Solomon
E' sceso dall'aereo alle 5.10, a Ciampino. Michael "Misha" Seifert, l'ex criminale di guerra nazista condannato all'ergastolo, sconterà la pena a Santa Maria Capua Vetere. Lo hanno aspettato per anni, fiduciosi che prima o poi il boia di via Resia avrebbe dovuto fare i conti con la giustizia. L'emozione e il dolore del ricordo. Il giorno che Mike Bongiorno pianse al lager. La soddisfazione dell'Anpi.
L'aereo, proveniente da Toronto, si è fermato, secondo quanto si è appreso, nei pressi di un'area di hangar strettamente riservata e off limits dello scalo romano, tra massime misure di sicurezza. Seifert verrà portato nel carcere militare di Santa Maria Caputa a Vetere. Seifert è stato condannato all'ergastolo per le torture e le uccisioni nel campo di detenzione di Bolzano tra il 1944 e il 1945: all'epoca era conosciuto con il nome di "Misha". E' il quarto criminale nazista a finire nella rete della giustizia italiana dopo Walter Reder, Herbert Kappler e Erich Priebke. Nato 84 anni fa a Landau, in Ucraina, abitava in Canada, a Vancouver, dal 1951. Ed è stata proprio l'Alta Corte canadese a concedere l'estradizione. «Finalmente», dice Lionello Bertoldi, presidente dell'Anpi. Il volo da Toronto, la città canadese dove Seifert viveva dal 1951, è la prima parte del viaggio che si concluderà a Santa Maria Capua Vetere, dove si trova il carcere militare di Caserta. Quello che accadrà dopo si vedrà. Costantini ha detto che, viste le sue precarie condizioni di salute, Seifert potrebbe presto lasciare il carcere per essere affidato a una famiglia o un'associazione. A sessant'anni dalle torture che il boia di via Resia inflisse agli internati del "Durchgangslager" di Bolzano, Seifert dovrà comunque pagare. Il vecchio caporale nazista è stato riconosciuto colpevole di undici omicidi compiuti tra il 1944 e il 1945. La condanna all'ergastolo inflittagli dal tribunale militare di Verona risale al 20 novembre del 2000, ma per ottenere l'estradizione dal Canada il procuratore Costantini ha dovuto combattere per anni: «Vedere il nostro lavoro premiato è un diretto riconoscimento alle vittime e alla storia». Una storia, quella di Seifert, che durante il processo è stata ricordata più volte con orrore. «Un povero ragazzo partigiano - raccontò ad esempio Berto Perotti, uno dei testimoni - accusato di aver rubato il pane fu ucciso proprio nel giorno di Pasqua. Misha e Otto (si tratta di Otto Stein, un nazista che per la giustizia italiana è "irrintracciabile", ndr) lo uccisero sbattendogli la testa a turno contro i muri della cella. Nessuno del blocco celle dimenticherà mai quel giorno: urlo per urlo, colpo per colpo». Anche il popolare presentatore televisivo Mike Bongiorno fu testimone delle torture di Seifert. Bongiorno fu trasferito nel lager di via Resia dopo essere stato arrestato a Milano, accusato di aver fatto parte della Resistenza. Nel campo di passaggio bolzanino ci rimase per alcune settimane, prima che un colonnello della Gestapo lo facesse portare ad Innsbruck e da lì a Spittal, dove assieme ad altri compagni di prigionia venne scambiato con otto tedeschi finiti nelle mani degli Alleati. «Seifert - raccontò Bongiorno nel 2004 a Bolzano - lo aspettiamo qui in Italia, per scontare la sua condanna. Spero di avere l'occasione di chiedergli: "perché?"». Lo vorrebbe fare anche Bertoldi («sapere Seifert nelle mani della giustizia è il modo giusto per alleviare il dolore di chi è passato nel lager»), mentre Federico Steinhaus, esponente di spicco della comunità ebraica di Merano, afferma di «non dover mai incontrare Seifert o altre persone malvagie e crudeli come lui, perché non troverei le parole giuste. Sapere però che la giustizia colpisce i colpevoli anche dopo tanti anni, può dare speranza a chi oggi soffre di ingiustizie». E la senatrice Lidia Menapace, ex partigiana: «Per fortuna Seifert subirà le conseguenze di tutto quello che ha fatto. Molti altri criminali di guerra non hanno mai pagato il loro conto con la giustizia». (16 febbraio 2008) Fonte: http://altoadige.repubblica.it/dettaglio/E-arrivato-in-Italia-Seifert-il-Boia-di-Bolzano/1424160/2

L'aereo, proveniente da Toronto, si è fermato, secondo quanto si è appreso, nei pressi di un'area di hangar strettamente riservata e off limits dello scalo romano, tra massime misure di sicurezza. Seifert verrà portato nel carcere militare di Santa Maria Caputa a Vetere. Seifert è stato condannato all'ergastolo per le torture e le uccisioni nel campo di detenzione di Bolzano tra il 1944 e il 1945: all'epoca era conosciuto con il nome di "Misha". E' il quarto criminale nazista a finire nella rete della giustizia italiana dopo Walter Reder, Herbert Kappler e Erich Priebke. Nato 84 anni fa a Landau, in Ucraina, abitava in Canada, a Vancouver, dal 1951. Ed è stata proprio l'Alta Corte canadese a concedere l'estradizione. «Finalmente», dice Lionello Bertoldi, presidente dell'Anpi. Il volo da Toronto, la città canadese dove Seifert viveva dal 1951, è la prima parte del viaggio che si concluderà a Santa Maria Capua Vetere, dove si trova il carcere militare di Caserta. Quello che accadrà dopo si vedrà. Costantini ha detto che, viste le sue precarie condizioni di salute, Seifert potrebbe presto lasciare il carcere per essere affidato a una famiglia o un'associazione. A sessant'anni dalle torture che il boia di via Resia inflisse agli internati del "Durchgangslager" di Bolzano, Seifert dovrà comunque pagare. Il vecchio caporale nazista è stato riconosciuto colpevole di undici omicidi compiuti tra il 1944 e il 1945. La condanna all'ergastolo inflittagli dal tribunale militare di Verona risale al 20 novembre del 2000, ma per ottenere l'estradizione dal Canada il procuratore Costantini ha dovuto combattere per anni: «Vedere il nostro lavoro premiato è un diretto riconoscimento alle vittime e alla storia». Una storia, quella di Seifert, che durante il processo è stata ricordata più volte con orrore. «Un povero ragazzo partigiano - raccontò ad esempio Berto Perotti, uno dei testimoni - accusato di aver rubato il pane fu ucciso proprio nel giorno di Pasqua. Misha e Otto (si tratta di Otto Stein, un nazista che per la giustizia italiana è "irrintracciabile", ndr) lo uccisero sbattendogli la testa a turno contro i muri della cella. Nessuno del blocco celle dimenticherà mai quel giorno: urlo per urlo, colpo per colpo». Anche il popolare presentatore televisivo Mike Bongiorno fu testimone delle torture di Seifert. Bongiorno fu trasferito nel lager di via Resia dopo essere stato arrestato a Milano, accusato di aver fatto parte della Resistenza. Nel campo di passaggio bolzanino ci rimase per alcune settimane, prima che un colonnello della Gestapo lo facesse portare ad Innsbruck e da lì a Spittal, dove assieme ad altri compagni di prigionia venne scambiato con otto tedeschi finiti nelle mani degli Alleati. «Seifert - raccontò Bongiorno nel 2004 a Bolzano - lo aspettiamo qui in Italia, per scontare la sua condanna. Spero di avere l'occasione di chiedergli: "perché?"». Lo vorrebbe fare anche Bertoldi («sapere Seifert nelle mani della giustizia è il modo giusto per alleviare il dolore di chi è passato nel lager»), mentre Federico Steinhaus, esponente di spicco della comunità ebraica di Merano, afferma di «non dover mai incontrare Seifert o altre persone malvagie e crudeli come lui, perché non troverei le parole giuste. Sapere però che la giustizia colpisce i colpevoli anche dopo tanti anni, può dare speranza a chi oggi soffre di ingiustizie». E la senatrice Lidia Menapace, ex partigiana: «Per fortuna Seifert subirà le conseguenze di tutto quello che ha fatto. Molti altri criminali di guerra non hanno mai pagato il loro conto con la giustizia». (16 febbraio 2008) Fonte: http://altoadige.repubblica.it/dettaglio/E-arrivato-in-Italia-Seifert-il-Boia-di-Bolzano/1424160/2
Nessun commento:
Posta un commento