giovedì 13 novembre 2008

Necropoli

Hygeia/KlimtScoperta in Sicilia la necropoli più grande della Magna Grecia
di Andrea D'Orazio
Resti di bambini, scheletri di soldati e civili con segni di frecce, spade e cruente battaglie, e poi ancora resti di case e piccoli templi. Dalla zona di Himera, alle porte di Termini Imerese, in provincia di Palermo, sono tornati alla luce i segreti del tempo: vestigia che racchiudono storie, usanze, abitudini, credenze risalenti alla presenza ellenica in terra di Sicilia, un periodo compreso tra il VI e il V secolo avanti Cristo. Migliaia di corpi, tombe e utensili scoperti in un’area che può ancora riservare molte sorprese, tante da far pensare ad archeologi prudenti che si tratti della più grande necropoli greca mai scoperta nell’isola.Tombe di vario genere, che risalgono a un periodo tra il VI e il V secolo avanti Cristo, dalle quali stanno affiorando non solo resti umani in grande quantità ma anche un enorme corredo funerario costituito da lucerne, crateri e ceramiche di varia fattura. I primi resti sono stati trovati in lotto di 20 chilometri, nel corso dei lavori per la costruzione di un tratto ferroviario che collega le località palermitane attorno alla piana di Himera. Poi, l’intervento dei ricercatori e gli scavi mirati della sovrintendenza di Palermo, finanziati da Rete ferroviaria italiana, realizzati attorno a un luogo che comprende già siti archeologici di epoca greca. Fino alla grande scoperta: circa diecimila tombe - la maggior parte a «cappuccina», dentro le quali i cadaveri venivano inumati in posizione supina - documentano le più significative tipologie funerarie e i riti che accompagnavano i cerimoniali connessi alla deposizione dei morti. Elevatissima la percentuale di sepolture di neonati, circa il 25/30 per cento, i cui resti venivano posti dentro anfore accompagnati, spesso, dal corredo funebre: oggetti di vario tipo usati da madre e figli, tra cui non mancano i «guttus», piccoli vasetti di terracotta dotati di un beccuccio con funzione di poppatoi. Schegge di vita quotidiana, dunque, ma anche di battaglie combattute all’ultimo sangue. Himera infatti, alleata della città greca di Siracusa, nel 480 e nel 409 a. C. fu teatro di due cruenti scontri con i cartaginesi. Da qui il ritrovamento di scheletri e oggetti di soldati e prigionieri, alcuni contenuti anche in fosse comuni. La grande quantità di materiale recuperato è stato per il momento trasferito nel vicino Antiquarium, dove si trovano già testimonianze raccolte nel tracciato urbano dell'antica città, in attesa che venga catalogato, restaurato e poi esposto in un museo. La struttura, su questo gli amministratori locali e regionali concordano, sorgerà a Termini Imerese. La scoperta è destinata ad arricchire le conoscenza sulla storia, la cultura e le abitudini alimentari degli abitanti di uno degli avamposti occidentali più importanti della Magna Grecia, che per la sua posizione strategico militare e commerciale riuscì per anni a contenere le mire espansionistiche provenienti dall’Africa. Fino all’ultimo attacco di Annibale Magone (nel 409), quando la città venne espugnata, gli abitanti massacrati o deportati a Cartagine, la civiltà distrutta ma non dimenticata, prima attraverso i racconti di Tucidide e Cicerone, adesso, a secoli di distanza, con le tracce lasciate nella grande necropoli. da L'Unità

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