mercoledì 26 novembre 2008

Solidarietà a Enzo Biagi

DemuthMILANO, LA MEDAGLIA NEGATA
Quell'astio verso Enzo Biagi
di Pierluigi Battista
Davvero è inspiegabile l'accanimento con cui la maggioranza di centrodestra di Milano ha negato un'onorificenza a Enzo Biagi caldeggiata dallo stesso sindaco Letizia Moratti. È incomprensibile la persistenza coriacea di un risentimento così intenso da ispirare una crociata (postuma) contro il riconoscimento, attraverso una medaglia da conferire assieme alla consegna degli «Ambrogini», a un giornalista che ha indubitabilmente portato lustro a Milano, rendendosi meritevole di un tributo capace di spezzare la rigidità degli schieramenti ideologici. Come se la diversità di opinioni costituisse ancora l'incentivo di un ostracismo da rendere eterno. Come se non ci si potesse conciliare nemmeno con il ricordo di Enzo Biagi. Come se il rancore politico fosse incapace di decantarsi, e la militarizzazione degli spiriti indicasse un destino immodificabile: una guerra permanente sui simboli del passato. Enzo Biagi è un simbolo della storia del Corriere della Sera: ma non è per questo che se ne scrive qui per commentare l'errore così puerile commesso ai suoi danni. È il simbolo di un comportamento che, anche nello scontro duro, non ha mai voluto ripiegare nel vittimismo deprecatorio, meno che mai nel martirologio autocelebrativo. Anche la scelta della Moratti voleva rendere manifesto il valore simbolico della riconciliazione, del riconoscimento pubblico e solenne offerto a un talento apprezzato anche da chi non condivideva ogni parola scritta e detta da Biagi.
Possiamo immaginare che la Moratti (la quale, è il caso di ricordare, seppe testimoniare la sua vicinanza solidale a Indro Montanelli anche nelle stagioni più difficili e tormentate del suo isolamento) avesse questo in mente: dimostrare che la sua città, Milano, è capace di disintossicarsi, di accogliere in sé anche le ragioni dell'avversario, di non prolungare oltre ogni limite e ragionevolezza un dissidio amaro e astioso verso un giornalista che, al momento della sua scomparsa, ha attirato sulla sua figura il rispetto di tutti, anche di chi polemizzò aspramente con lui. Ma nella vicenda dell' «Ambrogino» rifiutato, la ragionevolezza è stata mortificata. Il puntiglio mai smaltito del centrodestra milanese si è dimostrato così imperdonabilmente acrimonioso da sconfessare persino gli sforzi del sindaco. Una scelta di puro buonsenso si è rivelata impraticabile. Inspiegabilmente, appunto. A Biagi non garbavano i pennacchi e le medaglie, e un'onorificenza in più non ne avrebbe certo ammorbidito il carattere orgoglioso e combattivo. Ma se non si può tornare indietro, e se la memoria di Enzo Biagi non sarà gratificata da un riconoscimento negato, è possibile sperare che i vertici del centrodestra, dal presidente del Consiglio Berlusconi al presidente della Camera Fini, sappiano spiegare ai loro troppo zelanti proconsoli milanesi (di Forza Italia, di An, della Lega) che stavolta sono incappati in un errore su cui, con un minimo di buona volontà, avrebbero potuto non inciampare. Lo potrebbero fare, per spirito liberale se non per antica consuetudine (nel caso di Fini, soprattutto) con le fatiche di chi ha saputo vivere e battagliare su posizioni di minoranza. Occorrerebbe soltanto uno sforzo di umiltà: per Enzo Biagi qualcosa di più di una medaglia al valore.
26 novembre 2008 Corriere della Sera

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