martedì 13 gennaio 2009

Storia di una ballerina

Adele Bloch/KlimtProvince tribali
I talebani del Pakistan massacrano la ballerina. I suoi dvd sul cadavere
Ora è panico fra le altre danzatrici
È almeno dall'impero Moghul, cinque secoli fa, che le danzatrici in quello che oggi è il Pakistan sono rinomate e ricercate. Nei teatri, nelle case dei ricchi, alle feste di nozze, recentemente negli studios cinematografici, qualche volta (ma raramente) nei bordelli: un'arte antica quella delle danza «mujra», simile a quella delle sorelle più a sud, in India, o a ovest, in Medio Oriente. Un'arte attaccata negli ultimi anni, insieme ad altre «pratiche oscene» (musica e cinema, aquiloni e talismani, ma anche scuole per le bambine) dagli estremisti islamici, talebani o come li si vuol chiamare. E prova del loro rafforzarsi è anche, appunto, la sparizione delle danzatrici. Sparizione che può essere fisica, e crudele: Shabana, la più famosa delle ballerine di Mingora, poco a nord di Peshawar, nella meravigliosa e una volta turistica valle di Swat parallela al confine afghano, è stata uccisa qualche giorno fa con un inganno.
Quattro «clienti» l'avevano contattata nel Banr Bazar, a casa del padre-manager, e chiesto di danzare per loro. Era tanto che non si esibiva in pubblico, troppo pericoloso: solo qualche video o festa privata. Magari quella sera un sospetto lo ha avuto, Shabana. Ma ha aperto lo stesso, si è vestita per ballare. Per l'ultima volta: gli uomini l'hanno prima insultata, poi trascinata in piazza, le hanno sparato. Sul corpo hanno gettato pallottole, banconote, cd, dvd e foto con le sue performance «anti- islamiche». Un avvertimento ben più potente delle lettere recapitate ad altre sue compagne da mesi. O degli insulti misti a minacce che Maulana Shah Dauran, numero due dei talebani di Swat, trasmette sulla sua radio Fm, illegale ma ascoltata da tutti: «Se non altro per sapere cosa rischiamo», dicono gli abitanti. I giornalisti locali nell'area — i pochi rimasti dopo la presa di controllo da parte dei talebani, da dicembre assoluta — segnalano che il messaggio è arrivato, chiaro e forte.
Le ultime danzatrici di Mingora hanno chiuso bottega, appeso alla porta cartelli per avvisare chi ancora non aveva capito, fatto armi e bagagli, sono scappate a sud. Molte erano allieve di Shabana, come lei apprezzate per la pelle particolarmente chiara dei pashtun. Tutte hanno puntato a Peshawar (ma anche qui l'aria non è delle migliori), poi a Lahore e Karachi. «Dozzine di famiglie di danzatrici hanno lasciato le province del Nord Ovest, poche sono rimaste, senza più redditi come noi», ha raccontato Fazl-u-Maula, suocero di una delle ballerine scappate. Nella valle l'influenza talebana — dopo la guerra del 2001 che depose il regime degli studenti di Dio nel vicino Afghanistan — era tornata a diffondersi già nel 2005. L'alleanza politica dei partiti islamici radicali, la Mma, qui è potente. Ancor più lo è il Tehreek-e-Taliban, movimento militare qaedista. Gli effetti? Chiusi i barbieri, i negozi di video e musica, le bambine bandite dalle scuole, le donne da ogni lavoro e perfino dai mercati (sola eccezione: le infermiere). E intanto la doppia guerra in corso nell'area (degli Usa contro Al Qaeda, di Islamabad contro i talebani) diventa ogni giorno più feroce. Con villaggi distrutti, morti e vittime anche tra chi (ma non è una novità) non c'entra niente
Cecilia Zecchinelli13 gennaio 2009 Corriere della Sera

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