Leonor de Toledo/Agnolo Bronzino
Eleonora di Toledo (1519–1562), in spagnolo Leonor de Toledo, chiamata a volte Eleonora da Toledo, figlia di don Pedro Alvarez di Toledo, marchese di Villafranca e viceré di Napoli, fu moglie di Cosimo I de' Medici e duchessa di Firenze. Eleonora andò in sposa a Cosimo I de' Medici nel 1539, all'età di diciassette anni. Cosimo era alla ricerca di una sposa che potesse aiutarlo a rafforzare la sua posizione politica. Trovò quello che cercava nella figlia unica del viceré di Napoli, ricchissima e figlia di uno degli uomini più influenti della penisola. Inoltre Eleonora è ricordata per la sua folgorante bellezza: bionda e con gli occhi azzurri, aveva il viso di un ovale perfetto, i lineamenti dolci e pieni di un'innata maestà, come d'altronde traspare anche dai suoi ritratti. Senza rischiare un azzardo si può dire che Eleonora fosse la sposa più affascinante che entrava in casa Medici almeno dai tempi di Lucrezia Tornabuoni. Il padre stesso la condusse a Firenze per celebrare il matrimonio. Incontrò per la prima volta il marito, che all'epoca aveva vent'anni, nella villa di Poggio a Caiano; lo sposalizio avvenne invece in città, nella chiesa di San Lorenzo, con una celebrazione di gran pompa seguita da sfarzosi festeggiamenti. Don Pedro, con il suo seguito, fu alloggiato nel convento della chiesa di Santa Maria Novella e la cappella a loro riservata da allora ha preso il nome di Cappellone degli Spagnoli. Cosimo, che si era da poco impadronito del potere e non aveva né agganci politici né fondi economici beneficiò molto della posizione raggiunta col suo matrimonio: di colpo si trovava in possesso di un immenso patrimonio e della parentela del governatore dell'Italia meridionale (don Pedro fu talmente fidato come viceré che ottenne il rinnovo della carica fino alla propria morte, avvenuta nel 1553). La coppia prese residenza nel palazzo Medici di via Larga (oggi Palazzo Medici Riccardi), ma ben presto si trasferì in Palazzo Vecchio, che per l'occasione fu ristrutturato ed ingrandito. La coppia fu veramente molto innamorata e ce lo testimoniano oltre ai cronisti le numerose lettere tra i due. Finché Eleonora visse non si ebbe alcuna notizia di "scappatelle" di Cosimo, che difficilmente sarebbero passate inosservate in una città dove egli era sempre al centro dell'attenzione. Eleonora a sua volta era così attaccata al marito da sfiorare in alcuni casi la morbosità: alla notizia di un viaggio del Granduca dove ella non poteva accompagnarlo alcuni cortigiani la videro piangere e strapparsi i capelli. E quando lui era assente viveva in attesa delle sue lettere: ne avrebbe volute almeno due al giorno. Eleonora possedeva inoltre il carattere giusto per stare al fianco di un uomo burrascoso ed introverso come Cosimo de' Medici. Era l'unica persona che aveva un qualche ascendente sul marito, dalla quale accettasse consigli e sapeva come mitigare i suoi continui sbalzi di umore. Dieci anni dopo il loro matrimonio, quando ormai Eleonora aveva già partorito sette dei suoi undici figli, fu terminata la costruzione di Palazzo Pitti, nuova residenza dei signori di Firenze e, con i soldi di Eleonora, furono comprati i terreni adiacenti che avrebbero formato il giardino di Boboli. Eleonora aveva infatti visto morire troppi figli piccoli per voler restare nell'"insalubre" Firenze, per cui sperava che nella zona meno affollata di Oltrarno, con un grande giardino arioso, pur sempre dentro la città, si sarebbero risolti i problemi di salute che affliggevano la sua famiglia.
Il motto che Cosimo aveva scelto per Eleonora era cum pudore laeta facunditas, accompagnato ad una pavoncella che ripara i suoi piccoli sotto le ali, che ben si adiceva alla sua figura, materna sì, ma anche fiera. I fiorentini non l'amarono particolarmente, per il suo carattere visto come altezzoso, non abituati all'alterigia della corte spagnola. Non girava quasi mai a piedi in città, ma sempre a cavallo o su una lettiga che lei stessa aveva fatto decorare: di raso verde all'interno, di velluto dello stesso colore fuori. Lì se ne stava come "in un tabernacolo", senza mai scostare le tendine per farsi guardare, sempre remota, inaccessibile quindi. Comunque era con le sue azioni che manifestava la benevolenza verso il popolo: faceva abbondanti elemosine, aiutava le fanciulle bisognose a costruirsi una dote, sosteneva il piccolo clero, attingendo dalle sue rendite private. Amava molto gli animali domestici e ci è arrivata la notizia di un cagnolino, di un gatto, di un pappagallo. La sua religiosità sfociava a volte nella bacchettoneria, ma indulgeva volentieri in alcune attività amene come il gioco, le scommesse, la passione per le corse dei cavalli. Aveva una passione sconfinata per i gioielli, che amava indossare in copiosa quantità, ed i suoi abiti sfarzosi seguivano le mode dell'epoca, ma si distinguevano per la squisita raffinatezza. Nell'ottobre 1562 Eleonora seguì Cosimo in un viaggio verso la Maremma, per vedere come procedevano i lavori di bonifica da lui iniziati; Eleonora soffriva da tempo di emorragie polmonari e i dottori le avevano raccomandato di passare l'inverno nel mite clima della costa. Con lei erano partiti tre dei suoi figli: Giovanni, Garzia e Ferdinando nonostante la regione fosse infestata dalla malaria. Durante una sosta nel castello di Rosignano però Giovanni e Garzia morirono a distanza di poco tempo colpiti da forti febbri, ed anche Eleonora si ammalò e morì nello spazio di un mese, a Pisa: aveva quarantatre anni. Per non farla soffrire, dopo la struggente disperazione provata per la morte di Giovanni, sul letto di morte le fu taciuta la morte di Garzia, avvenuta sei giorni prima che anche essa morisse. Ferdinando, che sarebbe diventato prima cardinale e poi granduca, fu il solo che si salvò. Nel corso degli anni prese campo una storia infondata su questo avvenimento, probablimente inventata dagli esuli fiorentini nemici di Cosimo. Secondo questo racconto Garzia avrebbe pugnalato Giovanni durante una battuta di caccia e Cosimo, venuto a conoscenza dell'accaduto avrebbe ucciso Garzia. Eleonora, al sapere del duplice omicidio, sarebbe morta di crepacuore, addolorata anche dalla recente morte della figlia Lucrezia. Molti documenti, tra cui alcune lettere private di Cosimo al figlio Francesco, provano invece l'avvenuta morte di Eleonora e dei sui figli a causa della malaria. La discendenza di Cosimo e Eleonora, sebbene numerosa, non fu certo toccata dalla fortuna, a causa della tubercolosi endemica a Firenze, che richiedeva spesso soggiorni nelle zone costiere, dove a loro volta esisteva il male peggiore della malaria. Morirono così i figli Maria, Giovanni e Garzia, oltre alla stessa Eleonora; altri tre morirono ancora in fasce; Francesco e Lucrezia morirono nel pieno della maturità, con forti sospetti di essere stati avvelenati (sospetto forse diventato certezza per Francesco solo alla fine del 2006); Isabella venne strangolata dal marito; Pietro fu invece protagonista di altri episodi discutibili (un presunto uxoricidio, la nascita di figli solo illegittimi); restò solo Ferdinando, appunto, l'unico a meritarsi una duratura e positiva memoria.Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Eleonora_di_Toledo

Il motto che Cosimo aveva scelto per Eleonora era cum pudore laeta facunditas, accompagnato ad una pavoncella che ripara i suoi piccoli sotto le ali, che ben si adiceva alla sua figura, materna sì, ma anche fiera. I fiorentini non l'amarono particolarmente, per il suo carattere visto come altezzoso, non abituati all'alterigia della corte spagnola. Non girava quasi mai a piedi in città, ma sempre a cavallo o su una lettiga che lei stessa aveva fatto decorare: di raso verde all'interno, di velluto dello stesso colore fuori. Lì se ne stava come "in un tabernacolo", senza mai scostare le tendine per farsi guardare, sempre remota, inaccessibile quindi. Comunque era con le sue azioni che manifestava la benevolenza verso il popolo: faceva abbondanti elemosine, aiutava le fanciulle bisognose a costruirsi una dote, sosteneva il piccolo clero, attingendo dalle sue rendite private. Amava molto gli animali domestici e ci è arrivata la notizia di un cagnolino, di un gatto, di un pappagallo. La sua religiosità sfociava a volte nella bacchettoneria, ma indulgeva volentieri in alcune attività amene come il gioco, le scommesse, la passione per le corse dei cavalli. Aveva una passione sconfinata per i gioielli, che amava indossare in copiosa quantità, ed i suoi abiti sfarzosi seguivano le mode dell'epoca, ma si distinguevano per la squisita raffinatezza. Nell'ottobre 1562 Eleonora seguì Cosimo in un viaggio verso la Maremma, per vedere come procedevano i lavori di bonifica da lui iniziati; Eleonora soffriva da tempo di emorragie polmonari e i dottori le avevano raccomandato di passare l'inverno nel mite clima della costa. Con lei erano partiti tre dei suoi figli: Giovanni, Garzia e Ferdinando nonostante la regione fosse infestata dalla malaria. Durante una sosta nel castello di Rosignano però Giovanni e Garzia morirono a distanza di poco tempo colpiti da forti febbri, ed anche Eleonora si ammalò e morì nello spazio di un mese, a Pisa: aveva quarantatre anni. Per non farla soffrire, dopo la struggente disperazione provata per la morte di Giovanni, sul letto di morte le fu taciuta la morte di Garzia, avvenuta sei giorni prima che anche essa morisse. Ferdinando, che sarebbe diventato prima cardinale e poi granduca, fu il solo che si salvò. Nel corso degli anni prese campo una storia infondata su questo avvenimento, probablimente inventata dagli esuli fiorentini nemici di Cosimo. Secondo questo racconto Garzia avrebbe pugnalato Giovanni durante una battuta di caccia e Cosimo, venuto a conoscenza dell'accaduto avrebbe ucciso Garzia. Eleonora, al sapere del duplice omicidio, sarebbe morta di crepacuore, addolorata anche dalla recente morte della figlia Lucrezia. Molti documenti, tra cui alcune lettere private di Cosimo al figlio Francesco, provano invece l'avvenuta morte di Eleonora e dei sui figli a causa della malaria. La discendenza di Cosimo e Eleonora, sebbene numerosa, non fu certo toccata dalla fortuna, a causa della tubercolosi endemica a Firenze, che richiedeva spesso soggiorni nelle zone costiere, dove a loro volta esisteva il male peggiore della malaria. Morirono così i figli Maria, Giovanni e Garzia, oltre alla stessa Eleonora; altri tre morirono ancora in fasce; Francesco e Lucrezia morirono nel pieno della maturità, con forti sospetti di essere stati avvelenati (sospetto forse diventato certezza per Francesco solo alla fine del 2006); Isabella venne strangolata dal marito; Pietro fu invece protagonista di altri episodi discutibili (un presunto uxoricidio, la nascita di figli solo illegittimi); restò solo Ferdinando, appunto, l'unico a meritarsi una duratura e positiva memoria.Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Eleonora_di_Toledo
Nessun commento:
Posta un commento