martedì 2 dicembre 2008

Temperamento lewinskiano

Miss Ellen Terry interpreta Lady Macbeth/Sargent2/12/2008 (13:7) - IL CASO
La Cassazione: "
E' reato paragonare le donne a Monica Lewinski"
Accolto ricorso di una signora pugliese
ROMA Paragonare una donna all’ex stagista di Bill Clinton, Monica Lewinski è reato di diffamazione e dà diritto al risarcimento dei danni. A sancirlo è la Cassazione (V sezione penale, sentenza 44887) secondo la quale il paragone con la Lewinski è «gravemente offensivo». Applicando questo principio la Suprema Corte ha accolto il ricorso di una signora pugliese, Gennarina M., che, in una controversia civile, si era sentita paragonare dall’avvocato Marcello D. V. appunto alla ex stagista di Clinton. In particolare, ricostruisce la sentenza di Piazza Cavour, la donna era stata accusata dal legale di fare delle «farneticazioni uterine» e di avere una «natura lewinskiana». La vicenda è finita in Tribunale e se in primo grado il giudice di pace di Foggia aveva assolto l’avvocato Marcello D. V. ritenendo che l’espressione non dovesse considerarsi offensiva, in secondo grado il Tribunale di Foggia, il 29 settembre 2006, ha condannato per il reato di diffamazione il legale che aveva usato paragonare Gennarina M. a Monica Lewinski. Contro questa decisione Gennarina si è costituita parte civile in Cassazione sostenendo che il giudice di appello, avendo riformato ai fini civili la precedente sentenza di assoluzione, avrebbe dovuto condannare l’avvocato non soltanto sulle spese sostenute dalla donna nel giudizio di appello, ma anche su quelle di primo grado. Insomma, Gennarina M. chiedeva il risarcimento totale del danno subito. E la Cassazione le ha dato ragione su tutta la linea alla luce del fatto che lo stesso giudice d’appello «aveva osservato che l’espressione farneticazioni uterine era frutto di un retaggio maschilista e gravemente offensivo». Quanto poi all’attribuzione a Gennarina M. di una natura lewinskiana la Suprema Corte ha concordato sul fatto che l’espressione è «gravemente lesiva della sua reputazione». Perciò «tale connotazione di gravità» dovrà essere considerata nuovamente dal Tribunale di Foggia «ai fini della quantificazione del danno» patito da Gennarina. da La Stampa

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