giovedì 2 aprile 2009

Rettori per sempre

ChicarroRettori per sempre
Viaggio nelle università italiane per scoprire i Magnifici più inamovibili e i loro parenti FLAVIA AMABILE
Quasi un rettore di università su tre ha avuto ben salda sotto di sé la sua poltrona almeno per dieci anni. Parliamo di quelli in carica, se si dovesse estendere il calcolo anche ai Magnifici usciti di scena il dato potrebbe aumentare. Perché negli ultimi tempi qualcuno è stato costretto ad andare via ma in molti resistono ancora, a dispetto di tutto e tutti. Il meccanismo è semplice: esiste uno Statuto, prevede un limite massimo di mandati per il rettore. Ma il rettore non sarebbe colui che regge l’università se non avesse anche il potere di modificarne lo Statuto con l’appoggio del Senato accademico. Ed ecco che i rinnovi dei mandati possono dilatarsi senza difficoltà fino al record finora imbattuto di Brescia dove Augusto Petri ha sfidato ogni norma e ogni vincolo rimanendo in carica incontrastato dal 1983, pari a nove mandati. Il ministro dell’Istruzione promette di spazzare via questo ed altri marchingegni con un disegno di legge che dovrebbe vedere la luce nelle prossime settimane e poi essere dato in pasto alle camere per essere esaminato e, eventualmente, anche lui modificato. In attesa del provvedimento, il record di attaccamento alla poltrona spetta proprio a Brescia, città di origine del ministro, profondo nord. Il secondo posto tra i rettori-sauri va a Gennaro Ferrara, alla guida dell'Università Napoli Parthenope dal 1986. Scadrà nel 2010, dopo aver regnato per 24 anni sulle sorti dell’ateneo. In due decenni e mezzo lui, ex mastelliano poi confluito nell'Udc, ha avuto modo di veder arrivare vincitori ai concorsi due generi e una figlia. La seconda moglie, una sua ex allieva, invece, si è inserita nel settore delle consulenze. Pasquale Mistretta siede da diciotto anni sulla poltrona di rettore dell’Università di Cagliari: sei mandati rinnovati senza troppo pensarci su, un figlio tra i docenti e nessun tipo di scrupolo. Anzi, è convinto che «esista un rapporto fiduciario che porta all’assunzione di figli». Augusto Marinelli, rettore dell'Università di Firenze al terzo mandato, per tre anni è stato nel mirino della magistratura, i giudici volevano vederci chiaro sull’assunzione di suo figlio Nicola, nel 2002 promosso ricercatore di Economia Agraria grazie ad un concorso bandito dalla facoltà di Medicina. Da Firenze l'inchiesta è passata a Trieste, e anche se il pm ha chiesto l'archiviazione, ha tenuto a precisare che nel sistema ci sono delle «anomalie». Qualcuno, dopo aver visto sottolineare le «anomalie» abbandona la poltrona. Come Giancarlo Pellacani, rettore dell’università di Modena scaduto lo scorso anno e padre di Giovanni, professore associato in dermatologia diventato ordinario in una prova bandita dal corso di laurea in odontoiatria a 36 anni. Ma sono molti di più quelli che restano e che reagiscono alle critiche. Pier Ugo Calzolari è rettore dell’Università di Bologna dal 2000. Dopo aver stilato un codice antinepotismo ha querelato chi gli ricordava che il figlio Giacomo era docente ad Economia: «E’ stato danneggiato dalla nostra parentela», ha avvertito. Guido Trombetti, dal 2001 Rettore dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. La figlia nel suo stesso ateneo, la Federico II: «Tuttavia, finché si rispetta la legge non vedo quale sia il problema» perché «l'importante è che prevalgano sempre capacità e merito a prescindere dai cognomi». A Salerno non tutti hanno gradito la nomina a ricercatore il figlio di Raimondo Pasquino, rettore da nove anni: era l'unico candidato al concorso. Enrico Decleva è rettore dell’Università degli studi di Milano dal 2001. E’ anche presidente della Crui, la Conferenza dei Rettori. La moglie, Fernanda Caizzi, è stata condannata a un anno di reclusione per abuso d’ufficio e a uno d’interdizione dai pubblici uffici per aver danneggiato la professoressa Antonina Alberti durante un concorso. Luigi Frati non entra nella classifica dei rettori più resistenti perché solo da due anni ha sostituito l’inossidabile Ruggero Guarini alla guida dell’Università La Sapienza di Roma. In realtà ne ha fatto le veci a lunga prima della nomina ufficiale e in quanto a attaccamento familiare all’università si batte bene: a Medicina, la sua facoltà, lavorano la moglie Luciana Angeletti, il figlio Giacomo e la figlia Paola. La figlia nell’aula magna di Patologia ha voluto celebrare anche la festa di nozze. Ruggero Guarini, il suo predecessore, è scomparso dalle scene ma non senza essere stato iscritto nel registro degli indagati per abuso d'ufficio: la procura di Roma indaga su un possibile scambio di favori con l'architetto Leonardo di Paola, presidente della Cpc, la società che si è aggiudicata i lavori (8,8 milioni di euro) per la realizzazione del parcheggio della città universitaria, ma anche docente di Estimo e presidente della commissione che ha promosso Maria Rosaria Guarini, la figlia dell’ex rettore, a ricercatrice in Estimo. La secondogenita di Guarini, invece, si chiama Paola e insegna architettura degli interni: tutte e due erano state dipendenti amministrative prima di salire in cattedra. Come amava sottolinare Fabio Mussi quando era ministro dell’Università: «Certi consigli di facoltà sembrano Natale in casa Cupiello». La Stampa

1 commento:

Anonimo ha detto...

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