mercoledì 31 dicembre 2008

Altro modo di intendere

Tom Wesselman31/12/2008 Che goduria il capodanno da soli sul sofà
MATTIA FELTRI Può darsi che moglie e figli siano dai nonni, i genitori lontani, l’amico di sempre stavolta non ce la faccia. Che siano venuti a noia la crapula obbligatoria, il patibolare conto alla rovescia, i baci sulle guance, il fois gras a buon mercato. O che non si abbia più voglia di scialare per banchetti ritmati come marce militari, spumanti col retrogusto all’emicrania. Che il 31 dicembre ci si ritrovi soli per destino, combinazione o scelta. E che sia un dono di Dio. Noialtri, perduti non si sa come (come può essere successo!) dentro vite di chiacchiera, riunioni, incontri, strategie più dette che applicate, corse in banca e in posta, pianti di bambini, lagnanze collettive, tutto un impiego di bocche e orecchie, noialtri prenderemo questo giorno muto e sordo per un bacio del Cielo. Un intero giorno vuoto, da dedicare a noi, secondo il capriccio ozioso del momento, infileremo la faccia dentro una chiesa mai visitata, sceglieremo un tavolino assolato per sfogliare i giornali, un ristorante a pranzo e leggere un libro fra le portate, il cinema di primo pomeriggio, la mostra un’ora prima della chiusura, un assaggio di saldi, le vetrine degli antiquari per un sogno gratuito, lo scalpiccìo dei nostri spensierati tacchi nella frenesia dei viali. C’è tempo per il santo divano, il sacrosanto materasso, i fumetti, il quiz in tv, a patto di fare la spesa al supermercato e cenare in casa come fosse un giorno qualsiasi, solo un po’ speciale perché canonizzato alla pace dei sensi, al respiro lungo, alle palpebre socchiuse. Non siamo in pochi, sapete? Siamo tanti. Una minoranza - e silenziosa, soprattutto - ma cospicua. I nostri calici si alzeranno alle stelle. La Stampa

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