sabato 8 novembre 2008

Il ritorno della suocera

Pedro Irrureta Artola8/11/2008 (7:55) - LA STORIA
Il ritorno della suocera
Dall’Eliseo alla Casa Bianca, nei palazzi del potere si insedia una figura ingombrante
STEFANIA MIRETTI
Il mondo cambia, ma la suocera resta, questo è chiaro, perché qualcuno dovrà pur andare a prendere i bambini quando escono da scuola. Resta e s’allarga, sempre più embedded nella vita complicata della propria figlia femmina, per la quale si sacrifica, sia chiaro, pur non condividendone tutte le scelte. S’allarga e s’insedia, a dispetto della fama di sfasciafamiglie ora certificata pure dal presidente della Cei cardinal Bagnasco, il quale ha appena voluto riconoscere una onlus impegnata a salvare le unioni in crisi (primo consiglio impartito dai bravi volontari: mettere la suocera fuori casa). S’insedia e rilancia, non rinunciando a rendersi utile pure sul più ambizioso fronte della diplomazia internazionale. Per il bene delle nipotine, qualcuno lo spieghi a Bagnasco, alla Casa Bianca traslocherà infatti la signora Marian, mamma di Michelle Robinson in Obama. All’Eliseo, per analoga ragione, è già ben presente la signora Marysa, mamma di Carla Bruni in Sarkozy: dopo la signora Paola, mamma di Sonia Maino in Gandhi, la seconda suocera che noi italiane infiltriamo sullo scacchiere internazionale, e sono belle soddisfazioni. Due donne, queste ultime, che più diverse non potrebbero apparire, essendo la signora Marysa la versione contemporanea della suocera impicciona mirabilmente ritratta dalla romanziera Jane Austen (lei, Sarkozy non lo poteva soffrire, prima che si decidesse a chiedere la mano di una delle sue non più giovani figlie da marito), e la signora Paola una classica suocera subliminale, di quelle che, zitte-zitte, la propria figliola la sposano bene quando è ancora ventenne, e poi si limitano a fare avanti e indietro tra Beinasco e Nuova Delhi con mezze forme di formaggio nella valigia. Marysa che non si tiene un cecio in bocca, sempre pronta a spifferare tutto anche nel merito delle più private e insignificanti faccende domestiche; Paola che non ha mai aperto bocca in pubblico, neppure quando le sono venuti a mancare la consuocera e il genero nel modo che sappiamo. Marysa che pur di apparire non si perde la parata di Topolino a EuroDisney, Paola che per non apparire rifiutò persino d’incontrare Romano Prodi. Della signora Marian già sappiamo che neppure lei cadde immediatamente ai piedi del futuro genero, quando sua figlia glielo portò a pranzo per la prima volta nel bilocale del South Side di Chicago. Ma il sussiego di miss Bennett nel suo caso non c’entra. La sua era, pare, una diffidenza di tipo indiretto: mentre Marysa, a suo tempo, trovava Sarkò un po’ tanto bling-bling, è della propria figlia che Marian dubitava: «Pure questo ragazzo passerà», avrebbe detto. Ora è presto per dire che tipo di suocera sarà, se del genere impiccione o del tipo subliminale, ma la storia americana più recente è già disseminata di aneddoti e di piccoli indizi sui quali ragionare, e che ci fanno ipotizzare che la tosta signora di Chicago sarà piuttosto una suocera infiltrante, di quelle che non hanno bisogno di trascinarsi il genero alla riunione condominiale per affermare la propria centralità in famiglia. Di che pasta sia fatta, lo si è capito subito, mentre il genero vittorioso pronunciava il suo discorso alla nazione e lei, dietro le quinte, si augurava pubblicamente che Michelle non volesse spedire le bambine a scuola «anche domani», visto che sarebbero restate alzate fino a tardi. «Ma se vorrà», ha aggiunto, «io sono pronta ad accompagnarle». Come la povera Marysa fa ogni giorno, d’altronde: ai giornalisti dei cinque continenti, la suocera di Sarkozy ha raccontato che tocca a lei andare ogni pomeriggio a prendere il piccolo Aurelien, «perché sua madre è molto impegnata con la promozione del disco e i suoi compiti di prima signora di Francia». E’ a questo punto che a molte donne sono fischiate le orecchie, eccome se sono fischiate. In quel «se vorrà» sospirato dalla signora Marian mentre sua figlia si godeva l'appuntamento con la Storia, c’è giù tutto quel che si deve sapere sul programma di governo della prossima first suocera d’America, ex segretaria di banca che raggiunta l’età pensionabile s’insediò armi e bagagli a casa Obama-Robinson per dare una mano con le bambine. In tutto il mondo le figlie con madre/suocera di tipo infiltrante hanno riconosciuto al volo la soccorrevole stilettata, il segno inequivocabile del conflitto generazionale strisciante, di quel che accade quando la figlia «è molto impegnata fuori casa» e la madre/nonna si sacrifica «per amore dei nipoti», il che non significa piena condivisione delle scelte, ma guinzaglio corto per la mai abbastanza riconoscente figliola. Della signora Marian, casalinga sposata a un operaio comunale, nera e povera in una Chicago ancora segregazionista, capace di tirar su figli modello e di farli studiare nelle migliori scuole d’America, sappiamo che che col tempo s’è un po’ rammollita: quando Michelle tornava a Chicago nelle pause della campagna elettorale, trovava il frigorifero pieno di verdure andate a male, perché nonna non era stata capace d’imporsi sulla dieta di Sasha e Malia. Quel frigorifero dice molto sul potere della suocera embedded di tipo infiltrante, il cui presunto rammollimento senile si rivela spesso più strategico del previsto. Non a caso Mom-in-chief, mamma al comando, è stato uno degli slogan preferiti da Michelle Obama durante tutta la seconda fase della campagna elettorale. Resta da capire di quale mom stesse parlando. da La Stampa

Nessun commento: