Hughes
FEDERICO GEREMICCA
INVIATO A CEPPALONI E quando se le dimenticano più, quelle immagini, qui nella valle del Sabato, anzi, per essere più precisi, qui a Ceppaloni? Sandra e Clemente a New York. Meglio: Sandra e Clemente sulla Quinta Strada! Belli come il sole, in piedi in una Maserati Ghibli bianca senza capote, proprio come John e Jackie, o come Hillary e Bill. E mica un secolo fa... Era l’ottobre scorso, il 9 ottobre, giorno della sfilata per il Columbus day: e Sandra e Clemente erano lì che rappresentavano l’Italia. Lui con la fascia, lei con la bandiera. Peccato per quei dieci giovinastri, tifosi di Beppe Grillo, spuntati da dietro le transenne per urlargli «dopo De Magistris trasferisci anche noi». Ma loro comunque erano lì, che rappresentavano l’Italia. E Ceppaloni, s’intende, prima di tutto.Che sarebbe questo paesone, residuo dell’Italia degli Anni 70 e 80, che è tutto un saliscendi tra le colline, e sul quale Clemente Mastella regna in pace da almeno trent’anni in qua. I paesani gli vogliono bene. Anche perché, primo: non hanno motivo per non volergliene; e secondo, chi glielo fa fare? Clemente è stato «il deputato», poi è stato «il sindaco», ora è sindaco, deputato e ministro assieme: ma è prima di tutto un amico, uno che se può dare una mano, la dà. «Sapete chi è che qua gli ha votato contro? - va spiegando in un piccolo bar Mario Tranfa, cugino di Clemente -. Quelli ai quali, dopo quattro favori già fatti, al quinto ha detto no». E pare che sia proprio così. La cortesia di Sandra e Clemente, del resto, è proverbiale. La dote, si dice, sarebbe più di lei che di lui, ma che importa. Quello che conta è che alla fine sono gentili, una parola per tutti, un pensiero per ognuno. E anche un regalo: che è certamente una sciocchezza, ma può rendere in miniatura l’idea di cos’è, più o meno, il sistema Mastella.Natale 2005: diciassettemila euro in torroncini da regalare in giro per l’Italia, e a Ceppaloni prima di tutto. Torroncini acquistati qui, s’intende: a San Marco dei Cavoti, a Summonte, in zona, insomma, che è pure meglio, così i soldi restano tra noi. I soldi, appunto: provenienti dai finanziamenti pubblici destinati al giornale di partito, «Il Campanile» (come rivelato da un’inchiesta de l’Espresso). Però i cesti li prepara la signora Sandra con le sue mani, e li sceglie lei: millecentocinquanta euro solo per quelli, come da fattura del Cis di Nola, e fa niente che i soldi fossero sempre quelli dei finanziamenti a «Il Campanile». Come a dire che quasi quasi i regali agli amici di Ceppaloni li facciamo noi...Però, appunto, t’inerpichi sulla stradina che porta alla casa di Clemente e di Sandra - cancello scuro, colonne rosso pompeiano, una telecamera, due cipressi alla fine del vialetto d’ingresso - t’inerpichi e pensi che questo è. Qui non c’è il craxismo, questa non è Tangentopoli e non c’è nemmeno la cupezza imposta da certi patti tra la politica e la mafia: il sistema Mastella è un’altra cosa. Lui ha tenuto in vita, qui, una fiammella in attesa che la tempesta passasse, dopo che il grande fuoco sembrava spento: a Ceppaloni il clientelismo non è finito mai. È vero: sta tornando alla grande quasi ovunque. Ma qui non era finito mai. Per questo, forse, è un clientelismo che sa d’antico: niente maxitangenti e niente affari su grandi appalti, però il posto di lavoro te lo trovo, la promozione te la faccio avere io, a quell’incarico là ci mettiamo un uomo mio. Questo, per altro, sembrerebbe venir fuori dall’inchiesta su Sandra e Clemente: comandiamo noi e a quell’Asl o a quella presidenza ci metti chi diciamo noi.Non è che sia meno grave, intendiamoci: in fondo, il sistema Mastella, su scala maggiore, è quello che ha avvolto per decenni l’Italia - soprattutto qui al Sud - in una spira soffocante di inefficienza e sprechi, di moltiplicazione degli incarichi, mazzette, buchi di bilancio e tutto il ben di Dio che la Seconda Repubblica ha ereditato. Però qui Clemente non è odiato, come a un certo punto è stato odiato Bettino a Milano; e ne pronunciano apertamente il nome, non come in paesi dove certi nomi conviene non farli. E’ meglio o è peggio? Anzi, per esser precisi: è più sopportabile, visto che non girano maxitangenti e non ci sono morti ammazzati? «È na’ fesseria... Una settimana e passa tutto...», assicura la donna del piccolo bar sulla piazza, intitolata a un vecchio sindaco del paese. «La signora Sandra, poi, è così gentile che ci manca già...».Verso le tre del pomeriggio, il portavoce della signora Sandra (è pur sempre presidente del Consiglio regionale campano) esce dalla casa nella quale deve stare rinchiusa e dice ai tanti giornalisti: «Sandra si rammarica di non potervi invitare come al solito a pranzo...». Alle cinque esce di nuovo e porta tè e biscotti al cioccolato: «Ha telefonato Bassolino e poi credo Prodi, quasi sicuramente Berlusconi... Ma hanno chiamato in centinaia, non saprei». La signora Sandra ha risposto a tutti con cortesia e gratitudine sincera: e viene da chiedersi cosa debba esser successo da farle urlare infuriata al telefono - come alcune intercettazioni rivelerebbero - «quello per me è un uomo morto».Clemente magari lo sa, perché si conoscono da una vita ed è una storia lunga e bella, quella con e Sandra. Lui giovanotto che studia qui, lei ragazzina che va e viene da Long Island. Un giorno si conoscono (ed è naturalmente un 14 febbraio, San Valentino), un lungo fidanzamento e poi il matrimonio, che tra due mesi fa 35 anni. Lui entra in politica e sale gradini, diventa deputato, sta con De Mita; lei fa la volontaria per la Croce Rossa, e anche lei sale gradini. Fino a diventare presidente del Consiglio regionale campano: e anche lì, però, quante polemiche sulla moltiplicazioni delle auto blu e delle commissioni, proliferazione di nuovi e di segreterie. «Non ci penso nemmeno a dimettermi», ha chiarito ieri mattina mentre - surreale com’è giusto che sia - Clemente si dimetteva da ministro a Roma per il provvedimento di carcerazione domiciliare inflitto a Sandra, e a Sandra quel provvedimento nessuno l’aveva ancora comunicato.Ma naturalmente non è solo questione di Sandra: la questione è che a lui hanno anche decapitato l’intero Udeur campano, che è come tagliare i capelli a Sansone. La bufera, evidentemente, non era passata. Oppure è ripresa. Un vero guaio per il sistema Mastella. In più, ci sono i guai di Roma, con quegli sbarramenti nella legge elettorale. E stavolta, ironia della sorte, non gli è nemmeno di conforto aver affianco Sandra. Perché è vero che si sono promessi di star vicini nella gioia e nel dolore: ma a un dolore così, forse nemmeno l’officiante avrebbe mai pensato... FONTE: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200801articoli/29323girata.asp

INVIATO A CEPPALONI E quando se le dimenticano più, quelle immagini, qui nella valle del Sabato, anzi, per essere più precisi, qui a Ceppaloni? Sandra e Clemente a New York. Meglio: Sandra e Clemente sulla Quinta Strada! Belli come il sole, in piedi in una Maserati Ghibli bianca senza capote, proprio come John e Jackie, o come Hillary e Bill. E mica un secolo fa... Era l’ottobre scorso, il 9 ottobre, giorno della sfilata per il Columbus day: e Sandra e Clemente erano lì che rappresentavano l’Italia. Lui con la fascia, lei con la bandiera. Peccato per quei dieci giovinastri, tifosi di Beppe Grillo, spuntati da dietro le transenne per urlargli «dopo De Magistris trasferisci anche noi». Ma loro comunque erano lì, che rappresentavano l’Italia. E Ceppaloni, s’intende, prima di tutto.Che sarebbe questo paesone, residuo dell’Italia degli Anni 70 e 80, che è tutto un saliscendi tra le colline, e sul quale Clemente Mastella regna in pace da almeno trent’anni in qua. I paesani gli vogliono bene. Anche perché, primo: non hanno motivo per non volergliene; e secondo, chi glielo fa fare? Clemente è stato «il deputato», poi è stato «il sindaco», ora è sindaco, deputato e ministro assieme: ma è prima di tutto un amico, uno che se può dare una mano, la dà. «Sapete chi è che qua gli ha votato contro? - va spiegando in un piccolo bar Mario Tranfa, cugino di Clemente -. Quelli ai quali, dopo quattro favori già fatti, al quinto ha detto no». E pare che sia proprio così. La cortesia di Sandra e Clemente, del resto, è proverbiale. La dote, si dice, sarebbe più di lei che di lui, ma che importa. Quello che conta è che alla fine sono gentili, una parola per tutti, un pensiero per ognuno. E anche un regalo: che è certamente una sciocchezza, ma può rendere in miniatura l’idea di cos’è, più o meno, il sistema Mastella.Natale 2005: diciassettemila euro in torroncini da regalare in giro per l’Italia, e a Ceppaloni prima di tutto. Torroncini acquistati qui, s’intende: a San Marco dei Cavoti, a Summonte, in zona, insomma, che è pure meglio, così i soldi restano tra noi. I soldi, appunto: provenienti dai finanziamenti pubblici destinati al giornale di partito, «Il Campanile» (come rivelato da un’inchiesta de l’Espresso). Però i cesti li prepara la signora Sandra con le sue mani, e li sceglie lei: millecentocinquanta euro solo per quelli, come da fattura del Cis di Nola, e fa niente che i soldi fossero sempre quelli dei finanziamenti a «Il Campanile». Come a dire che quasi quasi i regali agli amici di Ceppaloni li facciamo noi...Però, appunto, t’inerpichi sulla stradina che porta alla casa di Clemente e di Sandra - cancello scuro, colonne rosso pompeiano, una telecamera, due cipressi alla fine del vialetto d’ingresso - t’inerpichi e pensi che questo è. Qui non c’è il craxismo, questa non è Tangentopoli e non c’è nemmeno la cupezza imposta da certi patti tra la politica e la mafia: il sistema Mastella è un’altra cosa. Lui ha tenuto in vita, qui, una fiammella in attesa che la tempesta passasse, dopo che il grande fuoco sembrava spento: a Ceppaloni il clientelismo non è finito mai. È vero: sta tornando alla grande quasi ovunque. Ma qui non era finito mai. Per questo, forse, è un clientelismo che sa d’antico: niente maxitangenti e niente affari su grandi appalti, però il posto di lavoro te lo trovo, la promozione te la faccio avere io, a quell’incarico là ci mettiamo un uomo mio. Questo, per altro, sembrerebbe venir fuori dall’inchiesta su Sandra e Clemente: comandiamo noi e a quell’Asl o a quella presidenza ci metti chi diciamo noi.Non è che sia meno grave, intendiamoci: in fondo, il sistema Mastella, su scala maggiore, è quello che ha avvolto per decenni l’Italia - soprattutto qui al Sud - in una spira soffocante di inefficienza e sprechi, di moltiplicazione degli incarichi, mazzette, buchi di bilancio e tutto il ben di Dio che la Seconda Repubblica ha ereditato. Però qui Clemente non è odiato, come a un certo punto è stato odiato Bettino a Milano; e ne pronunciano apertamente il nome, non come in paesi dove certi nomi conviene non farli. E’ meglio o è peggio? Anzi, per esser precisi: è più sopportabile, visto che non girano maxitangenti e non ci sono morti ammazzati? «È na’ fesseria... Una settimana e passa tutto...», assicura la donna del piccolo bar sulla piazza, intitolata a un vecchio sindaco del paese. «La signora Sandra, poi, è così gentile che ci manca già...».Verso le tre del pomeriggio, il portavoce della signora Sandra (è pur sempre presidente del Consiglio regionale campano) esce dalla casa nella quale deve stare rinchiusa e dice ai tanti giornalisti: «Sandra si rammarica di non potervi invitare come al solito a pranzo...». Alle cinque esce di nuovo e porta tè e biscotti al cioccolato: «Ha telefonato Bassolino e poi credo Prodi, quasi sicuramente Berlusconi... Ma hanno chiamato in centinaia, non saprei». La signora Sandra ha risposto a tutti con cortesia e gratitudine sincera: e viene da chiedersi cosa debba esser successo da farle urlare infuriata al telefono - come alcune intercettazioni rivelerebbero - «quello per me è un uomo morto».Clemente magari lo sa, perché si conoscono da una vita ed è una storia lunga e bella, quella con e Sandra. Lui giovanotto che studia qui, lei ragazzina che va e viene da Long Island. Un giorno si conoscono (ed è naturalmente un 14 febbraio, San Valentino), un lungo fidanzamento e poi il matrimonio, che tra due mesi fa 35 anni. Lui entra in politica e sale gradini, diventa deputato, sta con De Mita; lei fa la volontaria per la Croce Rossa, e anche lei sale gradini. Fino a diventare presidente del Consiglio regionale campano: e anche lì, però, quante polemiche sulla moltiplicazioni delle auto blu e delle commissioni, proliferazione di nuovi e di segreterie. «Non ci penso nemmeno a dimettermi», ha chiarito ieri mattina mentre - surreale com’è giusto che sia - Clemente si dimetteva da ministro a Roma per il provvedimento di carcerazione domiciliare inflitto a Sandra, e a Sandra quel provvedimento nessuno l’aveva ancora comunicato.Ma naturalmente non è solo questione di Sandra: la questione è che a lui hanno anche decapitato l’intero Udeur campano, che è come tagliare i capelli a Sansone. La bufera, evidentemente, non era passata. Oppure è ripresa. Un vero guaio per il sistema Mastella. In più, ci sono i guai di Roma, con quegli sbarramenti nella legge elettorale. E stavolta, ironia della sorte, non gli è nemmeno di conforto aver affianco Sandra. Perché è vero che si sono promessi di star vicini nella gioia e nel dolore: ma a un dolore così, forse nemmeno l’officiante avrebbe mai pensato... FONTE: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200801articoli/29323girata.asp
Nessun commento:
Posta un commento