venerdì 7 novembre 2008

La parola ai linguisti

Josette/GrisIL COMMENTO
Se la parola "abbronzato"è più pericolosa di "negro"
di MASSIMO ARCANGELI*
Impadronirsi di un'offesa, talvolta, è rivendicare orgogliosamente la propria identità. Qualcosa di simile è avvenuto presso la comunità dei neri americani, alcuni dei quali, in barba ad ogni possibile sostituto neutro o eufemistico blacks blacks people afroamericans si sono autoassegnati tempo fa un termine fortemente denigratorio come niggers. Si pensi anche alle attiviste del movimento americano Women's Liberation che si sono appropriate negli anni Settanta di termini negativi e tuttavia, se oggi quasi tutti non userebbero mai la parola negro per rivolgersi a una persona di colore, non è tanto perché, credo, i vocabolari o le redazioni giornalistiche l'abbiano stigmatizzata o bandita o abbiano consigliato almeno di sostituirla con nero, ma perché in fondo i neri hanno visto riconosciuti i loro diritti di persone. Quel che si nega quando, riferendosi al neoeletto presidente americano, lo si definisce abbronzato. Qui il nemico non è l'offesa patente alla dignità della persona ma un razzismo subdolo e insinuante. Un nemico, in un certo senso, interno. Pericoloso quanto quello esterno, visibile e affrontabile. Se non di più. *(l'autore è linguista e critico letterario, preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Cagliari)
(6 novembre 2008) da Repubblica

Nessun commento: