sabato 10 gennaio 2009

Rachida e Caroline

Frances/Emilio SalaRachida Dati e Caroline Kennedy
Lo stiletto tacco otto e il ruggito dell'acqua cheta
Se siete donne e avete fatto un cesareo, immaginate che sforzo può essere,
cinque giorni dopo l’intervento, non tanto l’andare al lavoro quanto l’andare al lavoro indossando scarpe a stiletto tacco otto; è nello stiletto la chiave di tutto, dell’ambizioso eroismo post-partum di Rachida Dati. Se vivete sul pianeta terra e quindi conoscete la storia di JFK, potete capire perché un’orfana di presidente assassinato e mitizzato può aspettare fino a cinquant’anni prima di darsi alla politica, dopo aver fatto vita tranquilla e cresciuto tre ragazzi; ma l’aver fatto la mamma a tempo pieno finché voleva è uno dei motivi di astio verso Caroline Kennedy. Rachida D. e Caroline K. sono ai due estremi dello spettro delle maternità possibili. Molto estremi: una è figlia di immigrati marocchini diventata ministro della Giustizia e poi mamma a 43 anni senza dire il nome del padre; l’altra è una rarissima Kennedy che non abbia mai avuto problemi di alcol e droga, non abbia mai commesso stupri, abbia sempre lo stesso marito e abbia tirato su la prole normalmente. Ma tutte e due, ognuna dal suo angolo, stanno sorprendendo. Rachida ha sparigliato da combattente senza scrupoli e senza paura. Ha mollato la neonata e ha messo su una photo opportunity che i media di mezzo mondo non hanno potuto ignorare; rendendo più difficile a Nicolas Sarkozy un rimpasto in cui lei verrebbe fatta fuori causa impegni da mamma. I media di mezzo mondo l’hanno anche attaccata. Molte donne sono intervenute; sostenendo che con la sua bravata ha ridicolizzato le leggi sul congedo di maternità, ha fatto sentire fesse quelle che dopo il parto sono giustamente a pezzi, ha fatto sembrare possibile quello che raramente è fattibile (Dati ha un ricco staff che maltratta; altra storia sarebbe tornare in ufficio subito dopo il parto facendosi, per dire, autobus più metro). Caroline, acqua cheta e poi pezzo pregiato della campagna di Obama, rischia di venire nominata dal governatore di New York nonostante interviste disastrose; viene difesa perché è perbene, perorerebbe buone cause e al Senato c’è già di molto peggio. Molte madri lavoratrici non la amano perché solo una iper-privilegiata può diventare senatore così, dopo aver lavorato quando le andava e allevato i figli senza sensi di colpa, a un’età in cui tante vengono messe da parte. D’altra parte, se nessuna si può identificare in pieno (senatrici ereditiere e ministre madri singole ce n’è poche), molte possono tifare, criticare, discuterne fino a notte fonda (specie se c’è da dare la poppata). E magari concludere che non esiste un Pensiero Unico sulla maternità e mai esisterà (certi diritti dovrebbero essere garantiti, però; e i dibattiti politico-pop non c’entrano niente).
Maria Laura Rodotà 10 gennaio 2009 Corriere della Sera

Nessun commento: