo vestito di rosso, che indossa un'antica maschera di legno e che brandisce un forcone ricurvo detto "furcedda". La bambina ha una grossa corda legata alla vita e questa corda viene tirata da altri figuranti, vestiti da soldati romani, tradizionalmente chiamati "Giudei"; infine all'altro capo della corda sono legati due buoi. Compito della Lucia è compiere tre volte il giro del paese, accompagnata da tutti questi personaggi, e rimanere immobile di fronte alle tentazioni. Alla fine del percorso la processione si ferma nella piazza principale del paese, dove la bambina scende dalle spalle dell'uomo che la trasportava, si inchina dinanzi al popolo, i buoi vengono sciolti, i giudei si disperdono, e nel paese hanno inizio i festeggiamenti. La festa di santa Lucia è divenuta negli anni uno dei più importanti appuntamenti turistici dell'antico borgo di Savoca, e attira, oltre agli emigrati che rientrano a casa per le vacanze, anche molti turisti dalle vicine province di Messina e Catania, e dal resto della penisola. Grande devozione vi è anche per questa Santa a Catenanuova. In onore di Santa Lucia il popolo devoto ancora oggi partecipa al triduo cantato con preghiere e inni in suo onore le quali succedono la festa dell'Immacolata e che si concludono il 13 del mese di dicembre con sante Messe in suo onore, e nel pomeriggio con l'uscita dell'artistico simulacro per le vie cittadine, tra fuochi pirotecnici, banda musicale, inni e preghiere. A Siracusa, città natale di Lucia, vi sono diverse celebrazioni. Il 13 dicembre, si ha la festa e la processione dal Duomo di Siracusa alla chiesa di Santa Lucia al Sepolcro. I fedeli devoti partecipano alla processione a piedi scalzi. La processione è chiusa dal corteo dei Cavalieri che in abiti settecenteschi fanno da cornice alla Carrozza del Senato, splendido esempio dell'arte barocca siracusana. Il simulacro rimane esposto ai fedeli per otto giorni, al termine dei quali viene rifatta una processione che riporta il simulacro al Duomo. Il simulacro argenteo viene portato a spalla da 60 berretti verdi che vengono cambiati durante l'ottavario infatti durante la festa del 13 e del 20 il Simulacro della Santa Patrona viene portato a spalla complessivamente da ben 120 uomini. Giorno 20 il simulacro , rispetto al tragitto di sette giorni prima , osserva diverse soste , la prima al Santuario della Madonna delle Lacrime , e la seconda presso l'ospedale di Siracusa ( situato a pochissimi metri dal Santuario ) per far visita ai malati , evento che ogni anno viene accompagnato da un bellissimo spettacolo pirotecnico. C'è da dire inoltre che percorsi ed orari del 13 e del 20 non coincidono o per lo meno concidono solo in parte. Durante il 13 il simulacro viene portato in processione dalle ore 15.30 alle ore 21.30 quando raggiunge direttamente la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro localizzata nella piazza intitolata in sua memoria , per uscirne alle ore 16.00 del 20 attraversando per buona parte del quartiere Santa Lucia per poi attraversare corso Gelone , il cuore pulsante della città , e la zona umbertina. Il simulacro argenteo inoltre osserva anche la sosta davanti la chiesa di Santa Rita in corso Gelone , successivamente riprende il tragitto diretto transitando sopra il Ponte Umbertino o più comunemente chiamato dai siracusani "I Ponti" dove giunge verso le 21.30-22.00 per il tradizionale spettacolo pirotecnico prima di fare rientro nell' isola di Ortigia , dopodichè raggiunge Piazza Duomo intorno alle 23-mezzanotte circa per fare ritorno in Cattedrale e per essere riconservata nella propria cappella dove resta chiusa per tutto il periodo invernale e metà di quello primaverile , nella fattispecie fino alla prima domenica di Maggio, quando si svolge la festività di S. Lucia delle quaglie che prende il nome da un evento storico: la fine di una carestia attorno al 1600. I siracusani avendo invocato la protezione di Lucia, ne avevano portato in processione il simulacro. Un volo di quaglie, proveniente dal porto, preannunciò l'arrivo di una nave carica di cereali. Si gridò, quindi, al miracolo. Durante la festa, ai nostri giorni, vengono liberate delle quaglie, a ricordo dell'evento. La prima domenica di Maggio , quindi , il simulacro viene esposto al pubblico nel centro di piazza Duomo e viene condotto nella Badia di Santa Lucia dove resta per una settimana ( tradizione recuperata dopo 16 anni , in quanto la Chiesa della Badia durante questi anni è stata sottoposta a lavori di restauro ) , e prima di raggiungere la chiesetta attigua alla Cattedrale , vengono liberate delle colombe o Quagghie in siracusano come segno di ringraziamento. La domenica successiva il simulacro viene portato in giro per il centro storico , soprattutto verso il lungo mare dove accadde il miracolo. Nel maggio 2007 il programma festivo ha previsto una novità : in occasione della seconda domenica furono messe delle basi musicali per festeggiare la Santa in sottofondo mentre c'era un bellissimo spettacolo pirotecnico, cosa insolita perchè di solito il simulacro viene accompagnato dalla banda mentre il quel caso c'era musica dal vivo ma cantata. A Napoli, nel borgo marinaro di Santa Lucia (al quale fa riferimento la celebre canzone napoletana Santa Lucia) i festeggiamenti cominciano dal Sabato precedente il 13, con una processione che porta il busto argenteo della Martire, risultante dalla fusione di diversi "ex-voto", dal mare fino alla chiesa di Santa Lucia. All'alba del 13 dicembre, lungo l'itinerario verso la chiesa di Santa Lucia viene collocata una batteria di fuochi che precede la processione dei fedeli, i quali recano candele o bengala a simboleggiare la luce della Martire che pervade il buio della notte. Per tutta la giornata del 13 dicembre si tiene Messa ad intervalli di un'ora, fino alle 18:30 quando l'intervento del Cardinale chiude le celebrazioni e dà avvio all'ultimo spettacolo pirotecnico. In Svezia Lucia è molto venerata, sia dalla chiesa cattolica, che da quella luterana. I bambini preparano biscotti e dolciumi a partire dal 12 dicembre. La mattina del 13, la figlia maggiore della famiglia si alza ancor prima dell'alba e si veste con un lungo abito bianco legato in vita da una cintura rossa; la testa è ornata da una corona di foglie e da sette candele utili per vedere chiaramente nel buio. Le sorelle, che indossano una camicia bianca, simboleggiano le stelle. I maschi indossano cappelli di paglia e portano lunghi bastoni decorati con stelline. La bambina vestita come santa Lucia sveglia gli altri membri della famiglia e serve loro i biscotti cucinati il giorno prima. Nel paese scandinavo è diffusa una tradizionale canzone di santa Lucia (Luciasången) che non è altro che la celebre "santa Lucia" napoletana adattata con un testo in lingua svedese. In diverse città alcune bambine sfilano vestite come santa Lucia intonando il Luciasången di casa in casa. Ogni anno c'e un elezione per la Lucia di Svezia che, infine, raggiunge la città siciliana di Siracusa, durante i festeggiamenti di Santa Lucia, partecipando anche alla processione dell'ottava, quando il simulacro di Santa Lucia viene ricondotto in Duomo. A Castelbuono, sulle Madonie, la Santa è festeggiata due volte l'anno; l'ultima domenica di Settembre ricorre la festa di Santa Lucia di Campagna, che si svolge in una chiesetta fuori paese ed è consuetudine preparare sin dalla sera prima la tradizionale cuccia ("zuppa" di cereali) che sarà poi benedetta e distribuita a tutti i presenti; questa festa nacque dopo il ritrovamento del quadro sottoterra e la successiva edificazione della chiesa ad opera dello stesso contadino che lo ritrovò. Ancora oggi il quadro si ritiene miracoloso. Il 13 dicembre, invece, è la congregazione a festeggiare la Santa. L'origine della devozione verso Santa Lucia può essere ricondotta al periodo della stessa fondazione della città. Infatti gli abitanti di Carlentini (paese, peraltro, d'origine del mio oculista...) il 15 marzo 1621, secondo l'antica usanza di mettere la città sotto la protezione di un santo, scelsero Santa Lucia a "Patrona protettrice ed Avvocata della città" chiedendone la proclamazione ufficiale. Le celebrazioni avvenivano ogni anno nel giorno della Pasqua di resurrezione ma si rivelarono inopportune e il 3 aprile 1842 furono spostate alla Pasqua di Pentecoste. Trent'anni dopo e precisamente il 20 ottobre 1872 il Consiglio deliberò di festeggiare la Patrona la quarta domenica di agosto di ogni anno tradizione rimasta immutata fino ad oggi. Le celebrazioni durano tre giorni ed hanno inizio il sabato con l'esposizione della Sacra Reliquia, un avambraccio d'argento che custodisce un frammento osseo della Santa, la domenica mattina, alle ore 10.00, dopo la celebrazione della Santa Messa, possiamo assistere alla trionfale uscita del venerato simulacro, spinto dai "devoti di Santa Lucia", accompagnato dalla Deputazione e dalle autorità civili e militari, seguita dallo sparo dei fuochi d'artificio. La Santa rientrerà domenica sera alle 24.00. Il lunedì concluderà il giro del paese. I festeggiamenti si chiudono con il tradizionale sparo dei fuochi pirotecnici. Il simulacro di Santa Lucia è un'opera di probabile manifattura locale. Sull'anno della sua realizzazione si sa poco ma certamente già esisteva nel 1621 anno della proclamazione a Patrona di Carlentini. La struttura è di materiali semplici, legno, tela, colla e gesso. Nel secolo scorso il materiale fu impreziosito con l'integrale rivestimento di lamine in argento, opera di diversi maestri orafi e argentieri della Sicilia.giovedì 13 dicembre 2007
Santa Lucia
Lucia da Siracusa (Siracusa, 283 c.a - Siracusa, 304 c.a), venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, morì martire durante le persecuzioni di Diocleziano a Siracusa. Gli Atti del suo martirio narrano di una giovane appartenente ad una ricca famiglia del posto, che era stata promessa in sposa ad un pagano. In occasione di un viaggio a Catania, sul sepolcro di sant'Agata, Lucia pronunciò il voto di verginità, chiedendo ad Agata di salvare la vita alla madre Eutichia. Al suo ritorno la madre guarì e Lucia distribuì i beni ai poveri e decise di rinunciare al matrimonio. Fu denunciata dal fidanzato al console di Siracusa Pascasio e sottoposta a processo, doveva essere portata in un lupanare per essere oltraggiata, ma nulla riuscì a spostarla dal luogo dove si trovava: soldati, una coppia di buoi. Allora l'ira del console Pascasio si accese e fu cosparsa di resina e pece, e data a fuoco. Poiché le fiamme non la bruciavano fu condannata alla decapitazione. Situazione questa confermata dall'attuale stato in cui si trova il Corpo della Santa, venerato a Venezia presso la Basilica dei Santi Lucia e Geremia (a pochi passi dalla Stazione ferroviaria) e venuto in visita a Siracusa nel dicembre 2004, staccato e privo di un anello della colonna vertebrale: segno della decapitazione. La leggenda di Lucia nasce dal nome connesso con la luce, nome che avrebbe stimolato la fantasia popolare riguardo una tortura avente per oggetto gli occhi stessi, che le sarebbero stati strappati dai carnefici. Lei stessa se li sarebbe rimessi tornando a vedere. Da tale episodio deriva l'iconografia, che raffigura la santa con una tazza in mano su cui sono posti gli occhi.( ma che schifo!!!) Altri attributi possono essere una spada oppure anche una tazza da cui esce una fiamma. A Siracusa le stampe popolari riproducono la santa con un mazzo di spighe e la tazza con gli occhi in mano, su un fercolo d'argento, con un pugnale conficcato in gola. Un'altra leggenda vuole che durante l'anno 1646 buona parte della Sicilia governata dagli spagnoli fu colpita da una grave carestia. Come per miracolo, proprio domenica 13 maggio di quell'anno, delle navi cariche di grano approdarono nel porto di Siracusa e durante la S. Messa, ove era esposto alla devozione dei fedeli il Simulacro argenteo della Santa, una colomba entrò in Cattedrale e volteggiando si posò sopra l'altare. Il popolo affamato si cibò dei chicchi messi in pentola di fretta, senza aspettare che venissero macinati. Da quel momento, alla devozione di Santa Lucia vi si associò l'uso di mangiare un dolce particolare, la cuccia. Secondo una leggenda priva di fondamento oggettivo, la discendenza della santa siracusana proverrebbe direttamente dalla famiglia di Archimede, legando così le due figure più importanti della città ad un'unico ramo genealogico. La sua festa liturgica ricorre il 13 dicembre; antecedentemente all'introduzione del calendario moderno (1582) la festa cadeva in prossimità del giorno del solstizio d'inverno (da cui il detto "santa Lucia il giorno più corto che ci sia") ma non vi coincideva nei paesi che adottarono subito il nuovo calendario (differenza di 10 giorni). Nei paesi nordici, che adottarono questo calendario circa 200 anni più tardi, il solstizio cadeva, invece, proprio il 13 dicembre (calendario gregoriano). È curioso notare che questa tradizione si può applicare nell'ambito del calendario gregoriano, avendo però l'accortezza di interpretare il "giorno più corto" come il giorno in cui il sole tramonta prima; anche se l'associazione è comunque arbitraria, in quanto la data esatta varia a seconda dalla latitudine. È considerata dai devoti la protettrice degli occhi, degli oculisti, degli elettricisti e degli scalpellini e viene spesso invocata nelle malattie degli occhi. Il corpo della santa, prelevato in epoca antica dai Bizantini a Siracusa, è stato successivamente trafugato dai Veneziani che conquistarono Costantinopoli (l'attuale Istanbul) dove è attualmente conservato e venerato nella chiesa di San Geremia a Venezia. Le sacre spoglie della santa siracusana tornarono eccezionalmente a Siracusa per 7 giorni nel dicembre 2004 in occasione del 17° centenario del suo martirio. L'arrivo e la partenza delle spoglie furono salutati da una incredibile folla di siracusani; riscontrata l'elevatissima partecipazione e devozione dei devoti, siracusani e non, da allora si è fatta strada la possibilità di un ritorno definitivo tramite alcune trattative tra l'Arcivescovo di Siracusa Giuseppe Costanzo e il Patriarca di Venezia Angelo Scola. Per appoggiare tali trattative, nel settembre 2006 è nato un Comitato favorevole al ritorno del corpo della Patrona nella città natale ad opera del giornalista siracusano Stefano Palasciano che sta portando avanti una vera e propria battaglia per ottenere il corpo della Santa aretusea. In alcune regioni dell'Italia settentionale, quali Trentino, Friuli Venezia Giulia (provincia di Udine), Lombardia orientale e meridionale (nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova), parte dell'Emilia occidentale (Piacenza, Parma, Reggio Emilia), parte del Veneto sud-occidentale (Verona), esiste una tradizione legata ai "doni di santa Lucia". I bambini le scrivono una lettera, elencando i regali che vorrebbero ricevere da lei, raccontandole di essere stati buoni e giudiziosi durante l'anno e, dunque, di meritarseli. In alcuni casi, i doni vengono portati segretamente nelle case, e i bimbi (che si aspettano dei doni e non il carbone riservato ai bambini cattivi) corrono a letto perché se la Santa li vede tirerà loro della cenere o della sabbia negli occhi, accecandoli. Per ingraziarsi la Santa e l'asinello che l'aiuta a portare i doni è uso lasciarle del cibo (solitamente un panino, delle arance, dei mandarini, del latte, del caffè o dei biscotti, ma ciò varia a seconda della tradizione familiare), per l'asinello Tobia (dell'acqua, del fieno, del sale, della crusca o dello zucchero), e del vino per il suo aiutante Gastaldo (questa figura è comunque poco nota e compare e scompare a seconda delle tradizioni di ciascuna famiglia). Secondo alcuni, la tradizione dei regali è rintracciabile nel Medio Evo e, più precisamente, nell'età dei Comuni. Pare che in quell'epoca in cui le città limitrofe del Nord e del Centro Italia erano in perenne lotta le una con le altre, una in particolare della Pianura Padana (l'allora Longobardia) attraversasse un periodo di rovinosa carestia. Gli abitanti di un comune maggiormente benestante, colti da compassione, partirono alla volta della città "nemica" portando generi alimentari che distribuirono per le strade avvolte nel buio. Non è certo se ciò sia veramente accaduto e se effettivamente abbia coinvolto Piacenza e Cremona, piuttosto che Milano e Lodi o Bergamo e Brescia. Oltre alla tradizionale processione e festa del 13 dicembre, nel paese siciliano di Savoca, in provincia di Messina, si tiene, in periodo estivo (la seconda domenica di agosto) una festa che rievoca, per le vie del paese, il martirio della santa. Santa Lucia è impersonata da una bambina di origine savocese che, vestita di bianco, viene portata a spalla da un uomo e tiene fra le mani una palma d'argento, simbolo del martirio. Attorno alla bambina (detta "la Lucia") molti personaggi in costume cercano di tentarla. Primo fra tutti il diavolo ('u Diavulazzu), un uomo vestito di rosso, che indossa un'antica maschera di legno e che brandisce un forcone ricurvo detto "furcedda". La bambina ha una grossa corda legata alla vita e questa corda viene tirata da altri figuranti, vestiti da soldati romani, tradizionalmente chiamati "Giudei"; infine all'altro capo della corda sono legati due buoi. Compito della Lucia è compiere tre volte il giro del paese, accompagnata da tutti questi personaggi, e rimanere immobile di fronte alle tentazioni. Alla fine del percorso la processione si ferma nella piazza principale del paese, dove la bambina scende dalle spalle dell'uomo che la trasportava, si inchina dinanzi al popolo, i buoi vengono sciolti, i giudei si disperdono, e nel paese hanno inizio i festeggiamenti. La festa di santa Lucia è divenuta negli anni uno dei più importanti appuntamenti turistici dell'antico borgo di Savoca, e attira, oltre agli emigrati che rientrano a casa per le vacanze, anche molti turisti dalle vicine province di Messina e Catania, e dal resto della penisola. Grande devozione vi è anche per questa Santa a Catenanuova. In onore di Santa Lucia il popolo devoto ancora oggi partecipa al triduo cantato con preghiere e inni in suo onore le quali succedono la festa dell'Immacolata e che si concludono il 13 del mese di dicembre con sante Messe in suo onore, e nel pomeriggio con l'uscita dell'artistico simulacro per le vie cittadine, tra fuochi pirotecnici, banda musicale, inni e preghiere. A Siracusa, città natale di Lucia, vi sono diverse celebrazioni. Il 13 dicembre, si ha la festa e la processione dal Duomo di Siracusa alla chiesa di Santa Lucia al Sepolcro. I fedeli devoti partecipano alla processione a piedi scalzi. La processione è chiusa dal corteo dei Cavalieri che in abiti settecenteschi fanno da cornice alla Carrozza del Senato, splendido esempio dell'arte barocca siracusana. Il simulacro rimane esposto ai fedeli per otto giorni, al termine dei quali viene rifatta una processione che riporta il simulacro al Duomo. Il simulacro argenteo viene portato a spalla da 60 berretti verdi che vengono cambiati durante l'ottavario infatti durante la festa del 13 e del 20 il Simulacro della Santa Patrona viene portato a spalla complessivamente da ben 120 uomini. Giorno 20 il simulacro , rispetto al tragitto di sette giorni prima , osserva diverse soste , la prima al Santuario della Madonna delle Lacrime , e la seconda presso l'ospedale di Siracusa ( situato a pochissimi metri dal Santuario ) per far visita ai malati , evento che ogni anno viene accompagnato da un bellissimo spettacolo pirotecnico. C'è da dire inoltre che percorsi ed orari del 13 e del 20 non coincidono o per lo meno concidono solo in parte. Durante il 13 il simulacro viene portato in processione dalle ore 15.30 alle ore 21.30 quando raggiunge direttamente la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro localizzata nella piazza intitolata in sua memoria , per uscirne alle ore 16.00 del 20 attraversando per buona parte del quartiere Santa Lucia per poi attraversare corso Gelone , il cuore pulsante della città , e la zona umbertina. Il simulacro argenteo inoltre osserva anche la sosta davanti la chiesa di Santa Rita in corso Gelone , successivamente riprende il tragitto diretto transitando sopra il Ponte Umbertino o più comunemente chiamato dai siracusani "I Ponti" dove giunge verso le 21.30-22.00 per il tradizionale spettacolo pirotecnico prima di fare rientro nell' isola di Ortigia , dopodichè raggiunge Piazza Duomo intorno alle 23-mezzanotte circa per fare ritorno in Cattedrale e per essere riconservata nella propria cappella dove resta chiusa per tutto il periodo invernale e metà di quello primaverile , nella fattispecie fino alla prima domenica di Maggio, quando si svolge la festività di S. Lucia delle quaglie che prende il nome da un evento storico: la fine di una carestia attorno al 1600. I siracusani avendo invocato la protezione di Lucia, ne avevano portato in processione il simulacro. Un volo di quaglie, proveniente dal porto, preannunciò l'arrivo di una nave carica di cereali. Si gridò, quindi, al miracolo. Durante la festa, ai nostri giorni, vengono liberate delle quaglie, a ricordo dell'evento. La prima domenica di Maggio , quindi , il simulacro viene esposto al pubblico nel centro di piazza Duomo e viene condotto nella Badia di Santa Lucia dove resta per una settimana ( tradizione recuperata dopo 16 anni , in quanto la Chiesa della Badia durante questi anni è stata sottoposta a lavori di restauro ) , e prima di raggiungere la chiesetta attigua alla Cattedrale , vengono liberate delle colombe o Quagghie in siracusano come segno di ringraziamento. La domenica successiva il simulacro viene portato in giro per il centro storico , soprattutto verso il lungo mare dove accadde il miracolo. Nel maggio 2007 il programma festivo ha previsto una novità : in occasione della seconda domenica furono messe delle basi musicali per festeggiare la Santa in sottofondo mentre c'era un bellissimo spettacolo pirotecnico, cosa insolita perchè di solito il simulacro viene accompagnato dalla banda mentre il quel caso c'era musica dal vivo ma cantata. A Napoli, nel borgo marinaro di Santa Lucia (al quale fa riferimento la celebre canzone napoletana Santa Lucia) i festeggiamenti cominciano dal Sabato precedente il 13, con una processione che porta il busto argenteo della Martire, risultante dalla fusione di diversi "ex-voto", dal mare fino alla chiesa di Santa Lucia. All'alba del 13 dicembre, lungo l'itinerario verso la chiesa di Santa Lucia viene collocata una batteria di fuochi che precede la processione dei fedeli, i quali recano candele o bengala a simboleggiare la luce della Martire che pervade il buio della notte. Per tutta la giornata del 13 dicembre si tiene Messa ad intervalli di un'ora, fino alle 18:30 quando l'intervento del Cardinale chiude le celebrazioni e dà avvio all'ultimo spettacolo pirotecnico. In Svezia Lucia è molto venerata, sia dalla chiesa cattolica, che da quella luterana. I bambini preparano biscotti e dolciumi a partire dal 12 dicembre. La mattina del 13, la figlia maggiore della famiglia si alza ancor prima dell'alba e si veste con un lungo abito bianco legato in vita da una cintura rossa; la testa è ornata da una corona di foglie e da sette candele utili per vedere chiaramente nel buio. Le sorelle, che indossano una camicia bianca, simboleggiano le stelle. I maschi indossano cappelli di paglia e portano lunghi bastoni decorati con stelline. La bambina vestita come santa Lucia sveglia gli altri membri della famiglia e serve loro i biscotti cucinati il giorno prima. Nel paese scandinavo è diffusa una tradizionale canzone di santa Lucia (Luciasången) che non è altro che la celebre "santa Lucia" napoletana adattata con un testo in lingua svedese. In diverse città alcune bambine sfilano vestite come santa Lucia intonando il Luciasången di casa in casa. Ogni anno c'e un elezione per la Lucia di Svezia che, infine, raggiunge la città siciliana di Siracusa, durante i festeggiamenti di Santa Lucia, partecipando anche alla processione dell'ottava, quando il simulacro di Santa Lucia viene ricondotto in Duomo. A Castelbuono, sulle Madonie, la Santa è festeggiata due volte l'anno; l'ultima domenica di Settembre ricorre la festa di Santa Lucia di Campagna, che si svolge in una chiesetta fuori paese ed è consuetudine preparare sin dalla sera prima la tradizionale cuccia ("zuppa" di cereali) che sarà poi benedetta e distribuita a tutti i presenti; questa festa nacque dopo il ritrovamento del quadro sottoterra e la successiva edificazione della chiesa ad opera dello stesso contadino che lo ritrovò. Ancora oggi il quadro si ritiene miracoloso. Il 13 dicembre, invece, è la congregazione a festeggiare la Santa. L'origine della devozione verso Santa Lucia può essere ricondotta al periodo della stessa fondazione della città. Infatti gli abitanti di Carlentini (paese, peraltro, d'origine del mio oculista...) il 15 marzo 1621, secondo l'antica usanza di mettere la città sotto la protezione di un santo, scelsero Santa Lucia a "Patrona protettrice ed Avvocata della città" chiedendone la proclamazione ufficiale. Le celebrazioni avvenivano ogni anno nel giorno della Pasqua di resurrezione ma si rivelarono inopportune e il 3 aprile 1842 furono spostate alla Pasqua di Pentecoste. Trent'anni dopo e precisamente il 20 ottobre 1872 il Consiglio deliberò di festeggiare la Patrona la quarta domenica di agosto di ogni anno tradizione rimasta immutata fino ad oggi. Le celebrazioni durano tre giorni ed hanno inizio il sabato con l'esposizione della Sacra Reliquia, un avambraccio d'argento che custodisce un frammento osseo della Santa, la domenica mattina, alle ore 10.00, dopo la celebrazione della Santa Messa, possiamo assistere alla trionfale uscita del venerato simulacro, spinto dai "devoti di Santa Lucia", accompagnato dalla Deputazione e dalle autorità civili e militari, seguita dallo sparo dei fuochi d'artificio. La Santa rientrerà domenica sera alle 24.00. Il lunedì concluderà il giro del paese. I festeggiamenti si chiudono con il tradizionale sparo dei fuochi pirotecnici. Il simulacro di Santa Lucia è un'opera di probabile manifattura locale. Sull'anno della sua realizzazione si sa poco ma certamente già esisteva nel 1621 anno della proclamazione a Patrona di Carlentini. La struttura è di materiali semplici, legno, tela, colla e gesso. Nel secolo scorso il materiale fu impreziosito con l'integrale rivestimento di lamine in argento, opera di diversi maestri orafi e argentieri della Sicilia.
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