martedì 17 marzo 2009

Mostri nascosti in casa

RheamIl parere di Hubsi Kramar, famosissimo regista e uomo di spettacolo austriaco"La fine della solidarietà è un problema globale. Il processo? Fa gioco ai media"
Fritzl, una tragedia non solo austriaca"Un segno dell'abitudine alla violenza"
dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
ST. POELTEN - "E' una tragedia austriaca, ma non solo. L'Austria è una società ossessionata dal bisogno di normalità, nasconde ogni cosa brutta sotto il tappeto. Ma è anche una tragedia del mondo globale, un segno della fine dello spirito di solidarietà e dell'abitudine alla violenza, dalle stragi nelle scuole fino a Guantanamo, un'abitudine alla violenza che segna il mondo in cui viviamo". Così Hubsi Kramar, famosissimo regista e uomo di spettacolo austriaco, star dei talk-show di qui, commenta l'orrore compiuto da Joseph Fritzl e
il processo in corso. Ascoltiamolo, ecco l'intervista. Come giudica il processo e la tragedia oggetto del dibattimento? "E'una tragedia nazionale, ma è sbagliato vederla solo come caso speciale austriaco. Processi simili si sono visti recentemente anche nel Regno Unito, ma non hanno suscitato tanto interesse dei media. Però diciamo anche che in Austria mancano ancora leggi adeguate a proteggere donne e minorenni dalla violenza in casa. Recentemente un uomo che aveva più volte violentato sua nipote è stato processato e condannato soltanto a pagare una multa di 700 euro. E' il patriarcato, che purtroppo regna ancora ovunque nel mondo. E si vede duramente anche da noi". Dov'è il marcio? "Ci sono problemi austriaci, ma è soprattutto un problema globale: la fine della solidarietà, la tendenza delle nostre società a lasciare sole le persone che soffrono di problemi. E' stato così anche per il giovane 17enne che ha compiuto il massacro a scuola a Stoccarda. O per casi simili negli Usa. Ma l'Austria in questo quadro generale soffre di almeno due problemi specifici".
Quali? "Primo, l'Austria a differenza della Germania nel dopoguerra non ha fatto i conti con le sue responsabilità nel nazismo e nell'Olocausto. Erano tantissimi a Vienna ad applaudire Hitler dopo l'annessione dell'Austria al Reich nel 1938, e in proporzione alla popolazione i volontari austriaci nelle SS erano più di quelli tedeschi, anche se i volontari austriaci cercavano di servire nelle SS nei Lager e non di andare nei reparti da combattimento al fronte. Non c'è stata una Norimberga austriaca. Nel dopoguerra l'Austria si è presentata al mondo come vittima di Hitler, invece ne era stata complice. Il secondo problema è la politica dei media, dominati dalla Kronenzeitung: cercano di sbattere il mostro in prima pagina e fanno soldi vendendo più copie con queste news stories. Ma al tempo stesso rifiutano ogni discussione con questa voglia di soluzioni semplici, di ordine e di tranquillità del pubblico". C'è un problema nella coscienza o nella memoria nazionale? "L'Austria è storicamente una società abituata alla mentalità di sudditi ossessivamente bisognosi di tranquillità, non alla mentalità del citoyen, il cittadino. Come nella famosa opera Il pipistrello di Léhar, un'opera che non a caso piaceva a Hitler, l'ideale è riuscire ad essere felice a costo di essere passivo. Dopo la guerra molta gente qui, compromessa con il nazismo, si riciclò al massimo livello, ai piani alti dell'establishment. E la stessa mentalità, chiudere gli occhi o voltarsi dall'altra parte davanti a quelle realtà e responsabilità del passato, caratterizza a volte la nostra vita quotidiana davanti a certi crimini sessuali. Il caso Fritzl, il caso di Natascha Kampusch, o il caso del piccolo Luca brutalizzato e ucciso a sei mesi". E' un male curabile? "L'Austria è un paese terribilmente contraddittorio. Non vogliamo renderci conto che se non ci decidiamo a guardare in faccia la nostra realtà passata e presente, se non facciamo i conti con noi stessi, non miglioreremo. In Germania al confronto almeno la resa dei conti con le responsabilità per il nazismo è diventata un fatto assimilato dal potere e dalla società, mentre parallelamente i movimenti femminili o femministi guadagnavano spazio e influenza nel paese reale e nella politica. La Germania ha anch'essa mille contraddizioni e limiti, ma alcuni passi decisivi li ha saputi fare. Noi qui siamo rimasti più patriarcali". E'ottimista o pessimista sulle possibilità di migliorare la situazione? "Io m'impegno nella vita quotidiana, aiuto la gente, i gruppi d'iniziative civiche, parlo con la gente. Ma il potere politico dovrebbe fare di più. Spende tanti soldi per aiutare le banche in crisi, potrebbe spenderne anche per difendere meglio donne e minorenni. M'intenda: sono ben felice di vivere oggi e non nel Medioevo, ma certi crimini orrendi qui od ovunque altrove nel mondo ci dicono che qualcosa della brutalità del Medioevo è rimasta tra noi contemporanei". Che sentenza auspica o si aspetta contro il padre-mostro Fritzl? "Non auspico né mi aspetto nulla. Quel crimine è orrendo ma il processo è un veloce processo-farsa per soddisfare i media e il loro pubblico, per soddisfare un'opinione pubblica che vuole sentirsi la coscienza pulita con soluzioni semplici per problemi complessi, e che dimentica lo stesso comodo oblìo del paese per il suo passato nazista. Quello è il punto-chiave: fu decidendo di nascondere sotto il tappeto, nel dopoguerra, la complicità di massa con Hitler, che l'Austria si è abituata a non fare chiarezza con se stessa. E i media dominati dalla Kronenzeitung si guardano bene dal contrastare questo trend: lo assecondano, vendono più copie, fanno soldi". (ha collaborato Luca Faccio)
(17 marzo 2009) La Repubblica

Nessun commento: