domenica 1 marzo 2009

I funerali di Domenica

Hans Makart1/3/2009 (7:46) - PERSONAGGIO
Amburgo dice addio alla sua Bocca di Rosa
Per la lucciola Domenica Niehoff si ferma il quartiere a luci rosse
ALESSANDRO ALVIANI
BERLINO Per un pomeriggio il quartiere di St. Pauli ad Amburgo ha cambiato volto. Desolatamente vuote le vetrine da dietro le quali decine di ragazze in mise succinte cercano di solito di sedurre i passanti. Insolitamente aperta a tutti la Herbertstraße, la strada bloccata ai due lati da enormi cartelloni che vietano l’ingresso a donne e ragazzini. Incredibilmente tante le persone in abito scuro. Quello di venerdì, del resto, non è stato un pomeriggio qualunque: St. Pauli si è fermato per dare l’ultimo saluto a Domenica Niehoff, la più famosa prostituta tedesca, morta a metà febbraio a 63 anni in seguito a una malattia polmonare. Un’autentica icona di quello che è il più noto quartiere a luci rosse in Germania. «È stato probabilmente il più grande corteo funebre che si sia mai visto a St. Pauli», si è spinto a dire il pastore Martin Paulekun. A ragione: dietro un’orchestrina di fiati che intonava di tanto in tanto «La Paloma» si sono radunate circa 500 persone. Vecchie amiche di Domenica, ex clienti, qualche celebrità come il campione di pugilato René Weller e persino una deputata nazionale dei Verdi. Tutti pronti a ricordare quanto quella figlia di un immigrato italiano diventata suo malgrado prostituta fosse sempre pronta a dividere con gli altri quel poco che aveva. Qualcuno non riesce a trattenere le lacrime. Ma gli amici che hanno organizzato il funerale non hanno voluto che fosse troppo serio. Ed ecco che, lungo la Herbertstraße, davanti il bordello gestito un tempo da Domenica, la folla si ferma per un minuto di silenzio. Subito dopo l’orchestrina attacca «I can’t get no satisfaction». Poi si riparte verso la chiesa per la funzione di Martin Paulekun. Davanti all’altare, accanto alla bara ricoperta di fiori rossi, due scatti in bianco e nero dell’ex prostituta, modella prediletta di artisti e fotografi locali. In una foto spicca quell’imponente décolleté (122 centimetri di circonferenza seno) che l’ha resa inconfondibile, anche al grande pubblico. È stata lei, infatti, ospite richiestissima nei talk show tedeschi degli anni Ottanta, a parlare per prima in tv del suo lavoro. Di più: a battersi per i diritti delle prostitute. Un impegno che ne ha fatto un personaggio-simbolo in Germania. Domenica era stata costretta a passare l’infanzia in un orfanotrofio cattolico in cui vigevano regole molto rigide. Dopo essere fuggita da un marito violento la madre aveva provato a tenere a galla la famiglia con piccole truffe, ma era stata arrestata. Per Domenica e il fratello si aprono le porte del collegio. A diciassette anni la svolta: la ragazza incontra Joseph, un uomo di venticinque anni più anziano che gestisce un bordello. I due si sposano, vivono insieme per dieci anni finché un giorno Joseph non si toglie la vita davanti gli occhi della moglie. A Domenica non resta che una scelta. «Non avevo un tetto e volevo far soldi rapidamente», aveva ricordato lo scorso anno in un’intervista alla Welt. È così che, nel 1972, a 27 anni, inizia a lavorare in un bordello, finendo presto ad Amburgo, lungo la Herbertstraße, a due passi dalla più famosa Reeperbahn. Il corsetto nero strettissimo e i capelli raccolti diventano il suo biglietto da visita. I clienti in giro per St. Pauli non possono fare a meno di notarla. «Ne ho avuti di tutti i tipi: onesti, gentili, ricchi, poveri, vecchi, giovani. Non so proprio cosa mi manchi», aveva ammesso. Negli anni Ottanta alcune tv tedesche la invitano a parlare del suo lavoro. Lei accetta e diventa la prima a chiedere davanti a una telecamera la legalizzazione del più antico mestiere del mondo. Domenica si trasforma così in un’icona nazionale. Lo scrittore Wolf Wondratschek le dedica una poesia, il gruppo Trio sceglie una foto della sua scollatura per la copertina del singolo «Bum bum», un regista la chiama a recitare nel film «Taxi nach Kairo». L’eco mediatica, però, segna anche l’inizio della fine. «Non potevo più lavorare in pace, perché davanti alla mia vetrina si affollava una massa di gente», ha ricordato. A 45 anni decide di abbandonare la prostituzione, ma non lascia Amburgo. Domenica si trasforma in assistente sociale: va alla ricerca di giovani tossicodipendenti che vendono il loro corpo in cambio di una dose, le lascia spesso dormire a casa sua, le aiuta finanziariamente. Da alcune viene derubata, ma va avanti comunque. Finché non decide di aprire un piccolo ristorante, che però fallisce. «Sono riuscita a fare in modo che di prostituzione si parli e non si mormori più e a far sì che le ragazze trovino il coraggio di dire: “Sono stata nel mondo della prostituzione, ma adesso voglio uscirne”», aveva spiegato alla Welt. «Prima chi ci finiva non ne usciva più». Tuttavia «la discriminazione e il disprezzo restano», aveva riconosciuto. «Io stessa devo scusarmi ancora oggi per quello che ho fatto». La Stampa

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