sabato 31 gennaio 2009

Battisti e il Brasile

Sorelle Bellini/DegasL'artista italocileno fuggito dal regime argentino, visse a lungo in Brasile
di MALCOM PAGANI
Marco Bechis è a Rotterdam. Dall’Olanda, il 52enne regista italo cileno, autore di spietate istantanee sulla dittatura militare in Argentina, assiste con sconcerto al duello tra governo italiano e giurisdizione brasiliana. In Brasile, Bechis visse a lungo. Su Cesare Battisti ha le idee chiare: «Dovrebbe ritornare in Italia e affrontare il processo. Oggi come oggi, Battisti è indifendibile. Però questa querelle col Brasile, ha uno strano sapore». Secondo fonti brasiliane, Berlusconi sarebbe in procinto di annullare la visita di stato prevista per il quattro marzo. «Non ci credo neanche se lo vedo. Mettere in dubbio la legislazione di un’altra nazione, apre scenari indefinibili. Tra l’altro, con lo stato sudamericano, una delle economie più floride dell’intera area, intratteniamo solidi rapporti di reciproca convenienza. Sulla fascinazione carioca nei confronti del latitante ho una mia idea». Dica. «Sono convinto che nasca da un equivoco retaggio degli anni ‘70. Per i brasiliani, i movimenti politici extraparlamentari che in Italia attraversarono la nostra storia, da Lotta Continua a Prima Linea, sono equiparabili alle associazioni coeve che in Brasile furono perseguitate dalla dittatura». È così? «Certo che no ma la visione è quella. C’è una confusione che nasce da un abbaglio. È una distorsione dei termini della questione, una nostalgia incasellata nell’armadio sbagliato e un problema culturale. Ma è un’impressione radicata. Ribaltarne il senso, non è così semplice».Come si trova la chiave adatta? «Liberandoci dalla sensazione che i brasiliani ci stiano facendo un dispetto gratuito e lavorando sulla diplomazia». Intanto, mentre l’Uruguay fa i conti con una dittatura infinita che portò dal ‘73 all’84, migliaia di giovani a contatto con morte, tortura e privazioni, la nostra Repubblica nega l’estradizione per l’Astiz di Montevideo, Jorge Troccoli, ufficiale della Marina colpevole della scomparsa di sei cittadini italiani. «Anche questo è grave. Troccoli va riconsegnato immediatamente. La memoria ha bisogno di verità, di pene certe, di un’analisi in profondità. Senza fughe o oblii, senza indulgenze».
30 gennaio 2009 L'Unità

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