lunedì 22 dicembre 2008

L'intervista a Casini

Helleu/ Mademoiselle VaughanRiforme L’intervista
«Addio al Berlusconi moderato Vuol diventare re del suo popolo»
Casini: eversione? Non lo è ma elimina di fatto i partiti dalla scena
ROMA — Sabato sera, dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio, ha preferito non reagire a caldo. Si è preso del tempo per riflettere sul lungo «sermone» di fine anno pronunciato da Silvio Berlusconi e sulla proposta, a sorpresa, del presidenzialismo. Ma ora a Pier Ferdinando Casini tutto è chiaro, lampante: «Altro che sorpresa. Il suo è un discorso coerente, molto coerente: vuole eliminare tutto ciò che è di impaccio nel rapporto tra lui e il popolo e così facendo trasformare completamente il quadro politico ». È quasi un grido d’allarme, quello del leader Udc: «Vuole mettere da parte i partiti per il suo progetto plebiscitario». Un progetto dal quale Casini prende nettamente le distanze. Anche se fa notare che è solo la logica conseguenza di un discorso avviato un anno fa: «La nuova proposta è in realtà il compimento della svolta del predellino, quando annunciò un nuovo partito mentre il dibattito nel centrodestra stava salendo di intensità».
Anche questa volta, in effetti, ha fatto l’annuncio più importante solo alla fine, rispondendo all’ultima domanda della conferenza stampa. «Così è l’uomo. Certo, ci sono state anche le stagioni del Berlusconi moderato, quasi il continuatore della Dc. Ma noi che lo conosciamo bene abbiamo capito da tempo che c’era una differenza tra ciò che diceva e ciò che realmente pensava. E che ieri ha cominciato a dire apertamente ».
Cioè?«È ormai evidente che Berlusconi non si accontenta più di avere una maggioranza schiacciante in Parlamento. Pensiamo solo ai continui voti di fiducia: nei passati governi, ogni volta che li si chiedeva, ci si sentiva in dovere di giustificarli per non essere sottoposti alle critiche. Ora invece Berlusconi se ne vanta».
Sostiene che è costretto a ricorrere a quel tipo di strumento perché il presidente del Consiglio in Italia non ha poteri adatti per governare. «Non prendiamoci in giro. Se nel nostro Paese siamo inefficaci è perché la politica è inefficace».
Ripete che ovunque in Europa il premier ha poteri più forti. «Lasci stare l’alibi dell’Europa. Il presidenzialismo che propone, con l’elezione diretta, porterebbe ad una desertificazione della politica in Italia».
Un’operazione eversiva? «Non è certo eversione, ma è senza dubbio una trasformazione radicale del sistema che ci ha governato per sessant’anni. Perché porta all’eliminazione, di fatto, dei partiti per privilegiare l’unico rapporto che per Berlusconi conta, cioè quello del "re" con il suo popolo. Certo, non gli si potrebbe dare del tiranno in quanto eletto dalla maggioranza dei cittadini, ma ogni contrappeso sarebbe eliminato. C’è coerenza nel suo progetto: un bipartitismo solo di facciata perché ha l’obiettivo di blindare il rapporto tra il leader e il suo popolo».
Perché insiste tanto con la coerenza del progetto berlusconiano? «Perché è alla luce del discorso fatto ieri che vanno lette anche altre sue scelte. Basta pensare a quella di evitare in campagna elettorale i temi eticamente sensibili: meglio non creare problemi con questioni che fanno ragionare la gente. Forse ora potete capire meglio perché non abbiamo accettato di entrare del Pdl. E anche la denominazione Popolo della Libertà non è casuale: il popolo si sostituisce al partito».
Non le sembra però che, al momento, l’opposizione sia troppo debole per contrastare i suoi progetti?«Purtroppo l’opposizione è più che debole: non esiste. O, meglio, ci sono diverse opposizioni. E quella di Di Pietro è certamente funzionale all’egemonia di Berlusconi. Tra l’altro penso che anche lui sarà d’accordo con il presidenzialismo ».
Anche la sua Udc però è all’opposizione. E più volte dal Pd sono giunti appelli al dialogo. «Veltroni ha fatto bene a scrollarsi di dosso Rifondazione comunista. Poi però, con Di Pietro, è passato dalla padella alla brace. Speriamo che ora accetti il dialogo sulla riforma della giustizia: è il vero banco di prova per il riformismo del Pd».
Vede comunque possibile in futuro un’alleanza con il partito di Veltroni? «Normalmente in Europa il centro è alternativo alla sinistra. E anche noi lo siamo. Certo, i discorsi di Berlusconi di ieri cambiano completamente il quadro politico. Perché queste tesi si allontanano dalla tradizione del popolarismo».
Quindi? «Dobbiamo restare coerenti alla nostra anima popolare e al tempo stesso osservare come si evolve la situazione, a che cosa porterà il progetto di Berlusconi. Ma magari nei prossimi giorni farà marcia indietro ».
In Germania la Merkel governa con i socialisti. «Beh, quella è un’eccezione. Comunque, prima delle prossime Politiche c’è ancora molto tempo. Vedremo, nel frattempo, che cosa succederà. E come reagirà anche il centrodestra alla nuova offensiva berlusconiana ».
Roberto Zuccolini22 dicembre 2008 Corriere della Sera

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