mercoledì 4 marzo 2009

Salvare gli albini

GotchRama Yade in campo"Salviamo gli albini"
I neri «bianchi» uccisi in Africa dagli stregoni
DOMENICO QUIRICO
CORRISPONDENTE DA PARIGI I gesti di Rama Yade, netti, aspri, che dividono, irritano: come la ormai celebre arrabbiatura di fronte ai profughi del Darfur quando volevano costringere la segretaria francese ai Diritti umani alle liturgie ridicole della visita spettacolo, con i bambini plaudenti, le tende degli scampati al genocidio tirate a lucido, la banda che intonava allegre marcette; e lei salì in macchina gridando «adesso basta, questo non è un film», e partì in un nugolo di polvere verso le tende vere, quelle dei disperati. E poi il no a Sarkozy, al Presidente onnipotente che l’ha inventata, trasformata da ragazza prodigio delle alte scuole in una icona della integrazione riuscita. Ebbene lei ha risposto con un rifiuto all’invito che assomigliava moltissimo a un ordine a candidarsi per le prossime elezioni europee. E il Presidente ha chinato il capo mugugnando perché rinunciare a Rama Yade sarebbe come riconoscere che le sue promesse di cambiamento erano false. In Burundi, dove è in visita, Rama Yade ha fatto un altro di quei gesti che resteranno, perché il cambiamento dell’Africa è anche composto di immagini forti, che incendiano la fantasia il coraggio la speranza di una società civile che si dibatte tra demoni antichi. Sì, oggi in Africa stringere tra le braccia, lei nera, un bambino albino è un gesto di coraggio, una sfida. Al rifiuto del diverso, di più: pregiudizio omicida. Perché in Africa essere albini è una colpa oscura, un delitto scritto nel corpo, una autorizzazione per chiunque a uccidere. Il Burundi è appunto uno dei Paesi in cui la sinistra leggenda secondo cui gli albini, che qui sono 15 mila, sono portatori di spiriti cattivi, sono degli stregoni, è tra le più radicate tanto che il numero di delitti commessi ai danni di questa minoranza è diventato strage. Solo in Tanzania 26 in un anno. Non solo: gli albini, emarginati da ogni aspetto della società, dalla scuola al lavoro, vittime di quotidiane torture, sono oggetto di un mostruoso mercato dell’orrore: parti del loro corpo, secondo infami leggende che nessuna autorità riesce a svaporare, avrebbero dopo la loro morte funzioni catartiche e di potenziamento dell’energia vitale. Vengono venduti, questi talismani nati dal delitto, a prezzi elevatissimi in Tanzania; 380 mila euro per un arto, secondo un’inchiesta di Icn news. Per cercare di salvare gli albini sono sorte associazioni di temerari che sfidano la disapprovazione popolare e hanno creato ostelli custoditi dove i braccati possono trovare rifugio dai gruppi di assassini che si dedicano a questa forma di lucrosa caccia all’uomo. Anche qualche politico, tra cui il primo ministro del Burundi, ha timidamente cercato di invitare la popolazione ad abbandonare pregiudizi arcaici e ad accettare l’integrazione degli albini nella vita normale. Con scarsi risultati, finora. Il gesto di Rama Yade forse servirà. La Stampa

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