lunedì 10 novembre 2008

Che botte!

Gambell10/11/2008 (8:32) - L'ANALISI
Le futili ragioni dell'odio fra cristiani
Una convivenza difficile tra 4 chiese concentrate in pochi metri
FRANCO GARELLI
ROMA Proprio in un mondo in cui la religione si coniuga sempre più al plurale desta particolare scalpore la violenta rissa tra monaci armeni e greco ortodossi scoppiata ieri nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Una zuffa senza esclusione di colpi, come dicono le cronache, con un ricco repertorio di pugni e calci, e l'uso di candelabri per supportare le proprie ragioni. La polizia israeliana, intervenuta prontamente (forse perché già allertata) per sedare la rissa da stadio, ha fermato due monaci «rivali», ma conta tra le fila due feriti. Al di là del motivo contingente dello scoppio del conflitto (con i monaci armeni che hanno accusato quelli greco ortodossi di non aver lasciato libero il campo in occasione della loro cerimonia annuale della croce), è utile comprendere perché quello del Santo Sepolcro è uno spazio in cui il fuoco cova costantemente sotto la cenere. La rissa di ieri non è occasionale e riflette una situazione esplosiva che da anni coinvolge tutti gli attori religiosi che si dividono questo luogo sacro, unico per la sua importanza. In un ristrettissimo spazio sacro si riverbera una storia di divisioni del cristianesimo, che si sono cristallizzate nel tempo e continuano tutt'oggi.La centralità del Santo Sepolcro (per le confessioni cristiane) è evidente, dal momento che esso è il solo spazio in cui si possa dire con una certa sicurezza che l'evento salvifico e quello storico coincidano. Tutto si svolge attorno al monte Sion, sulla cui spianata c'è la moschea (che ricorda il luogo in cui Allah ha consegnato a Maometto il Corano), sul lato sinistro è situato il muro del pianto (ultima traccia del tempio di Salomone), mentre più spostato è ubicato il Santo Sepolcro. Nel raggio di nemmeno due chilometri, vi sono i maggiori luoghi della memoria delle tre grandi religioni del Libro. All'interno di questo luogo fondamentale della memoria, si assiste alla cogestione del Santo Sepolcro da parte di sei comunità. In primis le quattro chiese che gestiscono la Basilica (la greco ortodossa, l'armena, la copta e la latina); sul tetto della Basilica vi sono altre due comunità monastiche, una della chiesa copta ortodossa, l'altra di quella etiope ortodossa, che si contendono da sempre questo spazio.Tra queste diverse confessioni religiose (e gli «inquilini» monaci che le rappresentano) la convivenza è difficile, per varie ragioni. Anzitutto è assai arduo organizzare e dividere l'uso temporale dello spazio comune, in quanto la porta e la navata sono uniche e non è detto che le celebrazioni di una confessione religiosa (messa, processione, pellegrinaggio) terminino in modo cronometrico prima che inizino quelle di un'altra chiesa. Si può stabilire quando inizia una liturgia, mentre è più difficile prevedere quando essa finisce o di quanto può sforare rispetto ai tempi previsti; ciò perlomeno se si ha una concezione «vitale» e non meccanica degli eventi liturgici. All'interno di questo quadro, c'è la questione plurisecolare dei calendari, in quanto le diverse chiese non hanno un calendario liturgico comune. Per cui c'è il rischio talvolta della coincidenza di festività importanti nello stesso giorno, che crea tensioni e suscettibilità tra le diverse confessioni.Oltre a ciò, le diverse chiese sono rappresentate nella basilica da comunità monastiche, che non sono espressione di una comunità allargata di fedeli. I fedeli che frequentano il Santo Sepolcro sono i pellegrini che vi giungono da tutto il mondo, per cui i monaci delle diverse chiese nel rivendicare il loro spazio nell'ambiente intendono difendere anche quel diritto al pellegrinaggio dagli evidenti risvolti culturali ed economici.Infine, da tempo si rende necessaria un'opera di restauro della basilica, che rischia il crollo per rilevanti problemi di statica. Alcune comunità di monaci presenti non condividono gli interventi, ritenendo che essi siano invasivi e possano alterare gli aspetti reali e simbolici del luogo santo. Così un luogo sacro per eccellenza come il Santo Sepolcro continua a essere ancor oggi un fattore di tensione e conflitto tra le confessioni religiose cristiane. La Stampa

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