domenica 21 dicembre 2008

Benvenuto inverno

Winter/Mucha 1896Il giorno più corto: festa del solstizio d'inverno
PIERO BIANUCCI 21 dicembre, ore 13,02 : solstizio d’inverno. Il Sole raggiunge il punto più basso del suo percorso sotto l’equatore celeste e segna l’inizio della stagione invernale astronomica nell’emisfero boreale proprio quando si appresta a risalire, e l’inizio dell’estate astronomica nell’emisfero australe. Relatività del punto di vista. Per noi è il giorno con meno sole: 8 ore e 55 in una località media d’Italia; il giorno con più sole per chi sta in Brasile o in Australia. Non è vero, dunque, che il 13 dicembre, Santa Lucia, è il giorno con la notte più lunga. E’ vero però che le differenze in questo periodo intorno al solstizio, da Solis statio, fermata del Sole, sono piccole. Il 13 dicembre il Sole è rimasto sull’orizzonte 8 ore e 59 minuti: solo 4 minuti di differenza rispetto al 21 dicembre. Ed è vero che il tramonto più precoce si ha il 13, perché benché la durata complessiva del dì sia minore, l’ora del tramonto più anticipata non coincide con il solstizio invernale: i nostri orologi infatti fanno riferimento al “Sole medio”, un artificio connesso ai fusi orari. Ed è vero infine che Santa Lucia fu il giorno con la notte più lunga fino a quando nel 1582 papa Gregorio XIII riformò il calendario giuliano (introdotto da Giulio Cesare) e cancellò 10 giorni in un solo colpo per rimettere al passo il computo del calendario con i fenomeni astronomici Per un altro artificio dovuto proprio alla riforma gregoriana – quello degli anni bisestili – il giorno del solstizio d’inverno può cadere tra il 20 e il 23 dicembre. Nel 1903 fu l’ultima volta che cadde il 23 dicembre, nel 2080 tornerà al 20 e si alternerà con il 21 fino al 2101. Dal 1904 al 1939 cadeva il 22. Ciò si deve agli aggiustamenti degli anni bisestili che cadono ogni quattro anni, ma non negli anni finale di secolo, a meno che questo anno non sia divisibile per 400, come è accaduto nel 2000. Nel giorno del solstizio d’inverno il Sole culmina al punto più basso sull’orizzonte e percorre l’arco diurno più corto, compresso tra il sud-est e il sud-ovest. Ma in questo periodo, per noi il più freddo, paradossalmente il Sole è più vicino a causa della ellitticità dell’orbita terrestre, e il 4 gennaio si avrà il passaggio della Terra al perielio, a 147.100.000 chilometri, mentre in luglio la distanza Terra-Sole raggiunge i 151 milioni. Che c’entra il tempo meteorologico con questi fenomeni astronomici? Dal punto di vista astronomico, nulla è cambiato né può cambiare, se non nell’arco di tempi geologici. Eppure negli ultimi trent’anni, in tutto il mondo le nevicate sono diventate un fenomeno più raro (non da noi in questo inizio d’inverno!), i ghiacciai arretrano, estati calde si alternano a inverni più miti. E’ l’effetto serra - si dice - causato dall’aumento dell’anidride carbonica immessa nell’atmosfera dalle attività dell’uomo, in particolare con l’enorme uso di combustibili fossili. Ma tra le tante ipotesi per spiegare l’aumento della temperatura globale della Terra - un grado in più nell’ultimo secolo - c’è anche quella della variabilità del Sole su periodi medio-lunghi: la nostra stella starebbe diventando gradualmente più luminosa. Secondo studiosi del Naval Laboratory di Washington e del Max Planck Institut tedesco, il Sole sarebbe responsabile di metà dell’aumento di temperatura della Terra negli ultimi 150 anni. Che il Sole abbia piccole oscillazioni, si sa in modo certo dagli Anni 80, cioè da quando i satelliti artificiali hanno misurato variazioni dello 0,1 per cento durante il ciclo undecennale delle macchie. Al culmine dell’atmosfera, facendo la media dei dati ottenuti con sei satelliti tra il 1978 e il 1998, il Sole ci regala 1366,1 watt per metro quadrato. La variazione periodica è quindi poco più di un watt. Al suolo, la radiazione solare si dimezza per via dell’assorbimento dell’atmosfera. Sembra dunque improbabile che quelle oscillazioni siano percepibili perché scompaiono nel rumore di fondo dovuto a fattori naturali o introdotti dall’uomo. Gli stessi errori strumentali non sono certo inferiori a 0,15 watt. Nonostante queste difficoltà, si cercherà di misurare l’eventuale tendenza del Sole a irradiare più energia: collaborano gli Osservatori di Mauna Loa alle isole Hawaii, di Northridge in California, di Roma in Italia e altri ancora. Penso agli abitanti di pianeti intorno a stelle come Delta Cephei, che ciclicamente raddoppia la sua luminosità ogni 5 giorni. Lì il lavoro degli astronomi è più facile. E chi fabbrica cappotti e costumi da bagno ha la clientela assicurata. Infine una segnalazione: al Planetario Infini.To, sulla collina di Pino Torinese, dalle 20 alle 24 di domenica 21 dicembre, giochi per tutte le età, dai 4 ai 90 anni, e uno speciale spettacolo per spiegare il fenomeno del solstizio invernale sotto la magica cupola del Digistar 3, il più avanzato planetario digitale esistente nel nostro paese. La Stampa

Nessun commento: