mercoledì 26 novembre 2008

Massacro di Cefalonia

Hacker La Procura militare di Roma ha completato l'inchiesta sull'eccidio dei nostri militari avvenuto nel 1943 per mano tedesca. Otmar Muhlhauser ordinò le fucilazioni
Cefalonia, chiusa l'indagine"Processate quell'ufficiale"
di ALBERTO CUSTODERO
LA PROCURA militare di Roma ha chiuso l'indagine preliminare per la strage di Cefalonia. E si prepara a chiedere il rinvio a giudizio dell'unico indagato, Otmar Mühlhauser, il sottotenente tedesco che, il 23 settembre del '43, alla Casetta Rossa, fece fucilare il comandante della divisione Acqui, generale Antonio Gandin, e altre decine di ufficiali. Nei giorni scorsi, all'anziano ex sottotenente del Reggimento 98 dei "cacciatori alpini" (i gebiergsjäger), due carabinieri inviati dal procuratore militare Antonino Intelisano e dal sostituto Gioacchino Tornatore hanno notificato, per rogatoria, la chiusura indagini. Mühlhauser, 88 anni (ne aveva 23 nel settembre del 1943), mastro pellicciaio, vive a Dillingen sul Danubio, nel cuore della Svevia, a 100 chilometri da Monaco. Ora ha 20 giorni di tempo per depositare a Roma la sua memoria difensiva, dopodiché la procura chiederà il suo rinvio a giudizio. In quel momento, chiederanno di costituirsi parti civili Marcella De Negri, figlia del capitano Francesco, e Paola Fioretti, figlia di Giovanni Battista, capo di stato maggiore, entrambi fucilati alla Casetta Rossa. L'ex ufficiale Mühlhauser, per la verità, non è la prima volta che finisce sotto processo. Fu indagato nel 1967 in Germania, ma il processo fu insabbiato un anno dopo. Una seconda indagine a suo carico avviata il 12 settembre del 2001, è stata conclusa con una sentenza choc della procura di Monaco: "Archiviazione perché - secondo il giudice tedesco - i soldati italiani a Cefalonia erano traditori, e quindi andavano trattati come i disertori tedeschi: fucilati". Anche nel nostro Paese l'eccidio di Cefalonia ha avuto nel Dopoguerra una travagliata vicenda giudiziaria. Scrive lo storico Giorgio Rochat: "Negli anni Cinquanta in Italia furono processati 30 ufficiali tedeschi accusati della strage, tutti assolti nel '60 anche per gli ostacoli frapposti dai ministri Martino e Taviani, più preoccupati di non creare difficoltà al governo tedesco che di rendere giustizia ai caduti italiani".
Quell'"insabbiamento" in nome di una ragion di Stato non s'interruppe nel 1980, quando Sandro Pertini, denunciando la "congiura del silenzio", dichiarò che "l'olocausto di Cefalonia fu dimenticato per omertà tedesca e ignoranza italiana". E neppure nel 1994, quando fu trovato in un armadio nascosto nei sotterranei degli uffici giudiziari militari (il cosiddetto "armadio della vergogna"), fra tanti fascicoli "dimenticati" sulle stragi nazifasciste, anche quello con il numero 1188 relativo all'eccidio di Cefalonia. Anche allora fu "dimenticato". S'è dovuto attendere quasi un decennio, perché la procura militare romana, all'indomani delle archiviazioni choc avvenute in Germania, aprisse finalmente, il 30 ottobre del 2007, un fascicolo sulla strage. E questo nonostante il mastro pellicciaio Mühlhauser non abbia mai negato il suo ruolo nella fucilazione degli ufficiali italiani alla Casetta Rossa. Anzi, fin dal 1967 è, si può dire, reo confesso, avendo allora, e poi ancora nel 2004, spiegato e ribadito ai giudici tedeschi nei minimi dettagli come comandò il plotone d'esecuzione che sterminò gli ufficiali della Acqui. È ora quella sua confessione resa il 24 marzo del 2004 negli uffici di polizia criminale del Land Baviera - e acquisiti dalla procura militare romana - a inchiodarlo alle sue responsabilità dinanzi la giustizia italiana. "Ricevetti l'ordine di fucilare gli italiani dal maggiore Klebe. Per primo fu condotto Gandin, il maggiore Klebe gli lesse la sentenza della corte marziale nella quale il generale veniva condannato a morte mediante fucilazione. Dopo la lettura, il maggiore chiese al condannato se voleva essere giustiziato con gli occhi bendati, ma Gandin rifiutò la benda". "A quel punto - dichiara ancora Mühlhauser - Klebe si rivolse direttamente a me dicendomi "attenda al suo ufficio". Poco prima di impartire l'ordine "fate fuoco", il generale urlò "Viva l'Italia, viva il re". Subito dopo crollò a terra". È sufficiente questa ammissione per rinviare a giudizio l'ottantottenne mastro pellicciaio, processarlo e condannarlo? Non si avvarrà anche lui, come tutti gli ufficiali tedeschi nella sua situazione e con il suo grado, dell'esimenti di aver obbedito durante la guerra ad un ordine superiore? L'ordine di "non fare prigionieri", del resto, arrivò direttamente da Hitler, infuriato con gli italiani a Cefalonia perché, dopo l'Armistizio, non solo rifiutarono, il 9 settembre, l'ordine di resa e di consegnare le armi ai tedeschi. Ma, dopo un referendum fra i soldati, le impugnarono, il 14, contro gli ex alleati nazisti. L'epilogo fu una carneficina: degli 11 mila soldati e 525 ufficiali presenti a Cefalonia, 3800 furono trucidati in settembre, e 1360 affogarono durante il successivo sgombero per mare. Per l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, "fu in quel momento che nacque la Resistenza italiana".
(26 novembre 2008) da Repubblica

1 commento:

Anonimo ha detto...

CEFALONIA: IL PROCESSO AL S. TEN. MULHAUSER IN ITALIA

di Massimo Filippini

Il quotidiano REPUBBLICA da sempre specializzato nella diffusione di notizie inesatte e storicamente inattendibili su Cefalonia, ha oggi dato la notizia in un articolo di A. Custodero (1) della prossima apertura di un Processo presso il Tribunale Militare di Roma a carico dell'88enne ex s. ten. Ottmar Mulhauser che ebbe l'incarico dai suoi superiori di comandare il plotone di esecuzione durante la trista incombenza della rappresaglia contro gli Ufficiali della div. Acqui.
Il suddetto è stato già prosciolto in Germania ma ciò evidentemente non è sufficiente per la Giustizia italiana che certamente gli comminerà la massima pena anche se questa non sarà eseguibile per l'impossibilità di chiederne l'estradizione in Italia ma ciò si riferisce all’aspetto giuridico della questione nel quale di proposito non intendo interferire ritenendolo comunque un inutile esercizio di giurisdizione a scoppio ritardato che l’opinione pubblica difficilmente comprenderà.
Sulla questione scrissi al Procuratore capo Militare di Roma, dr. Intelisano, lo scorso anno, incontrandolo successivamente nel suo ufficio romano: il tutto è riportato nell’articolo che segue
http://www.italiaestera.net/modules.php?name=News&file=brevi&sid=4038
al quale, per il momento, non intendo aggiungere altro.
Detto questo è interessante osservare che, come è ormai prassi consolidata, l’articolista ha fatto seguire alla notizia un sintetico riepilogo degli eventi in cui è incorso nei soliti errori dovuti alla scarsa conoscenza degli stessi mutuata –anche inconsapevolmente- dalle ricostruzioni travisate e menzognere inventate di sana pianta dalla sinistra storico-culturale per trasformare un fatto di resistenza MILITARE avvenuto a seguito di uno specifico ORDINE DI RESISTERE inviato al gen. Gandin dal Comando Supremo, in un episodio, anzi nel primo episodio della Resistenza ideologica contro il nazifascismo.
A tal fine –come da copione- l’articolista si rifà al presunto ‘referendum’ con il quale i militari della ‘Acqui’ 'avrebbero' deciso di combattere, individuando in esso il movente unico della resistenza ai tedeschi: su tale falso storico invito a leggere la pagina 'NON CI FU REFERENDUM' del mio sito : http://www.cefalonia.it/NON_CI_FU_REFERENDUM.html
Oltre a ciò è quanto mai opportuno rammentare che lo stesso Procuratore Intelisano –intervistato dal tg1 l’anno scorso parlò esplicitamente di ORDINE DI RESISTERE inviato al gen. Gandin, come circostanza da cui prese origine tutta la vicenda http://news.centrodiascolto.it/video/id=212278/d=2008-07-22/w=cefalonia
omettendo qualunque riferimento al presunto referendum, cavallo di battaglia delle menzognere ricostruzioni dei fatti compiute dalla Sinistra.
A quanto sopra è poi da aggiungere il consueto richiamo ad un astronomico numero di Morti che però, stranamente per REPUBBLICA, che ci aveva abituati attraverso i resoconti di tale Massimo Novelli (2) -come da articolo sotto riportato- a cifre da capogiro del tipo "circa 11mila morti su ...11.000 soldati”, il giornalista Alberto Custodero ha drasticamente ridimensionato a circa la metà, e a ciò voglio credere che non sia estranea la mia opera di ricerca -l'unica SERIA finora avutasi- basata su Documenti e non su chiacchiere come sa chiunque abbia visitato il mio sito o letto il mio ultimo libro 'I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO' per cui spero vivamente che qualcuno dei mentitori abituali, prima di continuare a dare numeri falsi diventi rosso dalla vergogna, a cominciare da certi 'baroni universitari' abituati a parlare a vanvera di ‘stermini’ ciclopici e balle simili i quali, proprio per tale propensione a spacciare frottole sono portati in palma di mano dalla Sinistra.
Ciò non significa, però, che le cifre cui si rifà -invero con molta circospezione- il giornalista siano da prendere per buone poiché anch’ esse –pur se notevolmente più basse- sono completamente sballate e avulse dalla realtà come si può agevolmente riscontrare leggendo quanto ho scritto nel mio ultimo libro o nel mio sito dove ho anche documentato la mia Costituzione di Parte Civile presentata PER PRIMO
http://www.cefalonia.it/LA_MIA_COSTITUZ ... TMUND.html
cioè nel 2003, anche se a Sinistra si finge di non saperlo perché lo scrivente, a differenza delle altre parti civili –menzionate nell’articolo alla stregua di eroine - non è un simpatizzante né tanto meno un appartenente a Rifondazione Comunista: il che spiega tutto.
Massimo Filippini
26 novembre 2008
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(1) Articolo di A. Custodero:
http://www.repubblica.it/2008/11/sezion ... agine.html

(2) Il 9 aprile 2008 Massimo Novelli scriveva di "circa 11.000" morti ma pochi mesi dopo sarebbe stato smentito dal collega Custodero sceso a meno della metà:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ontro.html

A quando il prossimo ‘SCOOP’ DI REPUBBLICA ?

M. Filippini
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